A Liana Badr il Mediterranean Poetry Prize 2024

A Liana Badr il Mediterranean Poetry Prize 2024

IV edizione

A Liana Badr il Mediterranean Poetry Prize 2024
Venerdì 6 dicembre, a Roma, presso la Sala del Primaticcio di Palazzo Firenze, si è svolta la Cerimonia di Premiazione della quarta edizione del Mediterranean Poetry Prize

Quest’anno le/i finaliste/i provenivano da sette paesi: Palestina, Cipro, Egitto, Grecia, Albania, Italia e Francia.

La Giuria, composta da Mario Calivà, Presidente del Mediterranean Poetry Prize e dal Comitato Scientifico formato da Camilla Maria Cederna, Simone Sibilio, Giovanni Greco, Alessandra Zambà, Alessandro Pontremoli, Lidia Riviello, Elisa Donzelli e Monica Ruocco, ha assegnato il Mediterranean Poetry Prize 2024 a Liana Badr, scrittrice, poetessa e regista palestinese, che ha partecipato al premio con la poesia dal titolo "Parole che evadono le prigioni della notte”.

La motivazione della Giuria è stata la seguente:

Le parole in fuga dalle prigioni della notte si levano nell’orizzonte mediterraneo per rivendicare il sogno di libertà, l’urgenza di abbattere gli steccati tra esseri umani per edificare una nuova civiltà, il diritto di ognuna e ognuno a vivere con dignità. È un sogno al femminile che congiunge la voce delle cantanti marocchine dei monti dell’Atlas, a quelle delle migranti che salpano sui barconi portando penne e calami, alla voce stessa della poetessa, una palestinese a lungo esule tra la Siria la Tunisia e la Giordania prima di rientrare nella sua terra nel 1994 in seguito agli Accordi di Oslo.  In questo testo metapoetico Liana Badr con verso libero si affida dunque alla parola che abita il corpo, gli abiti, le piccole cose e gli oggetti del quotidiano – il letto, le mensole, le corde del bucato –  così come lo spazio metaforico. Parole multicolore e multiformi in fuga da prigioni simboliche o reali che interrogano la condizione umana e spingono a riflettere sulle disparità e sul privilegio. Cosa saremmo se fossimo altri uomini o altre donne?


La menzione d’onore per la Francia è andata a Nadia Tukiçi, per il Cipro a Viktoros Alexia, per l’Italia a Lucia Triolo, per l’Albania ad Arian Leka, per la Palestina ad Al Sayed Rime, per la Grecia a Dora Kaskali e per l’Egitto a Nabil Ghada. Tra i finalisti figuravano Simona Mancini, Annamaria Ferramosca, e Daniela Maugeri per l'Italia, Aravanitis Alexander N. per la Grecia, Athianitou Natasa e Nicolaou Mary per il Cipro. 

Tra gli ospiti d’onore dell'evento l’attore Giuseppe Cederna, il poeta palestinese Mustafa Qossoqsi, psicoterapeuta e direttore del Servizio Psicologico di Nazareth e Valerio Adriano Rossi, Presidente dell’ISMEO che ha sostenuto la corrente edizione del Mediterranean Poetry Prize.

Hanno partecipato al reading poetico: Muriel Augry, Claudio Damiani, Elisa Donzelli, Ilaria Giovinazzo, Benoît Grean, Vincenzo Mascolo, Catherine Pont-Humbert, Jonida Prifti, Christian Sinicco. 

A breve sarà reso pubblico il bando per la quinta edizione del Mediterranean Poetry Prize. Tutte le informazioni potranno essere reperite su www.mediterraneanpoetry.com.

Ecco una delle due poesie di Liana Badr tradotte da Simone Sibilio: 

Parole che evadono le prigioni della notte 

Ragazze che facevano statuette d’argilla e pioppo 
per case di paglia e pietre.
Donne che cantavano con la compagnia “DJorda”
sulle cime dell’Atlante
salparono sui barconi nell’Oceano
in cerca di chi era in visita alla luna.
Giungevano con le onde di luce e vento 
portando con loro penne e calami.
Tutti
– me compresa – dicevamo: 
Perché eri la poetessa che non sapeva di esserlo ?

Se tiro un filo di lana dal mio abito, cadono a terra sia le lettere deboli che quelle forti.
Mi infilo la mano in tasca, poi la ritiro fuori e le mie dita si imbattono in versi poetici dimenticati.
Le trovo. Le parole sono intorno a me, sopra di me, al lato del letto, sulla mensola del bagno accanto al dentifricio.
Le trovo bianche, rosse, cremisi.
scure, del colore del kohl, o del rossetto e del tatuaggio lillà sulla mano.
Le scorgo di notte accanto alla finestra
e sono gialle, folli, lente e fredde, frettolose e sciocche.
Ma talvolta anche calde come una zuppa in una gelida notte 
o come un cuscino su cui poggiare la schiena in deserti di rime. 
Le trovo ovunque siano 
comunque le trovo. Accanto a un quadro 
o su un muro. 
O nelle tasche di un amico 
avvolte, tenute da fermagli o salde alle corde del bucato

Il tempo si inchina alla poesia 
e adagio si incammina nella scrittura.
Bianca è la neve, scura come il kohl è la notte.
I miei giorni, un tessuto ricamato 
con fili d’oro e seta.
Le mie lettere di pizzo, bucherellate
con amore e riconoscenza. 

La mia vita non è altro che una piccola scacchiera
le cui grandi battaglie, però, 
si disputano altrove.

È una partita a scacchi complicata
che conduco con la visione di un uomo
e l’orgoglio di una donna.

E io, tra loro due, titubo.
Perché agosto mi ha gettato nel mare del torpore per farmi sognare: 
Se fossi un altro uomo o un’altra donna.

Sarei il rifugiato che vende gigli in Europa
o la zingara che vende rose sui marciapiedi?
Sarei forse la melodia che mi monta nel cuore 
e la pace da cui erompe la danza.