I giorni dell'insurrezione: la liberazione di Genova, Milano e Torino attraverso i racconti dei protagonisti (1975).
I giorni dell'insurrezione: la liberazione di Genova, Milano e Torino attraverso i racconti dei protagonisti (1975).
Durante la seconda guerra mondiale furono molti i volontari, uomini e donne, che rischiarono tutto per sconfiggere il nazifascismo. Il secondo conflitto mondiale ha infatti due facce. La prima è quella rappresentata dalle schiere degli eserciti regolari, di cui sono noti i nomi dei generali e dei capi di stato, dei luoghi delle battaglie decisive. La seconda è invece la guerra clandestina dei popoli vinti, combattuta nell’ombra dalle formazioni partigiane. La Resistenza in Europa assume caratteristiche che variano da paese a paese, ma il fine è ovunque identico: la liberazione del territorio nazionale, da cui dipende l’avvenire di tutti.
Da Pietro Nenni a Teresa Mattei, da Ferruccio Parri a Paolo Emilio Taviani, una galleria di ricordi dei partigiani e principali artefici della Liberazione.
La vita di Pietro Nenni, uno dei protagonisti della Resistenza e dei padri della Costituzione italiana, sembra essere un viaggio alla continua ricerca di un mondo migliore, per il quale Nenni si è impegnato sia come politico che come uomo. Il viaggio inizia a Faenza, dove, ancora bambino, assiste a un'insurrezione di operai e contadini che chiedono il pane, e continua da uno sciopero a un altro, da un carcere ad un altro, da un esilio ad un altro, fino ad arrivare al suo impegno nel CNL. Qui è Nenni stesso a parlare, attraverso interviste tratte dagli archivi RAI; il racconto viene poi arricchito attraverso documenti d’archivio, come le lettere scritte alla moglie e alle figlie e i documenti sul suo conto conservati nel casellario giudiziario presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Luigi Longo è stato tra i grandi protagonisti della Resistenza italiana. Da sempre antifascista e membro del Partito Comunista Italiano, ha svolto un’intensa attività rivoluzionaria, sia in Italia che all’estero, soprattutto in Spagna come Ispettore Generale delle Brigate Internazionali. Ha conosciuto il carcere e il confino a cui il regime lo ha condannato. Nell’aprile del 1945 ha partecipato attivamente all’insurrezione dell’Italia settentrionale. Nel secondo dopoguerra ha rivestito importanti incarichi politici ed è stato Segretario generale del PCI dal 1964 al 1972.
Le riflessioni della storica Anna Bravo e la testimonianza di Marisa Rodano ricostruiscono l’esperienza dei Gruppi di Difesa della Donna, l’organizzazione femminile che dal novembre del 1943 fino alla Liberazione si dedica a creare una vasta rete di assistenza alle famiglie dei detenuti, dei deportati, alle lavoratrici. Un’esperienza unitaria e ampiamente diffusa in tutta Italia, che costituisce una delle pagine più ricche e intense dell’ impegno femminile durante la Resistenza.
Giuseppe Spataro è stato impegnato in politica fin da giovane, legando il suo nome a quello di Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, di cui è stato vicesegretario nazionale. Durante il fascismo ha svolto un’importante opera di opposizione al regime, organizzando riunioni clandestine nella sua abitazione romana e partecipando al Comitato di Liberazione Nazionale. Al termine della guerra ha contribuito in maniera significativa alla nascita della Democrazia Cristiana.
Nel 1926 l’assassinio, per mano di squadre fasciste, del padre Giovanni, intellettuale liberale, intensifica la militanza antifascista del giovane Giorgio Amendola, che nel 1929 decide di aderire al Partito Comunista d’Italia, in polemica con l’ ”attesismo” della maggior parte dei gruppi d’opposizione liberal-democratici. La sua attività per il partito lo porta, nel 1932, a Milano, dove viene arrestato e poi mandato al confino fino al 1937. A Parigi, nel 1942, è il principale artefice di un patto d’unità d’azione tra PCd’I, PSI e GL. Si trova già in Italia il 25 luglio, quando cade il fascismo. La sua precedente collaborazione con la resistenza francese lo rende l’uomo ideale per guidare, dopo l’8 settembre, i Gruppi d’Azione Patriottica (i cosiddetti GAP), di cui autorizza le azioni militari, compreso l’attentato di Via Rasella a Roma. Dopo la guerra diventa uno dei principali dirigenti del PCI, partecipa alla Consulta e all’Assemblea Costituente.
Da giovane editore a capo del CLN piemontese, la vita di Franco Antonicelli è sempre stata ispirata ai valori liberali. L’amore per la libertà ha sempre costituito l’anima del percorso di Antonicelli, sia quando, da intellettuale, si è opposto alla cultura del fascismo dominante, sia quando, da partigiano, ha scelto di prendere parte in prima persona alla battaglia resistenziale.
