Alessia Denaro, Il castello della felicità
Tra padre e figlio
Nel romanzo per ragazzi, Il castello della felicità, (Salani) Alessia Denaro affronta il tema della felicità, mettendo in scena un padre ottimista all’eccesso e un figlio pessimista all’eccesso: mentre il barone De Feliciis gioisce di tutto e di tutti, Tristano, che ha undici anni, si dispera di ogni cosa. Quando il barone capisce che tutti i suoi sforzi di rallegrare il figlio non ottengono riusultati, convoca nel suo castello una serie di dottori, provocando la fuga di Tristano, deciso a evitare la cura di gelati (lui preferisce le zucchine lesse). Nel paese di Quattrocase il ragazzino conosce prima la quattordicenne Giuliva, impegnata a costruire macchine di nascosto dai suoi che osteggiano la sua inventiva e la sua voglia di studiare e poi Romualdo, il figlio del panettiere, attaccato perché lavora troppo. A Quattrocase sono tutti contro il parco dei divertimenti che Libero, tornato dall’America dopo aver fatto fortuna, vorrebbe inaugurare, e tutti hanno qualche motivo di risentimento nei confronti degli altri. Impegnato in difesa dei suoi nuovi amici, Tristano si dimentica la sua tristezza e riesce finalmente a capire le ragioni del padre.
Alessia Denaro è di Avola, ha studiato all’università a Roma e adesso vive lì con il marito e i loro figli. Ha lavorato come avvocato in uno studio internazionale e siè occupata di finanza in una grande banca Il Castello della felicità è il suo primo romanzo.Il barone De Feliciis III era biondo, alto, elegante e splendidamente in forma. Suo figlio era scuro, piccolo, gracile, e aveva sempre il moccio al naso, vuoi perché aveva pianto o perché non stava bene. Il padre era felice, sempre. Ogni mattina, quando apriva gli occhi di un blu intenso, esordiva con la sua frase preferita: che bella giornata! Oggi ci divertiremo. La frase non cambiava mai, né d’estate, né d’inverno. Il figlio dal canto suo era triste da quando era nato. Appena di svegliava era triste perché era morta la giornata, e di sera era triste perché era morto il giorno.