Francesco Casolo, Il truffatore
In mezzo ai ricchi
Ho rubato troppi soldi per essere un ladro: così risponde Fabio Montari, il protagonista di Il truffatore di Francesco Casolo (Feltrinelli) alla madre che si rammarica di avere un figlio ladro. È un libro ricco di paradossi, Il truffatore: Fabio, studente mediocre, diventa un private banker di successo grazie al suo saperci fare con la gente, molto apprezzato dalla sua capa tedesca Sybille, e da un giorno all’altro. invece di investire i soldi dei suoi clienti milionari, comincia a rubarli. Se Fabio si limitasse a derubare gente che lo tratta con indifferenza sarebbe tutto normale, ma al centro della narrazione di Casolo c’è il rapporto tra il protagonista e Angelo Catuzzi, che è sì ricchissimo, ma è stato duramente colpito dalla vita e si affeziona al giovane, rivedendo in lui il figlio perso per un tragico incidente. Tradire gli affetti, acquistare beni che neppure si usano: avrà un senso questa corsa all’arricchimento contro ogni regola? Raccontando di Fabio e delle sue truffe, Casolo racconta della mancanza di direzione del mondo che ci circonda.
Francesco Casolo è scrittore, sceneggiatore e docente. Insieme al profugo afghano Alì Ehsani ha scritto Stanotte guardiamo le stelle (2016, tradotto anche in Francia da Belfond) e I ragazzi hanno grandi sogni (2018), entrambi per Feltrinelli. Da questa storia ha tratto anche la sceneggiatura del cortometraggio Baradar, finalista ai David di Donatello. Nel 2022 ha pubblicato La salita dei giganti (Feltrinelli). Dal 2006 è docente di Storia del cinema presso l’Istituto Europeo di Design (IED). Il suo ultimo romanzo è Il truffatore (2025, Feltrinelli)Negli ultimi venti mesi aveva accumulato quattro immobili e terreni per un valore di un milione e settecentomila euro. Un capannone in una frazione a venti chilometri da casa, dove nascondere quello che rubava. Tre terreni agricoli, che chissà perché ma li aveva presi. Dieci bottiglie di vino, ognuna delle quali valeva da sola un bilocale in centro. Tredici fra auto e moto, tra le quali una Ferrari Modena, tre Maserati d'epoca e una Lotus Emira. Centosette opere d'arte, non le aveva scelte lui, ci aveva pensato Carolina, per un valore totale di tre milioni di euro. Diversi diamanti, qualche orologio. E poi, al porto di Lavagna, un Sunseeker 46: l'aveva comprato senza nemmeno avere la patente nautica. Ci avrebbe pensato dopo.