La morte è nell'aria
100 anni di Storie
All’alba del 24 ottobre 1917, l’artiglieria austriaca lancia centinaia di granate cariche di una miscela chimica letale, neanche chi le utilizzava conosceva fino in fondo gli effetti che avrebbero riportato. Tra tutte le novità belliche della Prima Guerra Mondiale, quella delle armi chimiche è forse la più terribile. Utilizzate per la prima volta nella primavera del 1915 dall’esercito tedesco nei pressi della cittadina belga Ypres, il composto tossico fu la prima sperimentazione di agenti ad azione cutanea vescicanti, a creare nuove problematiche per la difesa individuale. Da quel momento in poi quel gas sarà noto a tutti con il nome di iprite. Nel 1916 ha inizio l’uso e il perfezionamento dei proiettili a gas per l’artiglieria. Ai composti chimici si aggiungono l'acroleina e la cloropicrina.
In tempo di pace gli scienziati appartengono al mondo, in tempo di guerra appartengono al loro paese, ha detto una volta Fritz Haber il chimico tedesco padre dell’iprite, premiato con il Nobel nel 1918 per i risultati sorprendenti delle sue ricerche.
Haber aveva scoperto un nuovo metodo per sintetizzare l’ammonica. Inizialmente sembrava una normale scoperta chimica per fertilizzanti a basso costo, ma in seguito lo scienziato convinse lo stato maggiore a sperimentare i risultati delle sue ricerche sui campi di battaglia, e i risultati furono davvero devastanti.
Improvvisamente non preparati a quello che stava per avvenire, le divisioni francesi, affascinate stettero a guardare fissamente per un po’ lo strano fenomeno che lentamente stava venendo verso di loro. Alla stregua di un liquido, un vapore pesante, colorato, defluiva implacabilmente nelle trincee. Le riempì e passò oltre. Per qualche secondo nulla accadde; la sostanza di odore dolciastro fece pizzicare le loro narici; essi sbagliarono a non capire il pericolo. Con rapidità inconcepibile il gas svolse la sua azione e diffuse un panico cieco. A centinaia, dopo una terribile lotta per respirare, persero conoscenza e morirono là dove si trovavano, una morte di orrenda tortura, con il gorgoglio di bolle che spumeggiavano nelle loro gole e liquidi sporchi che scaturivano dai loro polmoni. Testimonianza di un soldato dell’esercito britannico