Caccia al tredici
La storia della schedina
Un sogno per milioni di italiani che a partire dal secondo Dopoguerra si cimentano nella famosa compilazione della schedina, alla ricerca di un “12” vincente, che diventa poi nel tempo “13”. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, il suo inventore, il giornalista Massimo Della Pergola così racconta come nasce l’idea: “Una volta salva la pelle nel Dopoguerra, mi chiesi che cosa mai si sarebbe potuto fare per riorganizzare lo sport italiano. Una banca dello sport? Una catena di alberghi sportivi? Sapevo che in Inghilterra e in Svezia c’erano dei concorsi pronostici, mi informai. L’idea della schedina si fece strada. All’1, X, 2 arrivai per gradi. Feci le prove: 1 2 3 mi sembrava bambinesco, A B C lo giudicai scolastico. Decisi. Una colonna, 12 partite: 1 per la vittoria della squadra di casa, X per il pareggio, 2 per il successo degli ospiti. Una parte dei proventi sarebbe andata al Coni e alla Federcalcio, una parte al ministero delle Finanze e una parte a me”. E’ il 5 maggio 1946, mentre il Paese, ancora colpito dalle conseguenze della guerra, è in attesa delle prime elezioni politiche per eleggere l’Assemblea Costituente, Massimo Della Pergola, insieme ai due soci Fabio Jegher e Geo Molo e a quattrocentomila lire di capitale fonda la società Sisal che diventerà poi il Totocalcio. Si tratta di un concorso a schedina, con giocata minima di trenta lire e 12 partite di cui indovinare il risultato attraverso l’indicazione di 1,X,2, che corrispondono rispettivamente alla vittoria della squadra che gioca in casa, al pareggio e alla vittoria della squadra che gioca fuori casa.
Proponiamo qui un’inchiesta del 1963, Caccia al tredici, che parte dal giorno della prima schedina, ricostruendone la storia attraverso una lunga intervista a Massimo Della Pergola.
Per la prima domenica vengono stampare 5 milioni di schedine, ma ne vengono giocate solo trentaquattromila. Il sistema però è destinato a diffondersi e a diventare per gli italiani una vera e propria mania del fine settimana. Due anni dopo il suo esordio, nel 1948, in seguito ad un’accesa battaglia legale, la gestione delle schedine viene nazionalizzata e presa in gestione dal Coni e la società prende il nome di Totocalcio. Ai quattro inventori del gioco non viene riconosciuto nulla. Della Pergola e i suoi soci non si perdono d’animo e la Sisal continua la sua attività ideando un altro concorso, il Totip (totalizzatore ippico), inerente alle corse dei cavalli, sempre con l’utilizzazione della formula 1,X,2 e che fa il suo esordio il 30 maggio 1948. Anche in questo caso si tratta di un successo che rilancia il mondo dell’ippica, considerata da molti uno sport elitario. Nel 1954 Massimo Dalla Pergola abbandona il mondo dei concorsi e ritorna a fare il giornalista a tempo pieno. La sua intuizione, oltre che regalare trepide attese e sogni a milioni di italiani, contribuisce alla rinascita del Paese nell’ambito sportivo e non solo. Il Coni infatti anche attraverso i primi proventi del Totocalcio, organizza le Olimpiadi invernali del 1956 a Cortina e le Olimpiadi del 1960 a Roma.Un sogno per milioni di italiani che a partire dal secondo Dopoguerra si cimentano nella famosa compilazione della schedina, alla ricerca di un “12” vincente, che diventa poi nel tempo “13”
Proponiamo qui un’inchiesta del 1963, Caccia al tredici, che parte dal giorno della prima schedina, ricostruendone la storia attraverso una lunga intervista a Massimo Della Pergola.