Giuseppe Severini
La riforma Galasso per la tutela del paesaggio
Da sottosegretario ai Beni culturali Galasso portò avanti la riforma della tutela del paesaggio che porta il suo nome, Legge Galasso, che si inserì, senza derogarlo ma arricchendolo, nel tessuto normativo che era stato tracciato in Italia a partire dal 1922 con la Legge Croce, portata ad effetti ulteriori dalla Legge Bottai del 1939, che considera il paesaggio come elemento costitutivo dell’identità nazionale.
Il paesaggio altro non è che la rappresentazione materiale e visibile della patria, coi suoi caratteri fisici particolari (...), con gli aspetti molteplici e vari del suo suolo, quali si sono formati e son pervenuti a noi attraverso la lenta successione dei secoli.
Benedetto Croce
La riforma Galasso nasce in seguito al secondo grande trasferimento di competenze dallo Stato alle regioni, avvenuto nel 1977, tra le quali quelle in materia di paesaggio, che le regioni a loro volta avevano delegato ai comuni. Questo nuovo regime aveva prodotto una crescita esponenziale di nuove costruzioni nelle zone non vincolate e la moltiplicazione di abusi anche in quelle vincolate, abusi che non venivano sanzionati per la mancanza da parte dei comuni di un’adeguata forza in termini politici.
La novità introdotta dalla riforma Galasso, con una grande sapienza tattico politica, inusuale per un uomo di cattedra, è la tutela per categorie, che significa tutela per esempio di tutte le coste italiane per una certa distanza dalla battigia o di tutte le montagne a partire da una certa altezza o di tutte le zone di interesse archeologico.Una documentazione della Sovrintendenza di Salerno e Avellino, che fotografava lo scempio paesistico della Costiera amalfitana, fece riflettere Galasso che, affiancato da giuristi, urbanisti e funzionari ministeriali e supportato dalla gran parte del mondo culturale italiano, decise di riportare in qualche modo le competenze in materia di tutela del paesaggio nelle mani delle Soprintendenze e quindi dello Stato centrale.
I paesaggi non sono tutti uguali e non tutti i paesi del mondo hanno paesaggi del valore di quello italiano, per cui non possiamo immaginare in Italia la stessa tollerabilità di certe fonti di energia rinnovabili, come per esempio le pale eoliche, che esiste in altri paesi. In base all’articolo 9 della Costituzione, il paesaggio è tutelato come elemento identitario della nazione italiana, per cui vulnerarlo con intrusioni inappropriate significa violare l’identità stessa della nazione.
Giuseppe Severini, perugino, dal 2009 al 2021 è stato presidente di Sezione del Consiglio di Stato. È stato Presidente della Associazione magistrati del Consiglio di Stato, membro del board dell'associazione dei Consigli di Stato europei, consigliere giuridico dei ministri dell’Industria, dei Beni culturali, degli Affari Esteri e, per dodici anni, della Difesa. Ha lavorato tra l’altro alla privatizzazione dell’Enel e alla revisione degli accordi di Osimo. All’inizio era stato Pretore di Todi e sostituto Procuratore alla Procura di Perugia. Figura nota nel diritto pubblico italiano, è autore di numerose pubblicazioni ed è considerato tra i massimi esperti di diritto del patrimonio culturale e dei contratti pubblici.