Giulia Caminito, Il male che non c'è
L'ossessione di ammalarsi
Loris ha un lavoro precario in una casa editrice; una fidanzata Jo, con cui sta dai tempi della scuola pur avendo poco in comune con lei; due genitori preoccupati per lui che lo aiutano economicamente: ma il dato fondamentale della sua vita è che è dominata dall’ipocondria. È convinto di essere malato e solo quando è dal medico o nella sala di un pronto soccorso respira a pieni polmoni. In Il male che non c’è (Bompiani), Giulia Caminito racconta il rapporto di Loris con il suo dolore fisico che lo spinge a cercare ossessivamente sul web malattie corrispondenti ai suoi sintomi. L’immaginazione di Loris dà vita a una creatura che assume tratti diversi e bizzarri comparendogli davanti nei momenti di crisi: si chiama Catastrofe, è la sua compagna più fedele e lo irride quando prova a liberarsi di lei. C’è stato un periodo felice nella vita di Loris, quando era bambino e si rifugiava all’ombra del nonno Tempesta nella casa in campagna e i ricordi di quei giorni si riaffacciano alla mente del protagonista mentre scivola in una deriva sempre più pericolosa. Un libro che è insieme molto personale e molto rappresentativo di una generazione, quella dei trentenni, minata da una fragilità interiore che l’eccesso di informazioni disponbili in rete non fa che amplificare.
Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Ha esordito con il romanzo La Grande A (Giunti 2016, Premio Bagutta opera prima, Premio Berto e Premio Brancati giovani), seguito nel 2019 da Un giorno verrà (Bompiani, Premio Fiesole Under 40) e da L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani 2021), finalista al premio Strega e vincitore del premio Campiello 2021, tradotto in venti paesi.Non so se lei può capire, dottore, ma io sono certo ci sia qualcosa, ognuno di noi conosce il proprio corpo e lo sente, e poi non c’entrano i valoro comuni del sangue, l’emocromo completo, e non c’entra l’ecografia, il gel freddissimo sulla pelle, io voglio vedere dentro, voglio indagare le anse, i pertugi, i vicoli ciechi del mio intestino, delle mie membrane, dove si annidano i ragni violino, i più cattivi.