Lo Speciale su Giambattista Piranesi (1720-1778) propone un percorso articolato che vede protagonista il grande artista veneto, ricordato in occasione dei suoi Trecento anni dalla nascita (1720-2020).
Attraverso video di mostre importanti, attuali e storiche, voci autorevoli di studiosi dell'artista, raccolte di sue opere emblematiche e un focus sul suo unico intervento architettonico, la Chiesa di Santa Maria in Aventino (recentemente restaurata), emerge la complessa figura di un Piranesi moderno, la cui geniale produzione eclettica lo proietta, come nessun altro suo coetaneo, nell'immaginario visivo contemporaneo.
Da sempre conosciuto come incisore, tra i più grandi della storia dell’arte grafica, Piranesi era architetto e come tale, nel secondo Settecento romano, è stato uno dei fondatori del moderno metodo scientifico di indagine archeologica, nonché designer e imprenditore.
Lo Speciale restituire un Piranesi a tutto tondo, mettendo in evidenza gli importanti progressi nello studio della sua opera, a partire dal restauro delle matrici originali, fino alle vicende biografiche dell’artista e della sua famiglia originaria di Pirano.
Veneziano di nascita, ma romano d’adozione, Piranesi giungeva a Roma appena ventenne; dal 1747, decideva di trasferirsi definitivamente nella città eterna e iniziava la produzione delle celebri Vedute di Roma, una raccolte di tavole raffiguranti ruderi classici e monumenti antichi di incredibile potenza grafica. A Roma, Piranesi si sposa e ha dei figli che dopo la sua morte, porteranno la fiorente Calcografia del padre fino a Parigi.
La sua opera più emblematica sono le Carceri d’Invenzione, qui presentate in un film d’arte di Grégoire Dupond. Le sedici tavole infatti, realizzate e ritoccate a più riprese nell'arco di venticinque anni, rivelano l'affermarsi della maturità dell'artista. Sempre più cupe e tenebrose, le Carceri manterranno nel tempo un fascino inalterato; già nell'Ottocento suggestionarono per potenza evocativa l'entourage artistico e letterario, dai romantici ai simbolisti (Victor Hugo, Charles Baudelaire) e nel Novecento, entreranno nell'immaginario collettivo anche grazie al cinema di Ejzenštein e Lang, coevo alle opere grafiche di Escher. Viste come porte per entrare nella mente di Piranesi, le Carceri svelano inquietudini psicologiche di un artista complesso e di temperamento già romantico.