Nel corso dei primi giorni di marzo del 1991, a Brindisi giungono quasi 27.000 profughi albanesi. E’ l’inizio di un esodo che culminerà l'8 agosto dello stesso anno, quando a Bari approderà la nave Vlora. Le autorità italiane sono impreparate a questa emergenza migratoria, eppure il regime comunista albanese, da tempo non riesce più a controllare la situazione e sono chiari i segnali di imminenti partenze di massa.
Dal 1946 l’Albania è una dittatura comunista. E’ un paese isolazionista, stalinista, anti revisionista e il suo leader, Enver Hoxha, è stato ininterrottamente al potere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al 1985, anno della sua morte. In quarant’anni di potere Hoxha ha condannato in maniera spietata qualunque deviazione dal comunismo più ortodosso. Scrittori, artisti e intellettuali che non si allineano alle posizioni ufficiali, sono sistematicamente incarcerati. Chi cerca di abbandonare il paese rischia una condanna a morte. Alla morte di Hoxha gli succede Ramiza Alia, che attua alcune deboli e tardive riforme, non in grado di risolvere i problemi del paese. Sotto la pressione dell’opinione pubblica, esasperata dalla gravissima crisi economica, Ramiz Alia, nel dicembre del 1990, autorizza la nascita di partiti politici e indice le prime elezioni libere. In quello stesso anno, il 2 luglio del 1990, circa 8.000 albanesi prendono d’assalto le ambasciate tedesca, francese, italiana e greca chiedendo asilo. Dopo una lunga trattativa vengono lasciati partire e 800 di loro sono trasferiti in Italia. E’ solo il primo atto.
Nel febbraio del 1991 in migliaia si riversano nei porti di Durazzo e Valona. Vogliono imbarcarsi per l’Italia. Le forze di sicurezza, che un tempo avevano l’ordine di bloccare qualsiasi tentativo di partenza, fanno finta di non vedere. Da anni gli albanesi, grazie alla tv italiana che raggiunge anche loro paese, vedono le immagini di un paese ricco e in pieno sviluppo; una sorta di Terra Promessa a meno di ottanta chilometri di distanza.
I primi giorni di marzo arrivano a Brindisi in migliaia, affamati e bisognosi di assistenza. L’8 agosto arriva a Bari la nave Vlora. Il mercantile albanese in un primo momento aveva puntato sulla vicina Brindisi, ma le autorità italiane la dirottano verso Bari, per non sovraccaricare nuovamente la città. La Vlora, il giorno precedente l’arrivo in Italia, si trovava ormeggiata al porto di Valona, quando alcuni albanesi armati sono saliti a bordo, ordinando al comandante di fare rotta verso le coste italiane. La notizia che la nave sta partendo alla volta dell’Italia si sparge in un attimo. In 20.000 salgono sul bastimento.
In prossimità della costa, molti si gettano in acqua per raggiungere la riva a nuoto; altri, una volta sbarcati, si danno alla fuga. La maggior parte dei migranti viene concentrata nello Stadio della Vittoria. Nei giorni seguenti vengono rimpatriati con aerei e traghetti. Il 16 agosto quasi tutti sono stati riportati in Albania, tranne duemila persone che nel frattempo sono riuscite a scappare e a far perdere le loro tracce.
Gli sbarchi diminuiranno progressivamente alla fine degli anni Novanta, ma sempre più albanesi, arriveranno in Italia grazie a permessi temporanei poi convertiti in permessi di soggiorno.
L’arrivo della Vlora rappresenta l’inizio di una difficile stagione di politiche migratorie, che coinvolgono l’intero continente europeo.
Rai Cultura presenta in occasione del trentesimo anniversario da quel lontano 8 agosto 1991, uno Speciale con approfondimenti e immagini dell'epoca tratte dai Telegiornali nazionali e dalle inchieste conservate nelle Teche Rai, che raccontano l'evento epocale.