La morte a Venezia

Dal romanzo di Thomas Mann, il racconto di Liv Ferracchiati che combina parola danza e video

Dopo aver attraversato, con Hedda Gabler e Come tremano le cose riflesse nell’acqua, le parole di Ibsen e Čechov, Liv Ferracchiati sceglie ora di affrontare una rilettura del La morte a Venezia per raccontare la difficoltà di scrivere e come questa fatica, alla fine, sia squarciata da momenti rari costellati da incontri con altri esseri umani.



Partendo dal romanzo di Thomas Mann e combinando tre diversi linguaggi – parola, danza e video – Liv Ferracchiati esplora il rapporto che unisce bellezza e atto creativo. Una macchina fotografica su un treppiede al limitare delle onde e uno scrittore che muore su una spiaggia per aver mangiato delle fragole contaminate dal colera, simbolo dell’inesplorato che giace in ognuno di noi.  Distaccandosi dal tema dell’omoerotismo e della differenza d’età, rimane l’incontro a Venezia tra Gustav von Aschenbach e Tadzio. Rimane la morte.

Dal 5 al 9 febbraio | Teatro India ROMA

Dal 15 al 25 maggio | Piccolo Teatro - Studio Melato MILANO

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