Gioia Tauro: una strage dimenticata
Diario Civile
Sono i giorni della contestazione e della violenza politica. Reggio Calabria rivendica il diritto di essere capoluogo di regione, con ogni mezzo, a ogni costo. E la destra, saldamente radicata in città, soffia sul fuoco della protesta.
Una ribellione estrema, durata a lungo, nel corso della quale accadono fatti gravi. Come il 22 luglio 1970, quando la Freccia del Sud, il treno da Palermo a Torino, all’altezza della stazione di Gioia Tauro deraglia spezzandosi in più punti. L’impatto provoca sei vittime e settantasette feriti.
Una tragedia che Rai Cultura ricorda nella puntata di Diario Civile dal titolo Gioia Tauro: una strage dimenticata, di Keti Riccardi, con un’introduzione dell'ex Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti.
Il caso, considerato disastro colposo, sembra definitivamente archiviato. Viene riaperto molti anni dopo grazie alle dichiarazioni di un pentito nell’ambito di una indagine sulla ‘ndrangheta calabrese che squarcia il velo di bugie, omissioni e depistaggi sul deragliamento del Treno del Sole.
Quello strano incidente ferroviario, avvenuto durante la rivolta di Reggio Calabria, in un territorio di mafie potenti e pervasive, è un atto doloso, riconducibile agli ambienti dell’estrema destra eversiva.
Un disastro voluto, causato da una bomba posizionata sui binari della ferrovia. Dice il magistrato Guido Salvini Reggio Calabria e la Calabria erano un terreno fertile per l’eversione di destra e sono state una sorta di laboratorio di prova di azioni eversive che sono avvenute anche in altre parti d’Italia a cominciare ovviamente da p.zza Fontana. E aggiunge: Per questo episodio, per Gioia Tauro è dunque disvelata, sia pur dopo trent’anni, la verità. Una verità che giunge tardiva, per la tardività delle notizie, e la deviazione delle indagini.
L’attentato di Gioia Tauro entra così tristemente a far parte della lunga lista di stragi e depistaggi che caratterizzano gli anni della strategia della tensione e costellano di lutti la storia d’Italia.
Conclude Tonino Perna, docente di Sociologia economica all’Università di Messina: Una piccola storia locale si aggancia alla storia nazionale, perché serve una Reggio nera da contrapporre a una Milano rossa, serve una Reggio in guerra con morti e feriti per dire che ci vuole l’uomo forte che risolve il problema di un paese ingovernabile.