Tommaso Avati, Il silenzio del mondo
Essere diversi in una famiglia
Il romanzo di Tommaso Avati, Il silenzio del mondo (Neri Pozza), parte da Rosa, una bambina abbandonata dalla madre a pochi mesi di vita e adottata da una coppia di contadini poverissimi per ottenere un sussidio. Rosa è sorda e viene trattata dal padre come una piccola idiota; alla sua morte in guerra, madre e figlia trovano rifugio a Roma in un convento di suore. Igino, un negoziante di articoli religiosi, violenta Rosa e, costretto a sposarla in seguito alla gravidanza di lei, la fa dormire in uno sgabuzzino e le impone una vita da serva. Da questo infelicissimo matrimonio nasce Laura, che perde l’udito intorno ai cinque anni ma, a differenza della madre, ha la possibilità di frequentare un istituto per sordi, di farsi degli amici e di sposare l’uomo che ama. Chiude il cerchio, Francesca, sua figlia, che ha con Laura un rapporto conflittuale, anche perché fa una vita normale e non respinge gli udenti come vorrebbe sua madre, rimasta scottata dai tradimenti subiti dal marito. Un libro che intreccia il tema della maternità con quello dell’essere sordi, dei linguaggi che non sempre veicolano in modo appropriato quello che vogliamo esprimere e della diversità che abbiamo così difficoltà ad accettare anche nelle persone a noi più vicine.
Tommaso Avati si è sempre diviso tra cinema e letteratura. Nel 2014 ha vinto il Montreal World Film Festival per la miglior sceneggiatura per Il ragazzo d’oro. Nel 2020 ha vinto il Nastro d’argento al miglior soggetto per il film Il signor Diavolo. Ha scritto due romanzi, Ogni città ha le sue nuvole (2017) e Quasi tre (2018). Vive a Roma.
Si ringrazia la Casa delle Letterature di Roma che ha ospitato questa intervista.
I sordi sono stati ghettizzati, umiliati, non riconosciuti e, poiché la loro patologia non è stata sempre immediatamente riscontrabile, sono stati spesso trattati come idioti. Francesca capiva le cose che sua madre stava cercando di dirle, ma capiva anche che in quella famiglia qualcosa aveva preso una piega storta, che nel racconto mancava un capitolo e che la linea di dolore, di rancore e di rabbia che si stava perpetuando da generazioni doveva essere interrotta.
Tommaso Avati si è sempre diviso tra cinema e letteratura. Nel 2014 ha vinto il Montreal World Film Festival per la miglior sceneggiatura per Il ragazzo d’oro. Nel 2020 ha vinto il Nastro d’argento al miglior soggetto per il film Il signor Diavolo. Ha scritto due romanzi, Ogni città ha le sue nuvole (2017) e Quasi tre (2018). Vive a Roma.
Si ringrazia la Casa delle Letterature di Roma che ha ospitato questa intervista.