Il tema del Convegno è “I limiti e oltre”. Nella cultura contemporanea l’esigenza di introdurre limiti è comune ad ambiti molteplici. Si pensi all’uso delle risorse ambientali, alla necessità di passare da un’attività economica connotata dall’espansione quantitativa a un orientamento di tipo qualitativo, alle abitudini di vita spesso incuranti della opportunità di modificare stili di comportamento inclini allo spreco e nocivi alla salute personale e collettiva. In ambito più propriamente filosofico, il tema del limite ha percorso e continua a percorrere le riflessioni sia di ordine teoretico, attinenti alle possibilità del conoscere, sia di ordine pratico ed etico-morale. Gli eccessi dell’antropocentrismo autoreferenziale, che si saldano con una visione incentrata sul dominio dell’umano sui viventi non umani e sulla natura, sono oggetto di critiche incalzanti, che investono in particolare l’elevazione della tecnica a tecnologismo pervasivo e incontrollabile.
Sul versante opposto, appartiene all’umano la tensione a superare i limiti, quando essi sono di impedimento alla libera espressione non solo delle idee, ma anche dei sentimenti e delle azioni. Se è infatti fuor di dubbio che molti abiti virtuosi sono connessi all’esercizio del “giusto mezzo” e dell’equilibrio delle facoltà, non mancano modi del pensare e dell’agire nei quali si richiedono slanci e capacità illimitate di generosità, donazione e abnegazione. Sul piano delle relazioni sociali e politiche, l’arroccamento nel limite può ispirare atteggiamenti di chiusura e di esclusione, superabili solo nell’apertura a un’alterità nella quale si esprime il richiamo a una dimensione di infinitezza, di trascendimento e di trascendenza. In proposito la riflessione filosofica recente, come è noto, è ricca di spunti e suggerimenti.
Il nesso tra limite e ulteriorità è insomma inestricabile e si presta al perseguimento di un dosaggio che ne recepisca la fecondità senza appiattimenti e senza fughe, evitando pure il corto circuito tra le due dimensioni, spesso all’origine di atteggiamenti distruttivi verso gli altri e verso sé stessi. La caduto nel nichilismo può infatti avvenire sia per disperazione del finito, e del limite, sia per disperazione dell’infinito, e dell’illimitato. Il crinale tra limite e illimitato diviene quindi sottile e, pertanto, è permanente la tensione tra i poli del finito e dell’infinito, come pure è incessante la ricerca della loro misura.