Da eroe della Prima guerra mondiale a oppositore di Mussolini e nemico dello Stato: questo il paradossale cammino percorso da Ferruccio Parri in poco più di un decennio, dal 1915 al 1926, anno in cui viene arrestato dalla polizia fascista per aver organizzato la fuga all’estero del leader socialista Filippo Turati. Interventista anti-giolittiano e anti-socialista nel 1915, in nome di una rivoluzione nazionale tradita dopo l’unificazione del paese, Parri è sospinto dalla logica stessa del regime fascista a diventare un convinto sostenitore della democrazia e dei valori della giustizia e della libertà. Dopo anni di confino, nel 1942 è tra i fondatori del Partito d’Azione e, fin dal settembre del 1943, uno dei maggiori protagonisti della Resistenza, con un ruolo chiave nell’organizzazione e nella direzione militare della lotta partigiana.
Di solida formazione cattolica, Paolo Emilio Taviani diventa un deciso oppositore del fascismo all’età di 26 anni, quando il regime di Mussolini consolida la propria alleanza con la Germania nazista promulgando le leggi razziali. Subito dopo la caduta del fascismo, nel luglio del 1943, fonda la sezione ligure di quel partito cattolico che assumerà di lì a poco il nome di Democrazia Cristiana. Partecipa da subito alla resistenza in Liguria, entrando nel locale CLN, occupandosi di reperire fondi, di mantenere i collegamenti con il CLNAI e con gli alleati, e pubblicando il periodico clandestino “La Voce d’Italia”. Nella notte del 23 aprile 1945 si mette alla testa dell’insurrezione di Genova che dà il via a quella del resto dell’Italia settentrionale. Dopo la guerra partecipa all’Assemblea Costituente e diventa uno dei massimi esponenti della Democrazia Cristiana.
Socialista, antifascista, padre costituente, uomo politico e delle Istituzioni, quinto Presidente della Repubblica Italiana: Giuseppe Saragat. Nato a Torino nel 1898 e laureato in economia e commercio, nel 1922 Saragat entra nel Partito Socialista Unitario, guidato da Giacomo Matteotti, e diventa uno degli esponenti di spicco dell’antifascismo. Costretto a trasferirsi all’estero, rientra in Italia dopo la caduta del fascismo, diventa ministro senza portafogli nell’esecutivo Bonomi del 1944 e con l’Italia liberata è ambasciatore italiano a Parigi tra il ’45 e il ’46. È anche presidente dell’Assemblea Costituente che dal 25 giugno del 1946 redige la Carta Costituzionale. Nel 1947, contrario all’alleanza tra socialisti e comunisti, entra in conflitto con Nenni e dà vita alla “scissione di palazzo Barberini”. Il 18 aprile 1948, nelle prime elezioni del Parlamento Italiano, il suo nuovo PSDI ottiene solo il 7 per cento dei voti e si assesta nell’orbita del centrismo DC, criticato da destra e da sinistra. Nelle elezioni del giugno 1953, Saragat è di nuovo sconfitto ed è sua la celebre battuta di quei giorni: “un destino cinico e baro”.
Combattente della Grande Guerra, medaglia d'argento al valor militare, partigiano, parlamentare socialista e membro della Costituente, presidente della Camera e figura capace di reinterpretare il ruolo del Capo dello Stato, Sandro Pertini è stato tutto questo, ma anche tanto altro. Ripercorriamo gli avvenimenti della vita di Pertini soprattutto attraverso le sue parole tratte da lettere, interviste, documenti ufficiali e le immagini di un luogo emblematico come il carcere di Santo Stefano. “Pertini è stato soprattutto l’uomo che ha riavvicinato il paese alle istituzioni in un momento di grande crisi istituzionale”, sottolinea il Professor Stefano Caretti, il maggior studioso dei suoi scritti, “un uomo coraggioso che dimostrò il suo coraggio in tante occasione”, dice il giornalista Claudio Angelini che lo ha seguito nei suoi viaggi durante il “settennato”.
Le attività e la formazione del Comitato di Liberazione Nazionale, grande protagonista politico del movimento della Resistenza italiana. Con il professore Giovanni Sabbatucci la puntata ripercorre in particolare l’azione in quei mesi drammatici per l’Italia per meglio capire quale contributo diede il Comitato alla liberazione del territorio e al rinnovamento politico del Paese. Il 9 settembre del 1943 all’indomani dell’annuncio dell’armistizio, in una situazione di totale confusione, si forma a Roma il CLN. Un altro momento chiave è la cosiddetta “svolta di Salerno”, operata da Palmiro Togliatti ai primi di aprile del '44. Nell’aprile del ‘45 cadono una dopo l’altra le principali città del Nord Italia ancora occupate da forze nemiche; il 25 aprile il CLN ordina l’insurrezione generale e intima la resa ai nazifascisti.
