Una domenica sera la terra si muove nell’Appennino meridionale: tre scosse di intensità 6,9 gradi di magnitudo della scala Richter investono una zona compresa tra le province di Napoli, Avellino, Salerno e Potenza, con epicentro a pochi chilometri da Sant’ Andrea di Conza, in Irpinia. Novanta secondi fatali, 700 comuni, tra la Campania e la Basilicata, compresi nel cosiddetto "cratere", termine utilizzato per indicare l’area maggiormente colpita e non nuova ad eventi sismici di tal genere in passato e che ha un’estensione simile all’intero Belgio. Alcuni paesi vengono completamente rasi al suolo e tutti gli altri sono danneggiati gravemente. Crollano abitazioni, scuole, ospedali, cattedrali e saltano tutte le principali vie di comunicazione. In Italia all’epoca ancora non c’è un unico centro di raccolta e di elaborazione dei dati, dunque non si riescono ad avere notizie precise e tempestive e quasi nessuno ha inizialmente idea di quello che sia realmente accaduto. Secondo le stime più accreditate i morti sono 2.570, 8.448 i feriti e circa 300.000 le persone rimaste senza casa. Il 60% delle attività produttive della zona colpita sono gravemente compromesse. Si verificano anche numerose frane a complicare la situazione. Una notte che pone una pesante linea di demarcazione tra il prima e il dopo per migliaia di persone, passate drammaticamente alla storia in una manciata di secondi. Già poche ore dopo il caos regna sovrano in tutti i centri colpiti: negli ospedali mancano ambulanze, medicinali, personale medico e per le strade la gente inizia a scavare a mani nude, cercando di individuare i morti e di ritrovare i sopravvissuti. Sin da subito scende in campo l’esercito, che affiancato da volontari e soccorritori di vario genere, scava e assiste quanto possibile la popolazione. Solo la mattina seguente l’intero Paese scopre la reale catastrofe attraverso le riprese dell’elicottero in volo, che svelano un vero cimitero a cielo aperto. Due giorni dopo, il 25 novembre, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini si reca in Irpina per verificare di persona la situazione e scolta le voci rabbiose di chi è sopravvissuto e non ha più nulla. Lentamente la macchina organizzativa dei soccorsi si mette in moto a pieno, coordinata da Giuseppe Zamberletti, Commissario straordinario, nominato dal Governo. Sei mesi dopo, nella primavera del 1980, con l’emanazione della legge 14 maggio 1981 n. 219, lo Stato stanzia 30 miliardi delle vecchie lire per le zone colpite dal sisma. A quarant'anni di distanza ripercorriamo quegli storici momenti attraverso Telegiornali, inchieste e fotografie.