Jacques Lecoq, viaggio in Italia
Alla riscoperta di un grande del teatro
Tre “gioielli” ritrovati e restaurati, tre testimonianze dell’arte di Jacques Lecoq, uno dei più importanti uomini del teatro del Novecento. Storie in sedici millimetri riscoperte dalle Teche Rai che accompagnano “Jacques Lecoq, viaggio in Italia”.
Sono tre pantomime – pressoché inedite - registrate alla Rai di Milano: Folie Restaurant, del 1955, Dogana Express, del 1954, entrambe con le musiche originali di Gino Negri, e Fan Fan Bar, con musiche di Mario Consiglio, che è andata in onda – prima della tv “ufficiale” - l'8 ottobre del 1953 e che, a oggi, è uno dei programmi integrali più antichi tra quelli delle Teche. Nel cast, con Lecoq, una giovanissima Adriana Asti e un sorprendente Romolo Valli, con la regia di Alessandro Brissoni.
Lecoq, tra la fine degli anni ‘40 e i primi anni ‘50, ha vissuto anni formidabili, non solo per il Teatro e la Rai, ma per la rinascita del Paese. Ha attraversato l'Italia collaborando con tutti i grandi artisti dell'epoca, partecipando a quanto di meglio veniva creato sulle scene, al cinema, nella musica e nelle grandi istituzioni culturali. E, dopo aver collaborato con Gianfranco de Bosio a Padova, nella Compagnia Teatrale dell'Università, ha fondato con Giorgio Strehler e Paolo Grassi la Scuola del Piccolo. Qui ha realizzato spettacoli come Il dito nell'occhio con Dario Fo, Franco Parenti e Giustino Durano e, con Amleto Sartori, ha riscoperto elementi essenziali della Commedia dell'arte come le maschere in cuoio diventate - grazie all' Arlecchino, interpretato prima da Marcello Moretti, e poi da Ferruccio Soleri – icone in tutto il mondo. Lecoq, sempre con Sartori, ha reinventato la maschera neutra, uno degli strumenti più innovativi del teatro contemporaneo, essenziale per la pedagogia dell'attore.
Ma non solo: il mimo francese ha lavorato con altri protagonisti della cultura di quegli anni, da Anna Magnani, che lo ha voluto per le coreografie del suo grande ritorno sul palco con la rivista Chi è di scena? ai compositori Luciano Berio e Bruno Maderna che gli hanno affidato la regia di Mimemusique 2 e Allez Hop, su testi di Italo Calvino; da Giancarlo De Carlo ed Elio Vittorini, che lo hanno chiamato alla X Triennale di Milano per un cortometraggio sulla “citta che sale” intitolato Una lezione di urbanistica, a Vittorio Gassman e Francesco Rosi per i quali ha ideato i movimenti di scena di Kean, genio e sregolatezza, girato a Cinecittà.
In Italia ha anche riscoperto l'importanza del coro della tragedia antica che ha messo in scena per varie stagioni dell'Istituto del Dramma Antico di Siracusa con attori come Elena Zareschi e Arnoldo Foà e, a Roma, con Luigi Squarzina, al Teatro Eliseo, ha presentato la prima edizione italiana de I sette vizi capitali di Bertolt Brecht e Kurt Weill con Laura Betti e Carla Fracci.
Il viaggio in Italia di Lecoq è documentato da una ricchissima documentazione tv della Rai e da molti archivi di istituzioni pubbliche - oltre alla Triennale e al Piccolo, la Scuola di Lecoq a Parigi, la Paolo Grassi di Milano, l'Archivio Audiovisivo di Intesa Sanpaolo, dell'Opera di Roma, del Museo della Maschera Sartori, dell'INDA, della Fondazione Fo e della Fondazione Fontana, del Teatro Stabile di Torino, del Donizetti di Bergamo e del Franco Parenti di Milano - e archivi privati come quelli di Gianfranco De Bosio e Gino Negri.
Sono tre pantomime – pressoché inedite - registrate alla Rai di Milano: Folie Restaurant, del 1955, Dogana Express, del 1954, entrambe con le musiche originali di Gino Negri, e Fan Fan Bar, con musiche di Mario Consiglio, che è andata in onda – prima della tv “ufficiale” - l'8 ottobre del 1953 e che, a oggi, è uno dei programmi integrali più antichi tra quelli delle Teche. Nel cast, con Lecoq, una giovanissima Adriana Asti e un sorprendente Romolo Valli, con la regia di Alessandro Brissoni.
Lecoq, tra la fine degli anni ‘40 e i primi anni ‘50, ha vissuto anni formidabili, non solo per il Teatro e la Rai, ma per la rinascita del Paese. Ha attraversato l'Italia collaborando con tutti i grandi artisti dell'epoca, partecipando a quanto di meglio veniva creato sulle scene, al cinema, nella musica e nelle grandi istituzioni culturali. E, dopo aver collaborato con Gianfranco de Bosio a Padova, nella Compagnia Teatrale dell'Università, ha fondato con Giorgio Strehler e Paolo Grassi la Scuola del Piccolo. Qui ha realizzato spettacoli come Il dito nell'occhio con Dario Fo, Franco Parenti e Giustino Durano e, con Amleto Sartori, ha riscoperto elementi essenziali della Commedia dell'arte come le maschere in cuoio diventate - grazie all' Arlecchino, interpretato prima da Marcello Moretti, e poi da Ferruccio Soleri – icone in tutto il mondo. Lecoq, sempre con Sartori, ha reinventato la maschera neutra, uno degli strumenti più innovativi del teatro contemporaneo, essenziale per la pedagogia dell'attore.
Ma non solo: il mimo francese ha lavorato con altri protagonisti della cultura di quegli anni, da Anna Magnani, che lo ha voluto per le coreografie del suo grande ritorno sul palco con la rivista Chi è di scena? ai compositori Luciano Berio e Bruno Maderna che gli hanno affidato la regia di Mimemusique 2 e Allez Hop, su testi di Italo Calvino; da Giancarlo De Carlo ed Elio Vittorini, che lo hanno chiamato alla X Triennale di Milano per un cortometraggio sulla “citta che sale” intitolato Una lezione di urbanistica, a Vittorio Gassman e Francesco Rosi per i quali ha ideato i movimenti di scena di Kean, genio e sregolatezza, girato a Cinecittà.
In Italia ha anche riscoperto l'importanza del coro della tragedia antica che ha messo in scena per varie stagioni dell'Istituto del Dramma Antico di Siracusa con attori come Elena Zareschi e Arnoldo Foà e, a Roma, con Luigi Squarzina, al Teatro Eliseo, ha presentato la prima edizione italiana de I sette vizi capitali di Bertolt Brecht e Kurt Weill con Laura Betti e Carla Fracci.
Il viaggio in Italia di Lecoq è documentato da una ricchissima documentazione tv della Rai e da molti archivi di istituzioni pubbliche - oltre alla Triennale e al Piccolo, la Scuola di Lecoq a Parigi, la Paolo Grassi di Milano, l'Archivio Audiovisivo di Intesa Sanpaolo, dell'Opera di Roma, del Museo della Maschera Sartori, dell'INDA, della Fondazione Fo e della Fondazione Fontana, del Teatro Stabile di Torino, del Donizetti di Bergamo e del Franco Parenti di Milano - e archivi privati come quelli di Gianfranco De Bosio e Gino Negri.