Il senatore Leo Valiani (Fiume, 1909 - Milano, 1999) racconta a una classe liceale la Resistenza, organizzata dal Comitato di Liberazione Nazionale italiana, nelle regioni dell’Italia settentrionale, ancora occupata dalle truppe tedesche. Il governo che i partiti antifascisti formarono nella Roma liberata, nel giugno 1944, prese alcune decisioni importanti per la liberazione del resto del paese. La prima fu l’elezione di un’assemblea costituente fra i membri delle istituzioni monarchiche e quelle repubblicane. Queste ultime avrebbero poi prevalso nel giugno del 1946. Inoltre, il governo delegò al Cln la rappresentanza del governo stesso nei territori occupati. Il Cnl organizzò insurrezioni che partirono dalle fabbriche occupate dai partigiani nelle maggiori città italiane, volte anche a dimostrare la volontà del popolo italiano di liberarsi dall’invasione nazista prima dell’intervento degli alleati. Di fatto, questo tipo di sovversione cittadina si sommò a quella delle campagne e all’intervento delle truppe americane, determinando la sconfitta dei tedeschi.
Negli anni della Seconda guerra mondiale, Sandro Pertini (Stella, 25 settembre 1896 - Roma, 24 febbraio 1990) si distinse per la propria attività antifascista subendo numerosi arresti, carcerazioni e confini all'estero. Catturato a Roma dalle SS il 15 ottobre 1943 e condannato a morte senza processo insieme a Giuseppe Saragat, riuscì a evadere insieme al compagno dal carcere di Regina Coeli il 24 settembre 1944, grazie all'intervento dei partigiani. Nel video Sandro Pertini e Giuseppe Saragat - presidenti della Repubblica rispettivamente dal 1978 al 1985 e dal 1964 al 1971 - tornano a Regina Coeli trentaquattro anni dopo la loro carcerazione, per ricordare i giorni drammatici dell`arresto e della permanenza in cella prima della fuga.
Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, presidenti della repubblica rispettivamente dal 1978 al 1985 e dal 1964 al 1971, tornano a Regina Coeli trentaquattro anni dopo la loro carcerazione, per ricordare i giorni drammatici dell`arresto e della permanenza in cella prima della fuga. Catturati nell’agosto del 1944 dalle SS, Pertini e Saragat furono condannati a morte senza processo, in via amministrativa. Trascorso il loro periodo di detenzione nel braccio tedesco del carcere, di cui il filmato mostra alcune celle, riuscirono ad evadere grazie ad un piano preparato dai partigiani il 24 gennaio 1944.
Com'è cambiato, nell’arco di circa un decennio, il modo di ricordare e celebrare la Resistenza in occasione dell`anniversario del 25 aprile? Dalla consegna di medaglie ai partigiani nel 1946 da parte del generale Cadorna a Milano, fino al discorso pronunciato da Adone Zoli in occasione del grande raduno per commemorare la Resistenza a Roma nel 1958, il documentario passa in rassegna filmati d`epoca, stralci di telegiornali e interventi radiofonici mostrando gli interventi di alcune tra le maggiori personalità politiche del tempo: da Togliatti a De Gasperi, da Luigi Einaudi ad Enrico De Nicola, da Mario Scelba a Ferruccio Parri.
Attraverso filmati d`epoca, stralci di telegiornali e interventi radiofonici, il documentario mostra come sia cambiato, nell’arco di circa un decennio, il modo di ricordare e celebrare la Resistenza in occasione dell`anniversario del 25 aprile. Ripercorrendo l`arco di tempo che va dal 1961 fino all`annuncio, il 12 dicembre del 1969, della strage di piazza Fontana, l`audiovisivo passa in rassegna le celebrazioni dell`anniversario. Si passa da manifestazioni e scontri con la polizia, di cui vediamo le immagini che documentano gli scontri di Firenze, a celebrazioni ufficiali, durante le quali sfilano le maggiori personalità del tempo: da Saragat a Moro, da Franca Falcucci a Rumor.
Attraverso filmati d`epoca, stralci di telegiornali e interventi radiofonici, il documentario mostra come sia cambiato, nell’arco di circa un decennio, il modo di ricordare e celebrare la Resistenza in occasione dell`anniversario del 25 aprile. Sullo sfondo della strage di Brescia e dell`assassinio di Claudio Varalli, l`unità passa in rassegna gli interventi delle maggiori personalità politiche del tempo, da Zaccagnini a Pertini, che sottolineano l`impegno dello Stato nella lotta contro il terrorismo.