Amleto
La tragedia forse più famosa di Shakespeare e perché è cosi' attuale
Amleto è giustamente considerato una delle maggiori opere, non solo teatrali, di tutti i tempi. Scritta probabilmente tra il 1600 ed il 1602 è tra le più celebri e rappresentate tragedie di Shakespeare, forse il suo capolavoro. Il famosissimo monologo del terzo atto ("Essere o non essere") è stato nel tempo un banco di prova per attori diversi in tante parti del mondo, visto che il testo è tradotto in quasi tutte le lingue esistenti. La stessa espressione "dubbio amletico" trae origine proprio dai tormenti interiori che travagliano l'esistenza del protagonista.
Incalzato dallo spettro del re, suo padre, che gli appare per chiedergli di vendicare l'uccisione ad opera del proprio fratello per l'ambizione del trono e del matrimonio con la Regina, Amleto è "un'anima divisa in due". Disorientato dal duplice ruolo di ubbidienza filiale e di giovane e mite principe innamorato di Ofelia e del teatro, Amleto esita, rinvia, divenendo il simbolo di una modernità fondata sul dubbio, l'introspezione, che finisce per paralizzarlo e relegarlo in una angosciante inazione: sospeso appunto tra "Essere e non essere".
Quanto è ancora attuale questa tragedia? E i giovani possono ancora riconoscersi in quello che è, in fondo, un loro coetaneo?
Per rispondere a queste domamde siamo andati al Teatro Argentina di Roma dove era in scena appunto "Amleto" e ne abbiamo parlato con il regista Giorgio Barberio Corsetti e con l' attore Fausto Cabra che intepreta il principe di Danimarca, scoprendo che non ha senso chiedersi se Amleto sia moderno o meno perchè egli è passato, presente e addirittura futuro.
Incalzato dallo spettro del re, suo padre, che gli appare per chiedergli di vendicare l'uccisione ad opera del proprio fratello per l'ambizione del trono e del matrimonio con la Regina, Amleto è "un'anima divisa in due". Disorientato dal duplice ruolo di ubbidienza filiale e di giovane e mite principe innamorato di Ofelia e del teatro, Amleto esita, rinvia, divenendo il simbolo di una modernità fondata sul dubbio, l'introspezione, che finisce per paralizzarlo e relegarlo in una angosciante inazione: sospeso appunto tra "Essere e non essere".
Quanto è ancora attuale questa tragedia? E i giovani possono ancora riconoscersi in quello che è, in fondo, un loro coetaneo?
Per rispondere a queste domamde siamo andati al Teatro Argentina di Roma dove era in scena appunto "Amleto" e ne abbiamo parlato con il regista Giorgio Barberio Corsetti e con l' attore Fausto Cabra che intepreta il principe di Danimarca, scoprendo che non ha senso chiedersi se Amleto sia moderno o meno perchè egli è passato, presente e addirittura futuro.
Io penso che Amleto non sia solo contemporaneo, ma sia più contemporaneo della nostra contemporaneità, anzi percepisco che come tutte le stelle sono più avanti delle rotte che noi prendiamo e le usiamo come dei fari per darci la direzione. Non è da chiedersi se Amleto è contemporaneo, Amleto non è contemporaneo, è futuro perché è una cosa che ci appartiene nel DNA , sono quei capisaldi che stanno talmente nelle nostra fondamenta che influenzano la vetta non che abbiamo raggiunto ma che raggiungeremo. Fausto Cabra, attore