Mario Brunello
La mia vita al violoncello
Io ho molta ammirazione per i giovani. Il fatto di essere musicista e di avere molti studenti mi ha fatto provare questa sensazione: che i giovani possano trainare tutto quanto, che siano loro in realtà a mandare avanti il mondo.
Chi l’ha detto che il violoncello sia uno strumento tranquillo? Certamente non Mario Brunello, virtuoso noto in tutto il mondo, che ripercorre le origini e la storia di questo strumento indicandone le immense possibilità di utilizzo e sviluppo.
Il violoncello è uno strumento che ha una tessitura ampissima, può fare da solo un’orchestra, nel senso che un gruppo di violoncelli può suonare tutte le parti destinate a tutti gli strumenti di un’orchestra, cosa che per esempio il violino non può fare.
Di più. Si adatta benissimo al jazz, al pop e - come ha dimostrato il giovane duo serbo-croato di violoncellisti, Sulic & Hauser - può anche ottenere un successo planetario attraverso la rielaborazione di una hit come Smooth Criminal di Michael Jackson.
La musica catalogata come nei negozi di dischi mi ha sempre dato un certo disagio. La musica è una lingua, con tutti i suoi dialetti. Che sia ritmica, melodica, intensa, classica o leggera, l’importante è che sia Musica con la M maiuscola.
Di qui le collaborazioni di Brunello con Vinicio Capossela o Teho Teardo, esperienze aperte alle contaminazioni tra i generi e alla sperimentazione di nuove sonorità prese in prestito da altri strumenti come il duduk armeno.
Sperimentare significa cercare suoni che non appartengono al proprio linguaggio, cercare parole nuove. Significa esibirsi all’occorrenza in spazi non destinati alla musica oppure adottare gli stessi metodi di studio e lavoro dello strumento solista con i giovani membri dell’Orchestra ad archi italiana. E significa anche aprire alle nuove tecnologie, ai violoncelli elettronici che consentono suoni impossibili da trovare negli strumenti classici, suoni che avrebbero certamente interessato anche compositori curiosi come Šostakovič.