Vincenzo Pardini, Vita di Cristo e del suo cane randagio
La fedeltà di Ebaù
In Vita di Cristo e del suo cane randagio, pubblicato da Vallecchi, Vincenzo Pardini dà una sua versione dell'esistenza di Gesù, dalla nascita fino alla resurrezione, restando fedele alla lettera dei Vangeli e insieme introducendo accanto a lui un personaggio inedito: un grande cane bianco che compare nella grotta in cui viene partorito il bambino e resta con lui fino alla fine, salvandogli la vita in diverse circostanze. Un Cristo amante degli animali (oltre che dei poveri, dei malati, dei fanciulli), straordinariamente incisivo nel linguaggio, molto amato e molto detestato. Dai miracoli ai momenti di raccoglimento, dagli incontri fondamentali alla terribile agonia, Pardini racconta la storia che non smette di incidere sulla vita di uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo.
Vincenzo Pardini è nato nel 1950 in un paese della Media Val di Serchio (Lucca). Collabora a La Nazione e alle riviste Nuovi Argomenti e Paragone. Tra i suoi romanzi: Il falco d’oro (Mondadori, 1983); Il racconto della Luna (Mondadori, 1987); Jodo Cartamigli (Mondadori, 1989 da cui è stato tratto il film Il mio West e vincitore del Gandovere Franciacorta e il Corrado Alvaro Rhegium Julii); La mappa delle asce (Theoria, 1990); La congiura delle ombre (Theoria, 1991); Giovale (Bompiani, 1993); Rasoio di guerra (Giunti, 1995); Il mulattiere dell’Apocalisse (Rai-Eri, 1997); Pumillo il gatto dei boschi (Laterza, 1998); Gli animali in guerra (Laterza, 1999); La terza scimmia (Quiritta, 2001, vincitore del premio Pasolini per la narrativa); Lettera a Dio (Pequod, 2004, vincitore del premio internazionale Rocca di Montemurlo); Storia di Alvise e del suo asino biondo (Gaffi, 2004); Tra uomini e lupi (Pequod, 2005, vincitore del Viareggio Repaci). Un suo racconto, Acchiappatassi, si trova nel Meridiano Mondadori dedicato ai classici del Novecento. Per Vallecchi-Firenze nel 2023 ha pubblicato il romanzo Il valico dei briganti.Primi a vederlo furono i pecorai di Betlemme. Era un enorme cane bianco dal pelo assai lungo e folto, le orecchie pendule. Come ogni notte, i pastori stavano di guardia alle greggi. Le pecore, figliato, avevano appresso gli agnelli, i movimenti incerti, le zampe deboli. Sovente, arrivavano i lupi. Spaventati, i cani toccatori fuggivano, e tra le pecore si creava scompiglio: momento in cui i lupi, uccisi i capi, li trascinavano via. Ma quella sera, alla comparsa del gran cane bianco i toccatori, sempre reattivi all'arrivo di intrusi, non dettero alcun segno. Cosa che stupì i pecorai.