Guido Pescosolido. L'origine della rivoluzione russa

La Prima guerra mondiale

Nel video Guido Pescosolido, intervistato nel gennaio 2025, parla del rapporto tra l’avvento del regime comunista in Russia e la Prima guerra mondiale. 

Secondo gli storici più importanti se non ci fosse stata la Prima guerra mondiale difficilmente avremmo avuto la dittatura sovietica e nemmeno i regimi totalitari in Italia e in Germania.  

La Russia nell’ultimo ventennio del XIX secolo aveva vissuto un’intensa fase di industrializzazione dovuta ad un forte afflusso di capitale straniero, ma si trattava di una situazione diversa rispetto a quella dell’Europa occidentale, perché in Russia esisteva un contesto di strutture agrarie arretrate ed estese, che produceva una situazione di tensione tra il mondo contadino e i grandi latifondisti. 
Nel rapporto tra industria e agricoltura c’era la coesistenza di una situazione molto avanzata nell’industria e molto arretrata nelle campagne. Con la guerra russo giapponese, conclusasi con la vittoria del Giappone, la situazione della Russia si aggravò perché il costo della guerra fu enorme e nel 1905 ci fu un primo tentativo rivoluzionario dal quale l’autocrazia zarista si salvò. Nel 1906 iniziò un tentativo di riforma agraria da parte del ministro Petr Arkad′evic Stolypin, che tentò di prevenire un’eventuale rivoluzione sociale nelle campagne, una riforma che avrebbe richiesto ancora molti anni di pace per la sua attuazione. 

Nella visione di Stolypin la creazione di un ceto di proprietari contadini, soprattutto medi e anche grandi, avrebbe costituito un grosso impulso anche per l'industria, perché i contadini, divenuti proprietari, avrebbero cercato incrementi di produttività nelle campagne che avrebbero richiesto attrezzi meccanizzati all’industria. Si sarebbe così creato un rapporto virtuoso tra campagna e industria, che alla fine avrebbe agito da forte stabilizzatore sociale e politico.

La riforma andò avanti per alcuni anni, anche dopo l’assassinio di Stolypin nel 1911, ma con l’entrata in guerra e le pesanti sconfitte militari la Russia entrò in una crisi drammatica con un aumento del costo della vita del settecento per cento e si venne a creare pertanto una situazione che favorì la rivoluzione bolscevica nel 1917. 

Guido Pescosolido è professore emerito di Storia moderna nell’Università di Roma “La Sapienza”, della cui Facoltà di Lettere e Filosofia è stato preside dal 2001 al 2009. Ha insegnato la stessa materia anche nelle Università di Messina, Napoli Federico II, RomaTre, Tuscia e Luiss. È autore di varie pubblicazioni attinenti a tematiche di storia economica, sociale e politica d’Italia dal secolo XVII ai nostri giorni. Tra di esse: Stato e società 1870-1898, ESI, Napoli 1976; Terra e nobiltà. I Borghese - Secoli XVIII e XIX, Jouvence, Roma, 1979; Agricoltura e industria nell’Italia unita, IV ed., Laterza, Roma-Bari 2004;  Unità nazionale e sviluppo economico 1750-1913, Laterza, Roma-Bari, 1998, II ed. 2007; Nazione, sviluppo economico e questione meridionale in Italia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2017; La questione meridionale in breve. Centocinquant’anni di storia, Donzelli, Roma, 2017; Rosario Romeo. Uno storico liberaldemocratico nell’Italia repubblicana, Laterza, Roma-Bari, 2021.