Situazione attuale e prospettive
Padre Paolo Benanti
L'Italia è uno dei grandi paesi industrializzati del mondo e come tale abbiamo, non solo una grande capacità produttiva, ma abbiamo anche una grande tradizione accademica universitaria. I recenti riconoscimenti internazionali, come il premio Nobel al fisico Giorgio Parisi, ci dicono che abbiamo una capacità anche di produzione e di capacità intellettuale molto altaue. Questa capacità di produzione anche di laureati e dottorati in discipline che consentono all'intelligenza artificiale di diventare delle soluzioni tecniche, cioè le famose discipline Stem, attualmente trovano però non sempre una facile applicazione nel territorio industriale italiano.
Questo salto è quello che in parte l'Italia sta cercando di affrontare con le famose "strategie sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale" e in questo momento in particolare la Presidenza del Consiglio dei ministri, con il sottosegretario Butti, si stanno occupando, mediante Agid, di aggiornare questa strategia per avere queste nuove linee che consentano, in qualche misura, di facilitare l'allineamento tra le diverse componenti del Paese, per trasformare l'intelligenza artificiale da un sapere teorico a una prassi, che contribuisca alla crescita economica del Paese stesso.Quindi quello che accade e che, a fronte di una grande capacità della nostra Accademia di produrre nuovi cervelli, nuove capacità intellettuali, non sempre il nostro sistema produttivo è in grado di assorbire tutte queste risorse e farle diventare soluzioni industriali, che collaborino o incrementi una produttività del Paese e quindi la ricchezza.
Tutto questo accade però in un sistema geopolitico complesso e dai tanti sfaccettamenti e dalle tante tensioni come ci insegna recentemente la cronaca. A livello europeo è stato da poco licenziato quello che è l'AI Act, cioè un testo legislativo che vuole proteggere il cittadino-consumatore nei confronti di un uso indiscriminato di strumenti di intelligenza artificiale, che potrebbero ledere i suoi diritti fondamentali.
Pensiamo alla raccolta di dati biometrici o di tutta una serie di dati che potrebbero consentire alle macchine di discriminare i cittadini nello spazio pubblico. Se l'Europa è così avanti e noi dobbiamo essere così fieri e orgogliosi, perché protegge i diritti fondamentali dei cittadini, è anche vero che nulla ancora è stato fatto per un uso industriale per intelligenza artificiale, per dire come vorremmo che evolvesse il sistema produttivo europeo, come vorremmo che evolvesse questo mercato comune che ci ha consentito di crescere così tanto negli ultimi anni. A livello invece globale, dove si sentono ancora di più le sfide geopolitiche e gli echi dei conflitti, le Nazioni Unite hanno messo a terra una sorta di advisory board, un gruppo di consiglieri per il segretario generale, che cerca di ragionare su come offrire dei modelli di governance per l'intelligenza artificiale a beneficio di tutta l'umanità. E' chiaro che a livello delle Nazioni Unite si vede molto bene una grande disparità tra il nord del mondo e il sud e anche delle lunghe linee di non proprio armonia all'interno di posizioni geopolitiche differenti. Il gioco è plurale, il gioco riguarda la posizione economica, riguarda anche quelli che possono essere eventuali scenari di conflitto: le catene di approvvigionamento delle risorse, la produzione energetica e in generale la formazione dell'opinione pubblica. Non scordiamo che nel 2024 due miliardi di persone voteranno nei diversi regimi democratici: una macchina che può produrre testo o immagini di fatto è una macchina che può alterare l'opinione pubblica, che può alterare il funzionamento di uno stato democratico. Ci sono numerose sfide da giocare a differenti livelli. La partita è iniziata, è ancora presto per dire quali saranno i risultati.