Buone Nuove. Donne in architettura
Istituto Italiano di Cultura di Berlino
La mostra Good News. Women Changing Architecture - Buone Nuove. Donne in architettura a cura di Pippo Ciorra, Elena Motisi e Elena Tinacci intende offrire al pubblico internazionale un nuovo e più inclusivo punto di vista sull’architettura. In particolare, il progetto espositivo si propone di documentare, e in qualche modo risarcire, il contributo dato da progettiste, coppie, team femminili, collettivi alle conquiste e alla qualità dell’architettura moderna e contemporanea in Italia. La mostra gemma dall’esposizione presentata al Museo MAXXI ed articola il suo racconto in capitoli.
Il primo – Storie di architette italiane – è dedicato alle vicende e ai progetti di una ventina tra le esponenti più interessanti dell’architettura italiana a partire dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Si va da Lina Bo Bardi a Gae Aulenti, da Cini Boeri fino alle figure più rilevanti dello scenario attuale come Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, per arrivare poi alle giovani e giovanissime.
Il secondo capitolo – Pratiche in Italia – pone invece l’attenzione su una serie di lavori importanti realizzati in Italia da progettiste internazionali, spesso in collaborazione con imprese e professionisti locali, in un periodo che copre i primi due decenni del secolo presente.
Gli ultimi due capitoli – Narrazioni e Visioni – comprendono invece le interviste ad esperte e studiose sul tema della gender equality nelle professioni dell’architettura e una serie di opere video dedicate al rapporto sempre più consapevole “tra genere e spazio”.
Le Storie sono raccontate lungo una sequenza di quattro grandi tavoli “imbanditi” con schizzi, disegni, video, documenti vari. Ogni tavolo è dedicato a un tema che riflette, con una progressione anche cronologica, l’evoluzione del contributo femminile in architettura: da Le pioniere della disciplina in Italia all’inizio del Novecento, a L’âge d’or del design in cui le architette hanno ripensato in modo moderno e funzionale lo spazio domestico e gli elementi di arredo, alla conquista dello spazio fuori dalla casa per Progettare nel contesto – storico, urbano o naturale che fosse – sino a Le nuove generazioni, che danno vita oggi ad architetture di grande qualità.
La sequenza, riconoscibile nei pannelli verticali, comincia con Zaha Hadid, autrice del MAXXI, e prosegue con presenze altrettanto importanti, come quelle degli studi Grafton Architects e SANAA (entrambi con progetti di edifici per l’Università Bocconi), di Benedetta Tagliabue (italiana trasferitasi a Barcellona e qui presente con una chiesa a Ferrara), del Parco Romana a Milano di Elizabeth Diller, dei lavori dello studio Inside Outside di Petra Blaisse.
Le Narrazioni presentano le voci ancora attuali di pioniere come Phyllis Lambert o studiose di lungo corso come Mary McLeod o Beatriz Colomina, con quelle di figure cresciute nel pieno flusso del cambiamento, come Giovanna Borasi o le giovanissime Liz Ogbu e Manon Mollard.
Le Visioni rappresentano invece la parte più attivista della mostra, un passo avanti verso una condizione in cui l’evoluzione dei rapporti e della complessità di genere non può non impattare la concezione e la gestione dello spazio.
Sito dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino
Il primo – Storie di architette italiane – è dedicato alle vicende e ai progetti di una ventina tra le esponenti più interessanti dell’architettura italiana a partire dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Si va da Lina Bo Bardi a Gae Aulenti, da Cini Boeri fino alle figure più rilevanti dello scenario attuale come Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, per arrivare poi alle giovani e giovanissime.
Il secondo capitolo – Pratiche in Italia – pone invece l’attenzione su una serie di lavori importanti realizzati in Italia da progettiste internazionali, spesso in collaborazione con imprese e professionisti locali, in un periodo che copre i primi due decenni del secolo presente.
Gli ultimi due capitoli – Narrazioni e Visioni – comprendono invece le interviste ad esperte e studiose sul tema della gender equality nelle professioni dell’architettura e una serie di opere video dedicate al rapporto sempre più consapevole “tra genere e spazio”.
Le Storie sono raccontate lungo una sequenza di quattro grandi tavoli “imbanditi” con schizzi, disegni, video, documenti vari. Ogni tavolo è dedicato a un tema che riflette, con una progressione anche cronologica, l’evoluzione del contributo femminile in architettura: da Le pioniere della disciplina in Italia all’inizio del Novecento, a L’âge d’or del design in cui le architette hanno ripensato in modo moderno e funzionale lo spazio domestico e gli elementi di arredo, alla conquista dello spazio fuori dalla casa per Progettare nel contesto – storico, urbano o naturale che fosse – sino a Le nuove generazioni, che danno vita oggi ad architetture di grande qualità.
La sequenza, riconoscibile nei pannelli verticali, comincia con Zaha Hadid, autrice del MAXXI, e prosegue con presenze altrettanto importanti, come quelle degli studi Grafton Architects e SANAA (entrambi con progetti di edifici per l’Università Bocconi), di Benedetta Tagliabue (italiana trasferitasi a Barcellona e qui presente con una chiesa a Ferrara), del Parco Romana a Milano di Elizabeth Diller, dei lavori dello studio Inside Outside di Petra Blaisse.
Le Narrazioni presentano le voci ancora attuali di pioniere come Phyllis Lambert o studiose di lungo corso come Mary McLeod o Beatriz Colomina, con quelle di figure cresciute nel pieno flusso del cambiamento, come Giovanna Borasi o le giovanissime Liz Ogbu e Manon Mollard.
Le Visioni rappresentano invece la parte più attivista della mostra, un passo avanti verso una condizione in cui l’evoluzione dei rapporti e della complessità di genere non può non impattare la concezione e la gestione dello spazio.
Sito dell'Istituto Italiano di Cultura di Berlino