Salambò di Flaubert nelle storiche illustrazioni di Lagneau

Un omaggio all'artista Art-déco

Salambò, celebre romanzo epico di Gustave Flaubert, è stato pubblicato da L’Ippocampo in un’edizione di pregio illustrata da Suzanne-Raphaële Lagneau (1890-1985). Il volume comprende infatti le 76 magnifiche illustrazioni dall’esuberante stile art-déco realizzate dall’artista francese nel 1928, prima donna a raccontare per immagini un romanzo che non a caso vanta innumerevoli adattamenti visivi di varia natura, già precedentemente illustrato più volte – tanto fu fin da subito d’ispirazione per la trasposizione in immagini – da artisti quali François-Louis Schmied e Georges-Antoine Rochegrosse.
E questo, ironia della sorte, nonostante Flaubert in verità detestasse fermamente l'idea che le sue opere potessero essere illustrate, tanto che affermò "Una donna scritta ci fa sognare mille donne", intendendo che l'illustrazione invece le imporrebbe uno e un solo volto, e tanto che in una lettera del 1862 arrivò a scrivere addirittura "Mai, finché vivrò, verrò illustrato!". Tuttavia alla luce del mirabile lavoro di Suzanne-Raphaële Lagneau, che oltre ad essere appassionata di arte orientale si recò in più occasioni proprio in Tunisia, viene naturale chiedersi se l'autore avrebbe invece apprezzato questo adattamento in immagini della sua eroina e della sua storia.

Con un abile gioco di colori e di forme, l'artista riesce a suggerire un'apparente semplicità e una delicatezza che denotano una formidabile maestria. Il risultato è che i contorni sono netti, spessi, le posture teatrali e le gamme di colore allo stesso tempo varie e schiette. Gli sfumati sono rari, pressoché assenti: si prediligono le distese uniformi di colore, che danno all'insieme un carattere avanguardista, anticipando le future scelte grafiche degli illustratori di fumetti. - Dalla postfazione al volume, di Thierry Fraysse

Il romanzo, pubblicato per la prima volta da Flaubert nel 1862 e qui nella traduzione dal francese di Elina Klersy Imberciadori, racconta la rivolta dei mercenari nel III secolo d.C. contro la città di Cartagine (le cui rovine si trovano in Tunisia) che li aveva assoldati durante la prima guerra punica. A dare il titolo al libro e a fare da perno all’evoluzione della storia è Salambò, giovane figlia del generale cartaginese Amilcare Barca, che al contrario del padre è un personaggio inventato dalla fantasia di Flaubert, che ne fa oggetto d’amore del capo dei rivoltosi, l’intraprendente Matho.

Armato della potenza delle parole, della loro precisione acuminata, di una mirabolante ricchezza di vocabolario e di una solida erudizione, galvanizzato da un’energia instancabile e da un’immaginazione allo stesso tempo indebitata verso la Storia ma libera dai suoi vincoli, Flaubert riesce a far irrompere nel suo racconto la forza del reale. Lo sfondo della trama, la guerra dei mercenari, invade tutto lo spazio del romanzo (con effetto cinematografico) e lo eleva alle sue vette. Irresistibile vittoria dello stile – Dall’introduzione al volume, di Daniel Rondeau dell’Académie Francaise




Per gentile concessione dell’editore L’Ippocampo pubblichiamo in anteprima per Rai Cultura alcune illustrazioni interne al volume.


Gustave Flaubert nasce a Rouen il 12 dicembre 1821. Secondogenito dei tre figli del chirurgo primario di Rouen, mostra subito talento per la scrittura. Nel 1836 conosce Élisa Foucault, una donna sposata che è oggetto della passione della sua vita, ispirandogli uno dei suoi romanzi più famosi, L’educazione sentimentale. Iscrittosi nel 1840 alla facoltà di legge dell'Università di Parigi, Flaubert ne segue i corsi svogliatamente. Colpito da una malattia nervosa, ritorna a Rouen. Dopo la morte del padre e della sorella (1846), si stabilisce con la madre e la nipote nella casa di campagna di Croisset, sua dimora definitiva salvo i soggiorni invernali a Parigi e rari viaggi all’estero. Nel 1846 conosce la scrittrice Louise Colet; la relazione, dopo una iniziale passione, continua con incontri saltuari e una corrispondenza che dura fino al 1855. Negli anni compresi fra il 1849 e il 1851 viaggia, insieme all’amico Maxime du Camp, in Medio Oriente, Grecia e Italia, e scrive molto di quei viaggi. Nel 1857 il suo romanzo Madame Bovary viene incriminato: i capi d'accusa sono oltraggio alla morale e alla religione. Il processo si conclude con l’assoluzione dello scrittore. Nel 1875, per salvare dal fallimento il marito della nipote, vende ogni sua proprietà. Negli ultimi anni accetta una modesta pensione governativa. Muore a Croisset l’8 maggio 1880.

Suzanne-Raphaële Lagneau (1890-1985), nasce a Parigi, figlia d’arte di madre musicista e padre scultore. Sin dalla più tenera età mostra grande talento per il disegno, inclinazione fortemente sostenuta dal padre; entra all’Ecole des Beaux-Arts e il suo atelier era l’unico in cui, a quell’epoca, era permesso l’ingresso alle donne. Il suo stile è definito “orientalista”, dominato da una grande attenzione ai decori sfarzosi e soggetti provenienti dal Medio Oriente e dell’India. È nota per aver illustrato una serie di racconti della tradizione araba e libri di Kipling, La Fontaine e Flaubert.