Paolo Rodari, Il mantello di Rut

Una storia d'amore nella Shoah romana

Concepito come una lunga lettera scritta da un prete novantenne ad Aida, che ha salvato nel 1943 dalla deportazione in Germania, Il mantello di Rut di Paolo Rodari (Feltrinelli) è essenzialmente una grande storia d’amore: quello tra Remo, il protagonista e io narrante, e Rachele, la madre di Aida. Rodari immagina che Remo ricostruisca per Aida, ormai adulta, la propria storia e quella dell’incontro tra lui e Rachele nella Roma occupata dai nazisti. Remo, nato ad Albano nel 1914, resta presto orfano di padre e non ha altra scelta che entrare in seminario: la madre non ce la fa a sfamare tutta la famiglia. Nel 1942 diventa sacerdote e, proprio quando gli sembra di aver chiarito tutti i dubbi che aveva sulla propria fede in Dio e sulla propria vocazione, incontra Rachele, una giovane vedova ebrea con una figlia. Tra loro si sviluppa una grande attrazione reciproca e Remo va a parlare con il suo superiore, Padre Sean, perché vorrebbe lasciare la Chiesa e formare con lei una famiglia. Ma la Storia li divide: la condizione degli ebrei si fa sempre più critica, fino al terribile 16 ottobre 1943, quando gli ebrei romani vengono deportati in massa. Rachele riesce a sfuggire alla retata, ma sa di essere in grave pericolo e affida Aida a Remo perché la nasconda in chiesa tra le orfane allevate dalle suore. Il libro si chiude con la lettera che Rachele lascia a sua figlia quando, scovata dai nazisti, capisce che non la rivedrà più:

Ti prego, se cadi rialzati, e ritorna sempre a ciò che il tuo cuore desidera. È da lì che devi ricominciare ogni volta, ancora e ancora. Fai attenzione, mia adorata, perché ci sarà sempre qualcuno che pretenderà di sapere cosa è giusto o sbagliato per te, che proverà a indirizzarti. Ma tu tieni sempre a mente quanto sto per dirti: quella è la sua strada, non la tua. Fosse anche una persona importante, fosse anche un punto di riferimento, nessuno può decidere al posto tuo quale percorso devi intraprendere, chi e che cosa devi essere.


Paolo Rodari (Milano, 1973) è giornalista e scrittore. Dopo la laurea in Scienze Politiche presso l’Università Cattolica di Milano si è trasferito a Roma, dove ha ottenuto la licenza in Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha lavorato a “il Riformista” e “Il Foglio”, ed è stato per nove anni inviato e vaticanista a “la Repubblica”. Dal 2023 fa parte della redazione Cultura della Radiotelevisione della Svizzera Italiana (RSI) e collabora con “il manifesto”. È autore di numerosi saggi.