Scrivere per il teatro
Lucia Calamaro
Lucia Calamaro è oggi considerata tra le migliori interpreti di quella difficile arte che risponde al nome di drammaturgia.
Nata a Roma, cresciuta in Uruguay e formatasi a Parigi, è anche attrice e regista, ma si è man mano imposta come autrice teatrale e la sua affermazione prosegue costante ormai da più di 15 anni.Grazie ad una lingua scarna, essenziale ma sottile e capace di scavare in profondità, la Calamaro ha saputo raccontare come pochi il nostro presente, il qui e ora, le sue contraddizioni e i suoi paradossi.
Noi l'abbiamo incontrata e ne è nata una conversazione istruttiva e ricca di spunti che ha riguardato soprattutto la figura del drammaturgo. Scrivere per il teatro, ci ha raccontato la Calamaro, richiede due requisiti fondamentali: delle cose da dire e un modo in cui dirle, ovvero uno stile. Poi non si può prescindere dall'aver fatto teatro, aver passato tante ore in "quegli spazi chiusi, pieni di polvere, con l' odore del legno" perché la drammaturgia è una parola parlata che, lei sola, unisce simbolo e presenza: dunque scrivere per il teatro richiede una conoscenza diretta del palcoscenico.
Resta un grande problema, tutto italiano: non avere vere scuole di drammaturgia ed è questo, secondo la Calamaro, il motivo per cui abbiamo pochi scrittori di teatro.
Non può mancare un consiglio ai giovani che vogliano seguire la sua strada: bisogna "tenere sveglio lo spettatore, che certe volte viene a teatro per dormire insieme con gli altri" e se ciò accade la colpa è di chi scrive (non del pubblico), perché non è riuscito ad "arrivare" a chi sta in platea. Allora il consiglio a chi voglia seguire la sua strada non può essere che "fatti capire e tienili svegli!".
Nata a Roma, cresciuta in Uruguay e formatasi a Parigi, è anche attrice e regista, ma si è man mano imposta come autrice teatrale e la sua affermazione prosegue costante ormai da più di 15 anni.Grazie ad una lingua scarna, essenziale ma sottile e capace di scavare in profondità, la Calamaro ha saputo raccontare come pochi il nostro presente, il qui e ora, le sue contraddizioni e i suoi paradossi.
Noi l'abbiamo incontrata e ne è nata una conversazione istruttiva e ricca di spunti che ha riguardato soprattutto la figura del drammaturgo. Scrivere per il teatro, ci ha raccontato la Calamaro, richiede due requisiti fondamentali: delle cose da dire e un modo in cui dirle, ovvero uno stile. Poi non si può prescindere dall'aver fatto teatro, aver passato tante ore in "quegli spazi chiusi, pieni di polvere, con l' odore del legno" perché la drammaturgia è una parola parlata che, lei sola, unisce simbolo e presenza: dunque scrivere per il teatro richiede una conoscenza diretta del palcoscenico.
Resta un grande problema, tutto italiano: non avere vere scuole di drammaturgia ed è questo, secondo la Calamaro, il motivo per cui abbiamo pochi scrittori di teatro.
Non può mancare un consiglio ai giovani che vogliano seguire la sua strada: bisogna "tenere sveglio lo spettatore, che certe volte viene a teatro per dormire insieme con gli altri" e se ciò accade la colpa è di chi scrive (non del pubblico), perché non è riuscito ad "arrivare" a chi sta in platea. Allora il consiglio a chi voglia seguire la sua strada non può essere che "fatti capire e tienili svegli!".