Giuseppe Verdi: la vita, le opere, il Risorgimento
Paolo Mieli racconta il grande compositore tra musica e storia
Il documentario proposto racconta Giuseppe Verdi, facendo tappa nei luoghi che più ne segnarono la vita e la musica: la casa di Busseto, la villa di Sant'Agata, i grandi teatri italiani, e poi Londra, Parigi, fino alla stanza del Grand Hotel et de Milan dove si spense all'alba di un nuovo secolo.
Nella Roma scossa dall’ondata rivoluzionaria, il 27 gennaio 1849, va in scena La battaglia di Legnano: il pubblico l’accoglie con entusiasmo. La storia della Milano del 1176, minacciata dalle truppe di Federico Barbarossa, riecheggia la realtà contemporanea e tutti sperano in una nuova sconfitta dello straniero oppressore.
Negli anni successivi, la produzione musicale del maestro continua con la grande trilogia popolare: Rigoletto, Trovatore e Traviata. Opere che consolidano il suo successo internazionale e lo impongono come il più celebre musicista del suo tempo.
Nel 1855, con i Vespri siciliani, Verdi torna a una storia di popoli oppressi, che si sovrappone al presente di un’Italia ancora schiacciata dalle dominazioni straniere. Gli italiani, sui muri delle case, scrivono: "Viva Verdi!" Non è solo un plauso all’artista, ma anche un acronimo: "Viva Vittorio Emanuele re d’Italia".
Quando l’unità d’Italia sta per compiersi, Cavour, grande regista del processo di unificazione, propone a Verdi di diventare deputato del primo parlamento nazionale. Lo statista sa che l’arte del governo si nutre anche di simboli e Giuseppe Verdi è un emblema per tutti gli italiani. Verdi accetta.
In quegli anni, il grande compositore vive nella tenuta di Sant’Agata, nella provincia di Piacenza, con la seconda moglie, Giuseppina Strepponi, un’ex cantante, musa e ispiratrice del suo lavoro.
A Parigi, nel 1862, Verdi incontra il giovane scapigliato Arrigo Boito, poeta e musicista, impegnato nella ricerca di un’arte nuova, più vicina al vero. I due artisti iniziano a collaborare per l’Inno alle nazioni, scritto in occasione della Grande Esposizione di Londra, dello stesso anno. Il rapporto professionale si trasforma in amicizia e Boito è spesso ospite della villa di Sant’Agata. Il Maestro è ormai libero da preoccupazioni economiche e gli impegni di lavoro si diradano, ma è proprio in questo periodo che elabora i suoi ultimi capolavori: Don Carlos e Aida, quest’ultima scritta per celebrare l’apertura del Canale di Suez del 1869. Aida va in scena prima al Cairo e poi alla Scala di Milano. È l’8 febbraio del 1872 e Verdi ha quasi sessant’anni. In molti pensano che sia l’ultima opera del Maestro, invece, quindici anni più tardi, la collaborazione con Boito produce un nuovo dramma lirico, Otello, in scena alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. Dopo la trasposizione della tragedia shakespeariana, il poeta scapigliato incalza Verdi per continuare a lavorare insieme. Il maestro è esitante, si sente vecchio, stanco. Ma, alla fine, ritrova l’entusiasmo, per un’ultima opera: Falstaff.
La commedia lirica debutta trionfalmente alla Scala nel 1893. La famiglia reale, l’aristocrazia, e i maggiori musicisti dell’epoca sono presenti a decretarne il successo. Verdi trascorre gli ultimi anni della sua vita tra la Villa di Sant’Agata e Milano, dove muore il 27 gennaio del 1901. Alle esequie di stato partecipano migliaia di persone e un coro di cantanti intona il Va, pensiero.
Nel 1839, Giuseppe Verdi conosce a Milano l’impresario Bartolomeo Merelli, che gli commissiona le prime opere e gli fornisce il libretto di Temistocle Solera per il Nabucco. In scena alla Scala di Milano, nel 1842, sarà il primo grande successo verdiano. Gli italiani s’immedesimano nella storia del popolo ebreo oppresso e in fuga. Il pubblico ne coglie il messaggio politico e il coro del Nabucco viene cantato nelle strade come inno di protesta contro il dominatore straniero.Come Alessandro Manzoni fu per la letteratura, così Giuseppe Verdi fu nella musica il protagonista del Risorgimento italiano e del ‘facimento’ della storia d’Italia
Paolo Mieli
Nella Roma scossa dall’ondata rivoluzionaria, il 27 gennaio 1849, va in scena La battaglia di Legnano: il pubblico l’accoglie con entusiasmo. La storia della Milano del 1176, minacciata dalle truppe di Federico Barbarossa, riecheggia la realtà contemporanea e tutti sperano in una nuova sconfitta dello straniero oppressore.
Negli anni successivi, la produzione musicale del maestro continua con la grande trilogia popolare: Rigoletto, Trovatore e Traviata. Opere che consolidano il suo successo internazionale e lo impongono come il più celebre musicista del suo tempo.
Nel 1855, con i Vespri siciliani, Verdi torna a una storia di popoli oppressi, che si sovrappone al presente di un’Italia ancora schiacciata dalle dominazioni straniere. Gli italiani, sui muri delle case, scrivono: "Viva Verdi!" Non è solo un plauso all’artista, ma anche un acronimo: "Viva Vittorio Emanuele re d’Italia".
Quando l’unità d’Italia sta per compiersi, Cavour, grande regista del processo di unificazione, propone a Verdi di diventare deputato del primo parlamento nazionale. Lo statista sa che l’arte del governo si nutre anche di simboli e Giuseppe Verdi è un emblema per tutti gli italiani. Verdi accetta.
In quegli anni, il grande compositore vive nella tenuta di Sant’Agata, nella provincia di Piacenza, con la seconda moglie, Giuseppina Strepponi, un’ex cantante, musa e ispiratrice del suo lavoro.
A Parigi, nel 1862, Verdi incontra il giovane scapigliato Arrigo Boito, poeta e musicista, impegnato nella ricerca di un’arte nuova, più vicina al vero. I due artisti iniziano a collaborare per l’Inno alle nazioni, scritto in occasione della Grande Esposizione di Londra, dello stesso anno. Il rapporto professionale si trasforma in amicizia e Boito è spesso ospite della villa di Sant’Agata. Il Maestro è ormai libero da preoccupazioni economiche e gli impegni di lavoro si diradano, ma è proprio in questo periodo che elabora i suoi ultimi capolavori: Don Carlos e Aida, quest’ultima scritta per celebrare l’apertura del Canale di Suez del 1869. Aida va in scena prima al Cairo e poi alla Scala di Milano. È l’8 febbraio del 1872 e Verdi ha quasi sessant’anni. In molti pensano che sia l’ultima opera del Maestro, invece, quindici anni più tardi, la collaborazione con Boito produce un nuovo dramma lirico, Otello, in scena alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. Dopo la trasposizione della tragedia shakespeariana, il poeta scapigliato incalza Verdi per continuare a lavorare insieme. Il maestro è esitante, si sente vecchio, stanco. Ma, alla fine, ritrova l’entusiasmo, per un’ultima opera: Falstaff.
La commedia lirica debutta trionfalmente alla Scala nel 1893. La famiglia reale, l’aristocrazia, e i maggiori musicisti dell’epoca sono presenti a decretarne il successo. Verdi trascorre gli ultimi anni della sua vita tra la Villa di Sant’Agata e Milano, dove muore il 27 gennaio del 1901. Alle esequie di stato partecipano migliaia di persone e un coro di cantanti intona il Va, pensiero.