Solferino
24 giugno 1859
Le grandi battaglie che hanno influenzato il corso della storia, che racchiudono in sè tante piccole vicende di soldati, uomini spesso sacrificati per la vittoria finale. Eventi che hanno determinato l'inizio o la fine di un'epoca, segnando a volte la storia dell'intera umanità. Ricostruiamo alcune delle più significative battaglie della stopria,anche con l'ausilio delle Teche Rai.
Siamo da circa due mesi nel corso della Seconda Guerra d'indipendenza. Tutto ha però inizio un anno prima della battaglia, nel 1858, quando nella tranquilla stazione termale di Plombières-les-Bains, nella Francia Orientale, proprio nell'imminenza della guerra con l'Austria, l'imperatore francese Napoleone III e Cavour siglano gli accordi di allenza franco-piemontese. Il trattato prevede, tra le altre cose, che le truppe francesi avrebbero aiutato quelle del Regno di Sardegna, in caso di invasione da parte dell'Austria. Quest'ultima arriva, grazie anche alle abilità diplomatiche di Cavour, il 26 aprile 1859, dando vita appunto alla Seconda Guerra d'indipendenza. Nonostante i numeri impressionanti dell'esercito composto da 130.000 uomini guidati dal Generale Gyulai, il conflitto è caratterizzato da una prima fase di grande incertezza austriaca, con le sconfitte a Montebello, Palestro, Vinzaglio, Confienza e Magenta. L'esercito sabaudo invece è formato da 60.000 uomini, con a capo il Re Vittorio Emanuele II e il Generale La Marmora. Dalla Francia però affluiscono le truppe di Napoleone III, anch'esso caratterizzato da numeri impressionanti: 5 corpi d'armata più la Guardia Imperiale. L'8 giugno 1859 Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano e in Toscana e in Emilia Romagna le popolazioni insorgono e scacciano i propri sovrani, formando l’esercito dell’Italia centrale e chiedendo, inoltre, l’annessione al Regno Sabaudo.
All'alba gli esploratori francesi scoprono l'avanguardia austriaca accampata a Solferino dalla sera prima e avvisano subito Napoleone III. Nessuno delle due parti immagina che ci sarebbe stata battaglia quel giorno, tanto che lo scontro inizia in modo slegato e caotico. I francesi puntano al centro verso Solferino, gli austriaci invece provano a contrattaccare verso Medole. Intanto i piemontesi a Nord tengono impegnati gli austriaci nei pressi di San Martino. Gli scontri sono furibondi e gli austriaci riescono agli assalti francesi e ai loro colpi di cannone. Dopo mezzogiorno Napoleone III decide di ricorrere alla Guardia Imperiale, al momento ancora tenuta in riserva. Si tratta nello specifico di 5000 truppe fresche che assaltano Solferino da Sud, rompono il fronte generale a metà e costringono Francesco Giuseppe alla ritirata. Anche a San Martino i piemontesi riescono a sconfiggere le truppe asburgiche e al sopraggiungere della notte, dopo circa 15 ore di combattimenti, gli alleati franco-piemontesi riescono a battere l'avversario. L'apporto del Regno di Sardegna per la vittoria finale è senza dubbio notevole: impediscono di fare confluire rinforzi sul campo di battaglia contro i francesi, bloccando il Feldmaresciallo Benedek, considerato uno dei migliori generali austriaci di allora.
Anche le perdite sono altissime, circa 5000 unità tra morti e feriti per i piemontesi, quasi il doppio per gli alleati francesi e circa 22.000 soldati dell'esercito asburgico. Molti feriti rimasti sul campo di battaglia, non in grado di muoversi vengono abbandonati a se stessi. L'atrocità di questo evento è tale da segnare la nascita della Croce Rossa.
L'armistizio di Villafranca dell'11 luglio successivo da parte dell'imperatore francese Napoleone III e la pace di Zurigo il 10 novembre, porranno termine alla Seconda Guerra d'Indipendenza, con l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna.
