Sandro Frizziero, Il bene che ti voglio
Un sottobosco di pulsioni
Alessio Gorgosalice, assicuratore trentenne, va a trovare sua nonna, che è ricoverata a Villa della Pace, una casa di riposo per anziani. In Il bene che ti voglio (Mondadori), Sandro Frizziero immagina il lungo monologo dell’uomo di fronte all’anziana che si limita a guardarlo, persa nei meandri della demenza senile e lo intervalla con una narrazione in terza persona e vari inserti narrativi che sposano il punto di vista di altri personaggi. Spostandosi avanti e indietro nel tempo Frizziero ricostruisce i momenti principali della vita del suo protagonista: dalla morte per un incidente di macchina dei genitori, al periodo con la nonna, al matrimonio con l’algida Isabella, fissata con il cibo biologico, ai tentativi per avere un figlio e alla gravidanza, fino alla relazione adulterina con la siciliana e morbida Barbara. È tutto molto violento, disturbante, quello che connota il modo di relazionarsi al mondo di Alessio e anche il veneto in cui si muove non è da meno: “nella Landa si rosicchia il rosicchiabile, si copre il copribile”. Come in Sommersione, il romanzo precedente di Frizziero si dà voce a un personaggio da cui il lettore vorrebbe prendere le distanze, ma nella cui miseria non può non riconoscere qualcosa di sé.
Sandro Frizziero è nato a Chioggia nel 1987. Ha esordito nel 2018 con Confessioni di un Neet, edito da Fazi, finalista al premio John Fante 2019. Nel 2020 ha pubblicato Sommersione (Fazi), classificato secondo al premio Campiello. Suoi racconti sono usciti su quotidiani e blog letterari.Delle volte mi immagino come un produttore di pensieri, una macchina che lavora spontaneamente la materia prima delle mie percezioni e restituisce rottami d'infima importanza. Dopotutto siamo entrambi eroi della marginalità, Barbara. Non immagini quanta sporcizia ci sia dentro di noi. Discariche ambulanti di ricordi sordidi e inconfessabili. Io ormai sono addestrato, riesco a sopportare di essere sempre e comunque dalla parte del torto.