Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi
Una storia sonora d'Italia
La Discoteca di Stato, ora Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, venne istituita nel 1928 sulla base del primo fondo italiano di documentazione sonora che fin dal 1924 (su iniziativa di Rodolfo De Angelis, personaggio inserito nell'ambiente culturale futurista, soprattutto teatrale, autore e interprete di famosissime canzonette) raccoglieva le testimonianze orali dei protagonisti della Grande Guerra.
Nel 1939 le venne riconosciuta la funzione di archivio sonoro nazionale. Dopo il trasferimento, nel secondo dopoguerra, presso la sede attuale a Palazzo Mattei di Giove a Roma, venne istituito l'Archivio etnico linguistico-musicale.
Nel 1975 la Discoteca è passata alle dipendenze del Ministero della Cultura, con il compito di acquisire, documentare, conservare e divulgare il patrimonio sonoro nazionale e le fonti orali della storia italiana, nonché i documenti sonori di produzione internazionale di particolare interesse.
Il patrimonio, incrementato grazie al deposito legale, comprende oltre 450.000 supporti tra rulli di cera, dischi, nastri, CD e video.
La Collezione degli strumenti di riproduzione del suono raccoglie, oltre a grammofoni e fonografi, materiale fotografico, locandine e documentazione sull'industria fonografica degli anni Trenta, fonografi, grammofoni e strumenti di lavorazione del suono tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento.
La biblioteca possiede circa 13.000 volumi, un centinaio di periodici di cui 50 correnti, cataloghi di case discografiche italiane e straniere dal 1930 ad oggi, repertori internazionali multimediali di musica, danza e teatro.
Dice il direttore dell’Istituto Antonello De Berardinis:
Nel 1939 le venne riconosciuta la funzione di archivio sonoro nazionale. Dopo il trasferimento, nel secondo dopoguerra, presso la sede attuale a Palazzo Mattei di Giove a Roma, venne istituito l'Archivio etnico linguistico-musicale.
Nel 1975 la Discoteca è passata alle dipendenze del Ministero della Cultura, con il compito di acquisire, documentare, conservare e divulgare il patrimonio sonoro nazionale e le fonti orali della storia italiana, nonché i documenti sonori di produzione internazionale di particolare interesse.
Il patrimonio, incrementato grazie al deposito legale, comprende oltre 450.000 supporti tra rulli di cera, dischi, nastri, CD e video.
La Collezione degli strumenti di riproduzione del suono raccoglie, oltre a grammofoni e fonografi, materiale fotografico, locandine e documentazione sull'industria fonografica degli anni Trenta, fonografi, grammofoni e strumenti di lavorazione del suono tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento.
La biblioteca possiede circa 13.000 volumi, un centinaio di periodici di cui 50 correnti, cataloghi di case discografiche italiane e straniere dal 1930 ad oggi, repertori internazionali multimediali di musica, danza e teatro.
Dice il direttore dell’Istituto Antonello De Berardinis:
La registrazione sonora consente di percepire una dimensione diversa: quella dell’oralità… Grazie alle possibilità messe in campo dalla tecnologia già a partire dalla fine dell’Ottocento, siamo in grado di trasmettere alle future generazioni anche la dimensione orale della cultura. E proprio questi due aspetti - la cultura del libro e la cultura dell’oralità - trovano nell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi la loro sintesi massima.