Alberto Caviglia, Alla fine lui muore

Il peso della giovinezza

Duccio Contini, il protagonista di Alla fine lui muore di Alberto Caviglia, pubblicato da Giuntina, è un uomo alle soglie dei trent’anni. Il suo primo libro, Il talismano del ghetto, ha avuto un certo successo e scriverne un altro è diventato per lui una sorta di ossessione. Mentre i suoi genitori precocemente in pensione impazzano sui social e girano il mondo, e le sue sorelle fanno figli, Duccio sprofonda nell’apatia e nella misantropia. Ne esce grazie a una scoperta: può fare a meno del successo e della giovinezza. Non solo si sente ufficialmente vecchio, ma comincia pure a pianificare il suo funerale che dovrà essere una grande festa. Ma qualcosa cambia nuovamente i suoi piani. Qualcosa che rischia di fargli scoprire nuovamente il gusto per la vita. Alla fine lui muore è una lettura in chiave satirica della realtà attuale e dei suoi falsi miti; scritta in tempo di pandemia trasforma in invenzione letteraria il restringimento del mondo che tutti abbiamo vissuto.


Tutta la presunzione di cui mi ero macchiato, improvvisamente venne alla luce come dei pezzi di Gentilini a mollo nel latte. Ero pronto per liberarmi, almeno di quella zavorra. Da quel momento avrei smesso di considerare la vita come un implacabile conto alla rovescia verso l’anonimato e la morte come una scadenza entro la quale mi sarei dannato l’anima per fermarlo.


Alberto Caviglia nasce  a Roma nel 1984. Regista, sceneggiatore, autore satirico, scrittore, esordisce alla regia nel 2015 con Pecore in erba, presentato al Festival di Venezia e al romanzo con Olocaustico, pubblicato da Giuntina.