Vanni Santoni, Il detective sonnambulo
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Martino vive a Parigi fingendo di studiare e mantenendosi con lezioni private; incontra Johanna e resta folgorato da questa bellissima ragazza con i capelli rossi che non si presenta agli appuntamenti. Il romanzo di Vanni Santoni, Il detective sonnambulo, pubblicato da Mondadori comincia come una storia d’amore travagliata e poi diventa una pazza scorribanda tra Parigi, Davos, Berlino, Venezia, con una puntatina in Cile. Quando Johanna, dopo una breve convivenza con Martino, scompare, lui la cerca ovunque. I destini di Martino s’incrociano con quelli di Tanya, alla ricerca di Manfredi Contini della Torre, un giovane che ha fatto una grossa elargizione al suo gruppo anarchico e poi è sparito. Il biondo e bellissimo Manfredi è ora il compagno di Johanna: divenuto ricchissimo con le criptovalute ha una fondazione e sta cerca i modi giusti per spendere i suoi soldi. Martino e Tanya vengono coinvolti nel progetto di uno Schloss vicino Berlino che unisce artisti e sviluppatori: lui dovrebbe occuparsi della parte cinematografica, lei dei finanziamenti a gruppi eversivi, mentre Johanna cura istallazioni artistiche. Il problema è che Manfredi, oltre che molto prodigo e logorroico, è ondivago e inaffidabile. Dopo una puntata a Venezia con tanto di ballo in maschera, le cose precipitano. Un romanzo che con ironia e disincanto esplora le tentazioni dei super ricchi e le ambizioni dei nuovi poveri in un incrocio potenzialmente esplosivo.
Vanni Santoni (1978) ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli, 2008), Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza, 2011), Muro di casse (Laterza, 2015), La stanza profonda (Laterza, 2017, nella dozzina finalista del premio Strega). Per Mondadori è autore del ciclo di Terra ignota (2013-2017), dei Fratelli Michelangelo (2019), della Verità su tutto (2022, premio Viareggio selezione della giuria), di Dilaga ovunque (Laterza, 2023), premio Selezione Campiello. Scrive sul “Corriere della Sera”, “Linus” e “Internazionale”.Mi ero innamorato di lei perché era così bella? Perché era così contraddittoria? Perché corrispondeva a un’idea che mi ero fatto della città, del mondo fuori dalla provincia in cui ero cresciuto? Perché mi aveva teso la mano in un momento difficile? O forse mi ero innamorato di lei perché rappresentava l’accesso a una realtà ulteriore, più intensa e imprevedibile e avventurosa? Oh, se a quei tempi avessi saputo quanto sarebbe stato vero...