Riproponiamo dalle Teche Rai una ricostruzione della battaglia, con l'ausilio di autorevoli storici, tra i quali troviamo anche un giovane Denis Mack Smith
Siamo da circa due mesi nel corso della Seconda Guerra d'indipendenza. Tutto ha però inizio un anno prima della battaglia, nel 1858, quando nella tranquilla stazione termale di Plombières-les-Bains, nella Francia Orientale, proprio nell'imminenza della guerra con l'Austria, l'imperatore francese Napoleone III e Cavour siglano gli accordi di allenza franco-piemontese. Il trattato prevede, tra le altre cose, che le truppe francesi avrebbero aiutato quelle del Regno di Sardegna, in caso di invasione da parte dell'Austria. Quest'ultima arriva, grazie anche alle abilità diplomatiche di Cavour, il 26 aprile 1859, dando vita appunto alla Seconda Guerra d'indipendenza. Nonostante i numeri impressionanti dell'esercito composto da 130.000 uomini guidati dal Generale Gyulai, il conflitto è caratterizzato da una prima fase di grande incertezza austriaca, con le sconfitte a Montebello, Palestro, Vinzaglio, Confienza e Magenta. L'esercito sabaudo invece è formato da 60.000 uomini, con a capo il Re Vittorio Emanuele II e il Generale La Marmora. Dalla Francia però affluiscono le truppe di Napoleone III, anch'esso caratterizzato da numeri impressionanti: 5 corpi d'armata più la Guardia Imperiale. L'8 giugno 1859 Vittorio Emanuele II e Napoleone III entrano a Milano e in Toscana e in Emilia Romagna le popolazioni insorgono e scacciano i propri sovrani, formando l’esercito dell’Italia centrale e chiedendo, inoltre, l’annessione al Regno Sabaudo.
La mattina del 24 giugno 1859 in una zona compresa tra Medole e San Martino, nei pressi di Solferino, l'esercito alleato franco-piemontese si ritrova contro l'esercito asburgico guidato da Francesco Giuseppe, dando vita ad una delle battaglie più cruente della storia europea.
All'alba gli esploratori francesi scoprono l'avanguardia austriaca accampata a Solferino dalla sera prima e avvisano subito Napoleone III. Nessuno delle due parti immagina che ci sarebbe stata battaglia quel giorno, tanto che lo scontro inizia in modo slegato e caotico. I francesi puntano al centro verso Solferino, gli austriaci invece provano a contrattaccare verso Medole. Intanto i piemontesi a Nord tengono impegnati gli austriaci nei pressi di San Martino. Gli scontri sono furibondi e gli austriaci riescono agli assalti francesi e ai loro colpi di cannone. Dopo mezzogiorno Napoleone III decide di ricorrere alla Guardia Imperiale, al momento ancora tenuta in riserva. Si tratta nello specifico di 5000 truppe fresche che assaltano Solferino da Sud, rompono il fronte generale a metà e costringono Francesco Giuseppe alla ritirata. Anche a San Martino i piemontesi riescono a sconfiggere le truppe asburgiche e al sopraggiungere della notte, dopo circa 15 ore di combattimenti, gli alleati franco-piemontesi riescono a battere l'avversario. L'apporto del Regno di Sardegna per la vittoria finale è senza dubbio notevole: impediscono di fare confluire rinforzi sul campo di battaglia contro i francesi, bloccando il Feldmaresciallo Benedek, considerato uno dei migliori generali austriaci di allora.
La battaglia di Solferino passa alla storia anche per essere l'ultima nella storia in cui si ritrovano direttamente impegnati sul campo di battaglia, a poca distanza l'uno dall'altro e a cavallo tre sovrani, personaggi chiave fra l'altro della storia europea dell'Ottocento: Francesco Giuseppe, Napoleone III e Vittorio Emanuele II.
Anche le perdite sono altissime, circa 5000 unità tra morti e feriti per i piemontesi, quasi il doppio per gli alleati francesi e circa 22.000 soldati dell'esercito asburgico. Molti feriti rimasti sul campo di battaglia, non in grado di muoversi vengono abbandonati a se stessi. L'atrocità di questo evento è tale da segnare la nascita della Croce Rossa.
L'armistizio di Villafranca dell'11 luglio successivo da parte dell'imperatore francese Napoleone III e la pace di Zurigo il 10 novembre, porranno termine alla Seconda Guerra d'Indipendenza, con l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna.
Riproponiamo dalle Teche Rai una ricostruzione della battaglia, con l'ausilio di autorevoli storici, tra i quali troviamo anche un giovane Denis Mack Smith