Jurij Dmitriev

Storico russo e attivista

Jurij Dmitriev è uno storico russo, direttore della sezione regionale della Carelia di Memorial, ONG russa sorta negli anni della perestrojka con l’obiettivo di preservare la memoria delle vittime delle repressioni sovietiche. Negli anni, Memorial è diventata la principale ONG russa in tema di memoria storica e monitoraggio del rispetto dei diritti umani, oltre che il più importante centro di ricerca sulle repressioni sovietiche.

Dmitriev ha lavorato con Memorial sin dagli anni Novanta, allorché, da assistente del parlamentare Ivan Čuchin, ha iniziato a lavorare negli archivi dell’NKVD su mandato dello stesso Čuchin per compilare i “libri della memoria”, antologie contenenti migliaia di nomi e biografie di vittime dello stalinismo in Carelia. Oltre a riportare alla luce decine di migliaia di nomi grazie al suo lavoro di assistente di Čuchin, Dmitriev ha iniziato a occuparsi sin dai primi anni Novanta della ricerca dei luoghi di sepoltura delle vittime. Grazie al suo lavoro, e al lavoro di altri attivisti, sono stati trovati due tra i più importanti luoghi di sepoltura di massa mai scoperti in Russia, la radura boschiva di Sandormoch (scoperta nel 1997 assieme a Venjamin Jofe e Irina Flige) e Krasnyj Bor (sito rinvenuto sempre nel 1997 assieme a Ivan e Sergej Čugunkov). 

Da allora l’attività di Dmitriev si è sdoppiata: oltre a proseguire le ricerche, incentrate primariamente sulle vittime di Sandormoch e Krasnyj Bor (grazie al lavoro di Dmitriev e di altri storici di Memorial, sono gli unici siti di fucilazione di massa di cui si sappiano tutti i nomi delle vittime), Dmitriev è diventato uno degli attivisti di memoria più importanti della Russia, grazie soprattutto alle celebrazioni memoriali tenutesi a Sandormoch ogni 5 agosto. Questo suo ruolo lo ha reso inviso alle autorità, che hanno iniziato a disertare le celebrazioni.

A partire dal 2014, quando Dmitriev ha pubblicamente denunciato l’occupazione della Crimea da parte della Russia alla presenza di funzionari locali, egli è stato sottoposto a pressioni crescenti. Nel dicembre 2016 è stato arrestato con accuse di pedofilia: iniziava così il “caso Dmitriev”, il più clamoroso caso di persecuzione nei confronti di un attivista nella Russia putiniana. Si tratta di un caso fabbricato ad arte per colpire l’attivista e metterlo da parte mentre lo Stato cerca di cambiare la storia di Sandormoch, sostenendo una tesi inverosimile secondo la quale nella radura boschiva si trovano anche i resti dei soldati dell’armata russa uccisi dai finlandesi durante la Guerra di continuazione (1941-1942), tesi smentita dai documenti. 

Dmitriev è stato sottoposto a tre processi, tutti segnati da violazioni gravi del diritto di difesa, che hanno portato alla sua condanna a 15 anni di colonia penale, nonostante tutte le perizie indipendenti avessero smentito le tesi dell’accusa. Lungo tutti gli anni del processo e della sua esperienza detentiva, Dmitriev, divenuto un’icona di eroismo civico nei confronti del regime putiniano, ha utilizzato la visibilità acquisita per far luce sulle distorsioni della memoria delle vittime delle repressioni sovietiche in Russia e sul suo lavoro di ricerca: durante la detenzione ha completato due volumi di materiali biografici sulle vittime di Sandormoch, e ora che si trova in una colonia penale in Mordovia, vessato continuamente dai direttori dell’istituto, sta lavorando a un nuovo progetto sui campi sovietici della Mordovia. Per il suo eroismo, per le sue ricerche, per il suo ruolo di divulgatore di memoria e per aver mantenuto sempre una grande dignità nelle avversità, Dmitriev è stato insignito di numerosi premi internazionali.