Massimo Palermo, Tanto per cambiare
La coazione a variare nella storia dell'italiano
In Tanto per cambiare, La coazione a variare nella storia dell’italiano, pubblicato dal Mulino, Massimo Palermo risale alle origini dell'avversione della prosa italiana per le ripetizioni. C’è una linea teorica che collega la variazione propugnata da Aristotele nel terzo libro della Retorica alle considerazioni di Quintiliano contro la ripetizione, al canone per la lingua italiana stabilito da Pietro Bembo (nell’Umanesimo la varietas viene considerata una qualità necessaria per evitare la sazietà stilistica). Venendo alla lingua moderna, Palermo evidenzia il ragionamento indipendente di Giacomo Leopardi, per il quale a rendere più densa la scrittura è la ricchezza di vocabolario, non la variazione in quanto tale. Pressoché assente da lingue come l’inglese (e all’inizio i nostri traduttori, anche famosi come Elio Vittorini, faticavano a rendersene conto), la coazione a variare persiste nelle aule scolastiche, dove la caccia alle ripetizioni resta una delle pratiche correttorie più messa in opera dai docenti. Il libro si chiude con l’esortazione a una didattica ragionevole, in cui vi sia una giusta dialettica tra ripetizione e variazione.
Massimo Palermo insegna Linguistica italiana nell’Università per Stranieri di Siena. Tra i suoi libri segnaliamo: Grammatica italiana di base (con P. Trifone, Zanichelli, 2020). Con il Mulino ha pubblicato anche Linguistica testuale dell’italiano (2013) e Linguistica italiana (2020). Vive tra Roma e Siena.Il problema è che ai docenti manca una guida sicura per impostare una didattica ragionevole della variazione: è molto più semplice e sbrigativo barrare la ripetizione con la matita rossa e proporne sostituti spesso incongrui e fantasiosi. Peraltro, se avventurarsi nel mare periglioso delle sostituzioni è rischioso per i docenti, non si può pretendere che sia il discente coi suoi strumenti a venirne a capo.