Shechter a TorinoDanza

Alle Fonderie Limone di Moncalieri

Hofesh Shechter, uno dei coreografi più dirompenti della danza contemporanea, torna a Torinodanza Festival con Theatre of Dreams, una nuova creazione che esplora in profondità il mondo della fantasia e del subconscio, rivelando paure, speranze e desideri della mente umana.

Theatre of Dreams presenta tutta la potenza fisica e la complessità della coreografia di Hofesh Shechter e dei suoi danzatori che, insieme a tre musicisti che eseguiranno le musiche dal vivo, accompagnano il pubblico nell’immersione totale in un mondo onirico. Lo spettacolo andrà in scena in prima nazionale nella sala grande delle Fonderie Limone di Moncalieri il 17, 18 e 19 ottobre 2024 alle 20.45.

Shechter sarà anche protagonista di Hofesh Shechter on the Screen, una rassegna cinematografica realizzata in collaborazione col Museo Nazionale del Cinema, che proporrà al Cinema Massimo la proiezione dei film del regista e coreografo israeliano. Gli appuntamenti sono in programma il 20 ottobre 2024 alle 16.00 e alle 18.00.

 

Questo pezzo – racconta Shechter – è guidato dall’immaginario collettivo che riguarda le nostre vite e le nostre società, con le loro regole, le aspettative che dobbiamo affrontare e ciò che ci è permesso realizzare. La nostra comprensione della vita è il frutto delle narrazioni che ci scambiamo in quanto membri di una comunità, i nostri bambini crescono con le storie che raccontiamo loro. A partire da questo si forgia la nostra realtà sociale: degli esseri umani che immaginano un mondo e lo trasformano in realtà. Ed è questo che la pièce espone davanti al pubblico, come in uno specchio, probabilmente deformante. Potrebbe sembrare un pensiero vago, ma il mio ruolo non è quello di imporre un punto di vista o una teoria. Preferisco sollevare delle questioni piuttosto che dare delle risposte precostituite. Non nascondo la complessità delle cose, con cui siamo costantemente alle prese. Sento che l’esperienza collettiva sia il centro del mio lavoro: condividere la gioia, la potenza, i dolori ma anche la confusione, perché l’essere umano è pieno di conflitti interiori e turbato dai suoi bisogni contraddittori. La magia del teatro e della danza è proprio quella di permetterci di essere più in sintonia con gli altri. In questo spettacolo tentiamo di far cadere le definizioni in modo che le comunità possano mescolarsi». «In questo processo – continua il coreografo, parlando del suo metodo di creazione collettivo insieme ai danzatori – tutto sta nell’aprirsi al massimo. Io porto dei gesti e la musica. Elaboriamo questo materiale, lasciando libero corso alle nostre associazioni. Tutto quello che entra in gioco mi interessa e diventa uno strumento. E anche se so dove voglio andare, tutto finisce per diventare più ricco e più grande di quello che immaginavo. Allora il mio lavoro consiste nel trovare una forma che imbarchi il pubblico e i danzatori per un viaggio. […] D’altra parte, la presenza delle nostre narrazioni collettive, come fermento della creazione, ci apre una porta sul mondo complesso delle nostre emozioni. È come un tuffo frenetico nell’inconscio collettivo per far nascere una nuova opera. Ma sarà una decostruzione della narrazione collettiva, questo “teatro dei sogni” in cui viviamo e dove si creano le strutture