Il 9 aprile 1821, due secoli fa, nasce a Parigi Charles Baudelaire, poeta maledetto per antonomasia, bohémien, scrittore e critico d’arte e letterario, tra i principali esponenti del simbolismo e anticipatore del decadentismo. Orfano del padre dall’età di sei anni, già durante gli anni del liceo Baudelaire conduce uno stile di vita dissoluto a causa del quale viene cacciato da scuola. In seguito si mantiene grazie all’eredità paterna, che tuttavia intacca sempre di più per seguire i suoi continui slanci edonistici, e per questo viene interdetto dalla madre. Trascorre quindi gran parte della sua vita in ristrettezze economiche, sviluppa dipendenza dall’alcol e da stupefacenti come l’oppio e il laudano che, insieme a complicazioni dovute alla contrazione della sifilide, ne compromettono costantemente la salute. Tenta per due volte il suicidio. Amico, tra gli altri, di Gustave Flaubert e Honoré de Balzac, la sua opera più famosa è I fiori del Male, pubblicata per la prima volta nel 1857, per la quale viene processato insieme al suo editore e condannato a pagare una multa per offesa alla “morale pubblica e al buon costume”. Solo nel 1949, ben ottantadue anni dopo la sua morte sopraggiunta nel 1867, viene riabilitato dalla Corte di Cassazione francese, che ne revoca la condanna per oscenità. La sua opera e la sua figura vengono ampiamente rivalutate, in particolare il suo capolavoro, I fiori del male, che è andato via via ampliandosi dalla prima pubblicazione fino all’ultima nell’arco di dieci anni, lo ha consacrato come uno dei poeti più importanti di tutti i tempi.
Rai Letteratura, per celebrare i duecento anni dalla sua nascita, dedica a Charles Baudelaire uno speciale sulla sua vita e la sua opera più celebre, arricchito dalla lettura di alcuni brani tratti proprio da I fiori del male.