Recitare non è molto diverso da una malattia mentale: un attore non fa altro che ripartire la propria persona con altre. È una specie di schizofrenia
Vittorio Gassman
Uno degli attori più versatili del nostro spettacolo. Un temperamento istrionico, un fisico atletico, una grande cultura coltivata con dedizione fuori dalle aule dell' università, un talento naturale per la recitazione. La sua notorietà come interprete teatrale e cinematografico è andata ben al di là dei confini nazionali.
Vittorio Gassman nasce a Genova il 1° settembre del 1922, secondogenito di un ingegnere edile tedesco e della toscana Luisa Ambron. Passa la sua infanzia a Roma e si diploma al Liceo Tasso. Nel frattempo diventa anche campione di pallacanestro. Si iscrive a Giurisprudenza ma lascia quasi subito l'università attratto dal mondo del teatro. Si iscrive all'accademia Silvio D'Amico ma abbandona anche quella per entrare, nel 1945, nella compagnia di Dario Niccodemi dove conosce Nora Ricci, la sua prima moglie, la sposa e diventa padre per la prima volta, nel 1945. Nasce Paola. La secondogenita, Vittoria, è la figlia americana di Vittorio e della sua seconda moglie, l'attrice Shelly Winters. Alessandro nasce dal matrimonio con l'attrice francese Juliette Maynel. L'ultimo è Jacopo, figlio di Diletta D'Andrea, la sua ultima compagna di vita. Genio attoriale e vita privata turbolenta, Gassman nascondeva dietro alla grinta e alla sfrontatezza un temperamento malinconico e incline alla depressione. Nonostante la sua carriera straordinaria, costellata di successi e di grande amore da parte del suo pubblico. Diceva di sé:
Sono fondamentalmente un goffo, una persona che si è mascherata appunto facendo l'attore. Le debolezze, le fragilità di un uomo che è sempre riuscito a nasconderle. Un attore appunto che soffre di depressione
Ha lavorato con i più grandi registi del nostro cinema: da Luchino Visconti a Mario Monicelli, da Dino Risi a Ettore Scola. Dal 1958, anno de I soliti ignoti, in poi i personaggi intepretati da Gassman al cinema diventano icone: al volante della mitica Lancia Aurelia Sport de Il sorpasso (1962) è il simbolo drammatico dell'Italia del boom, il milanese Giovanni Busacca de La Grande Guerra (1959) è un eroe per caso, cinico e amaro nei brevi e graffianti ritratti de I mostri (1963). Uno dei maggiori successi della carriera di Gassman si intitola L'armata Brancaleone (1966): le avventure dello sprovveduto cavaliere e il suo originale linguaggio conquistarono definitivamente le platee.
Premi, riconoscimenti, menzioni, nomination. Il grande schermo regala a Gassman fama e denaro ma non riesce ad allontanarlo, mai, dal suo primo grande amore: il teatro. Recita in inglese, francese e tedesco sui palcoscenici di mezzo mondo: Parigi, New York, Buenos Aires. Ad Hollywood gira due film con Robert Altman Il Matrimonio e Quintet.
Una vita piena, complessa, a tutto tondo che si spegne bruscamente il 29 giugno del 2000. E sembra ieri.