Franco Basaglia e la legge 180
Eco della Storia
C’erano una volta i manicomi. Poi, grazie alla rivoluzione culturale dello psichiatra Franco Basaglia, che già nei primi anni Sessanta si opponeva ai canoni della psichiatria tradizionale, è arrivata la legge 180 del 1978 che ne ha imposto la chiusura, istituendo i servizi di igiene mentale, per la cura ambulatoriale dei malati di mente. L’abolizione di terapie violente, l’istituzione di regolari assemblee tra pazienti e personale, l'organizzazione di gite e incontri con i parenti, sono solo alcune delle misure rivoluzionarie introdotte da Basaglia che hanno ridotto la distanza tra medico e paziente. Per molti, la chiusura dei manicomi significa libertà, dignità, nuove opportunità di vita. Ma per altrettanti malati e per le loro famiglie, significa abbandono, solitudine, paura, disagio.
Quali problemi si sono verificati con le soluzioni alternative? E com’è la situazione, oggi? Gianni Riotta ne discute con lo storico inglese John Foot, studioso di cultura italiana, che a Franco Basaglia e alle sue teorie ha dedicato un saggio.
In sintonia con tante realtà anglosassoni e americane, Basaglia ha anticipato i tempi attraverso la pratica quotidiana dell’esperienza manicomiale aperta nell’istituto di Gorizia, realtà di confine per antonomasia. La situazione politico-sociale a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta è il contesto in cui la rivoluzione basagliana prende le mosse e l’eco della legge è viva ancora oggi.