Silvia Tatti, Esuli
Scrittori e scrittrici dall'antichità a oggi
Partendo dalla constatazione che l’esilio da sempre è presente nella letteratura, Silvia Tatti in Esuli: scrittori e scrittrici dall’antichità a oggi, pubblicato da Carocci, mette sotto osservazione le scritture dell’esilio, individuandone modelli, struttura, lingua. Se nella Bibbia l’esilio rappresenta un segno del disfavore divino, per i greci diventa invece un’esperienza nobilitante. Nella cultura latina si distinguono l’esilio epico-avventuroso raccontato nell’Eneide di Virgilio, l’esilio ciceroniano come esperienza di recupero della propria dignità e l’esilio sofferente di Ovidio che vede nella scrittura una forma di resistenza. Ma è Dante l’esule per eccellenza e la sua Commedia affronta l'esperienza dell’esilio in ogni sua sfaccettatura trasformandolo in ultima istanza una prova esistenziale funzionale al conseguimento della salvezza eterna. Il periodo risorgimentale è ricchissimo di testi di esuli: da Foscolo a Mazzini da Berchet a Tommaseo a Mamiani; gli esuli sono insegnanti, giornalisti, traduttori commentatori di Dante. Uno spazio a sé occupa in questo libro il tema dell’esilio e della scrittura femminile: per le donne non è così automatico riconoscersi in concetti come la patria, la nazione, la tradizione linguistico-letteraria e ognuna delle scrittrici citate (da Cristina di Belgiojoso ad Amelia Rosselli da Vera Modigliani a Ada Negri fino a Jhumpha Lahiri) vive l’esilio a modo suo.
Silvia Tatti insegna Letteratura italiana alla Sapienza – Università di Roma. Si è occupata dei principali autori del panorama letterario soprattutto del Settecento e dell’Ottocento, di rapporti culturali tra Italia e Francia, di esilio, di letteratura teatrale e melodrammatica. Tra le sue pubblicazioni: Le Tempeste della vita. La letteratura degli esuli italiani in Francia nel 1799 (Parigi 1999), L’antico mascherato. Roma antica e moderna nel Settecento: letteratura, melodramma, teatro (Roma 2003), Il Risorgimento dei letterati (Roma 2011), Poeti per musica. I librettisti e la letteratura (Alessandria 2016).Tra esilio e scrittura esiste un nesso fortissimo: gli esuli scrivono nel tentativo di archiviare il trauma e denunciare la propria condizione contro il rischio del silenzio e della cancellazione; essi raccontano la loro storia o scrivono testi letterari, poetici, saggistici per elaborare in qualche modo un’esperienza tragica come quella della perdita di ogni riferimento: famiglia, averi, lingua, identità, appartenenza. Molti esuli non sono scrittori prima di partire, ma lo diventano proprio per raccontare la loro esperienza.