Francesco Erbani. Lo stato dell'arte

Reportage tra vizi, virtù e gestione politica dei beni culturali

Nel video Francesco Erbani, giornalista e scrittore, intervistato in occasione de I Dialoghi di Trani 2024 “Accogliere”, parla del suo libro Lo stato dell'arte. Reportage tra vizi, virtù e gestione politica dei beni culturali, pubblicato nel 2024 da Manni Editori, che ha presentato al Festival in un Dialogo con Simona Maggiorelli e risponde ad alcune domande sulla tutela del patrimonio culturale in Italia e sul concetto di valorizzazione.  


Lo stato dell’arte è un'indagine sul mondo dei beni culturali in Italia, un Paese che si fa vanto di possedere il più grande patrimonio artistico del mondo. Il libro prova a raccontare un fenomeno che rappresenta l’altra faccia della popolarità assunta dai beni culturali: il loro utilizzo, in certi casi l’indebito sfruttamento, a fini commerciali, cerimoniali o di mondanità o anche di pubblicità o di promozione aziendale. Francesco Erbani parte da un'analisi della situazione (i dati in forte crescita dei visitatori, gli scarsi finanziamenti, un contraddittorio susseguirsi di riforme) e conduce un'inchiesta che, attraverso esempi concreti, tocca i punti nodali: i musei e i siti archeologici, il paesaggio, gli archivi e le biblioteche, le soprintendenze.  
 

Al di là delle retoriche sul primato del patrimonio culturale italiano, le politiche pubbliche che lo tutelano sono a dir poco balbettanti e questo perché non si è mai investito politicamente su questo settore. 

Oggi il Ministero della cultura ha una carenza di personale che supera il quaranta per cento, che vuol dire che mancano architetti, archeologi, storici dell’arte, ma soprattutto bibliotecari e archivisti.

Il bene culturale è un servizio pubblico essenziale che favorisce l’acquisizione di competenze, ma anche di un senso di appartenenza e di cittadinanza. 

Una delle caratteristiche che hanno segnato la politica dei beni culturali in Italia è stata un’ossessione per l’innovazione, che ha messo un po’ in ombra l’aspetto della tutela, affidato a delle Sovrintendenze con un personale sempre più carente, sempre più invecchiato, demotivato e anche mortificato dal decisiore politico che fa di tutto per sminuirne l’importanza. 

La valorizzazione viene intesa, io credo erroneamente, come il tentativo di ricavare dal patrimonio culturale un qualche profitto e questa è una suggestione che in nessun paese del mondo trova corrispondenza. Il vero significato, credo, della parola valorizzazione è quello del “valore vero” che il patrimonio culturale comunica, valore che è proprio la crescita di una consapevolezza della storia individuale e collettiva: un Paese che riconosce nel patrimonio culturale una parte di se stesso.