Moby Dick a fumetti

Il gioiello del "poeta del mare" Franco Caprioli

Moby Dick la balena bianca, disegnato dal maestro Franco Caprioli su sceneggiatura di Massimo Liorni, è una celebre trasposizione a fumetti di Moby Dick di Herman Melville, pubblicata per la prima volta nel 1975 su “I quaderni del fumetto”. Oggi questo mirabile lavoro di Caprioli viene riproposto da Edizioni NPE all'interno di una collana interamente a lui dedicata e in una ricca edizione che comprende, oltre a un interessante e appassionato apparato critico di Gianni Brunoro, 17 illustrazioni eseguite dall’artista nel 1951 per la riduzione per ragazzi Il mostro bianco, edito da Mondadori, e 12 tavole della riduzione illustrata dell’opera realizzate da Caprioli per la rivista inglese Ranger nel 1966.

Cosa potrà mai succedere quando un artista, detto per antonomasia “il fumettista del mare”, viene posto di fronte a un libro che sia a sua volta per antonomasia “il classico del mare”? Se non immedesimarvisi totalmente, trovandola un’opera in estrema sintonia con le proprie intime e convinte propensioni espressive, con il proprio operato artistico più frequente, e soprattutto coi propri princìpi estetici – Gianni Brunoro, dalla prefazione al volume


Caprioli, oltre dunque ad essere avvantaggiato da una profonda fascinazione e un’esperienza di lunga data delle raffigurazioni marinaresche (aveva realizzato in ambito letterario anche l’adattamento a fumetti de L’isola misteriosa di Verne), realizza Moby Dick la balena bianca nel pieno della sua maturità artistica, utilizzando e applicando magistralmente - e per primo nella storia del fumetto - la tecnica pittorica del “pointilisme” (in italiano “puntinismo”), che consiste nel creare le ombreggiature attraverso l’uso di veri e propri puntini, più o meno fitti a seconda dell’intensità dell’ombra. Una pietra miliare insomma, non solo imprescindibile per gli amanti del fumetto, ma anche per chi vuole scoprire questo grande classico della letteratura mondiale attraverso uno strumento di narrazione - il fumetto - completamente diverso ma non per questo meno ricco di suggestioni e potenza espressiva. 

Per gentile concessione di Edizioni NPE pubblichiamo in anteprima in questa fotogallery alcune tavole tratte dal volume Moby Dick la balena bianca.


Franco Caprioli (Mompeo, 1912 – Roma, 1974) è fin da giovane uno scrupoloso realizzatore di storie a fumetti ambientate in luoghi esotici e in vari periodi storici, segnalandosi come grande maestro dell’Arte sequenziale. Collaborò a varie testate, debuttando però sulle pagine del settimanale Il Vittorioso fino al 1964, passando poi a illustrare a fumetti notevoli trasposizioni di classici per Il Giornalino. Dotato di uno stile grafico dal tratto pulito, lineare, minuzioso e da ombreggiature a fitti puntini, egli acquisì presso i lettori la nomea di «poeta del mare», grazie alla frequente ambientazione di molte delle sue storie. Però la sua è una personalità figurativamente colta, testimoniata dalle molte decine di immagini che contrappuntano la ponderosa opera scientifico-divulgativa Viaggio attraverso la preistoria, tanto rigorosamente documentarie quanto esteticamente fascinose; o lo scrupoloso saggio tutto suo La storia della navigazione. Sue opere sono pubblicate anche in Gran Bretagna, Francia e Germania.

Herman Melville nasce a New York il 1º agosto 1819. Di ascendenza olandese per parte materna e bostoniana e calvinista per parte paterna, deve interrompere gli studi a causa del fallimento e della morte del padre. Terzo di otto figli, dopo vani tentativi di trovare un lavoro stabile, attraversa per la prima volta l’Atlantico come mozzo sulla nave Highlander diretta a Liverpool: il primo di una lunga serie di viaggi. Nel 1841, dopo aver peregrinato all’Ovest e al Sud, fa vela per il Pacifico sulla baleniera Acushnet: disertore, dopo più di un anno, alle isole Marchesi, vive per quattro mesi tra i Taipi, per ritornare, a New York. Il suo primo romanzo, Taipi (1846), traccia la mappa dell’illusorio paradiso terrestre di quella prima esperienza del mondo selvaggio. Incoraggiato a proseguire la narrazione delle sue avventure, scrive Omoo (1847) e altri libri di tema marinaresco. Nel 1851 esce Moby Dick, il suo capolavoro. Pierre o delle ambiguità (1852), romanzo di vita contemporanea, viene accolto molto male e a 33 anni la sua carriera letteraria si arresta. Nel 1866 trova un posto alle dogane di New York, dove resta fino al 1885. Scrive quasi nell’anonimato: Racconti della veranda (1856), Bartleby lo scrivano e Benito Cereno. L’uomo di fiducia (1857) è l’ultimo romanzo della grande stagione melvilliana. La sua ultima opera è Billy Budd. Muore a New York il 28 settembre 1891.