Lo Speciale di Rai Scuola - Educazione civica dedicato alla legalità vede la presenza di diverse personalità le quali, ognuna dal proprio punto di vista ed in base alla propria esperienza, riesce a definire un profilo dell'argomento decisamente interessate ed attuale. Sono l'ex Magistrato Gherardo Colombo e l'ex Procuratore Benito Melchionna, Francesca Rispoli dell'associazione Libera, l'Avvocato Marina Garrone. Voci provenienti da realtà e storie diverse che giungono tutte ad una medesima conclusione: la legalità è un valore che conviene tenersi bene stretti.
Riviviamo gli anni del Maxi-processo alla mafia. All’inizio degli anni Ottanta, Rocco Chinnici istituisce il pool che vedrà in prima linea i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella dura lotta contro l'organizzazione criminale di Cosa Nostra. Il risultato di anni e anni di indagini, sarà proprio il Maxi Processo che comincerà il 10 febbraio 1986, e terminerà il 30 gennaio 1992.
Un'attenta analisi delle metamorfosi sociali, culturali ed economiche che hanno favorito il consolidamento economico del potere criminale mafioso: dalla mafia del latifondo al business dei sequestri, dalla droga fino al riciclaggio. Un potere che ha ormai da tempo varcato i confini oceanici alla conquista dei mercati globali. Un mafioso, come afferma Pietro Grasso, preferisce restare in galera da ricco, che in libertà da povero.
Il codice d’onore di Cosa Nostra lascia alle donne un ruolo essenzialmente domestico e familiare. Accanto ai propri uomini che possano essere mariti, figli o fratelli, le donne mantengono un'assoluta fedeltà al clan e alla famiglia. Con il tempo il ruolo di queste donne va cambiando. Alcune di loro hanno avuto un impulso di ribellione verso quelle leggi criminali, altre al contrario, ne sono totalmente devote.
Il fenomeno del pentitismo, le storie dei principali collaboratori di giustizia e le leggi per regolamentare la loro posizione, l'azione di Cosa Nostra, le sue reazioni e i suoi segreti. Due grandi pentiti a confronto: Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Al Maxiprocesso, all'ingresso del primo si è avuto un silenzio assordante, come se la sua presenza incutesse rispetto e onore. Alla comparsa del secondo invece, il giorno successivo, dalle stesse gabbie si è scatenata una grande rabbia.
Un'analisi delle analogie e delle differenze tra le diverse organizzazioni criminali presenti sul territorio italiano: Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra. Fratelli di sangue che hanno saputo rispettare le proprie zone di influenza e molto spesso hanno messo su alleanze e joint venture per accrescere i propri affari.
Alla base dell’identità mafiosa di Cosa Nostra, ci sono una serie di ritualità, elementi decisivi per le modalità di ramificazione e radicamento nel territorio, gli sviluppi e i guadagni del consenso interno ed esterno. La prova dell’insediamento di Cosa Nostra, si identifica in un decalogo trovato nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo: dieci dettami da seguire per far parte dell’organizzazione criminale. Col tempo i mafiosi si sono riconosciuti in queste norme etiche che tramandano un retaggio del linguaggio criminoso proprio dell’organizzazione.
Il rapporto tra mafia e religione. Il tentativo dei mafiosi di appropriarsi della liturgia della fede. La menzogna che copre il reato e il peccato. Tutto questo attraverso l’appassionante testimonianza di Don Ciotti, che racconta il sacrificio dei religiosi veri che la mafia l’hanno combattuta fino alla morte.
Dal sacco di Palermo degli anni Sessanta, al racket delle estorsioni, ai grandi appalti pubblici, la mafia condiziona la società, la politica, l’economia. Lo stesso mondo politico si fa influenzare pur di raccogliere voti e consenso.
Da sempre la mafia si è appropriata di simboli e ritualità legate alla religione. Boss devoti e prelati conniventi o collusi sono spesso andati a braccetto. Una complicità connaturata nelle tradizioni siciliane, che ha portato vantaggi reciproci, fin quando l’anatema di Giovanni Paolo II, nel 1993, ha tracciato un solco tra Chiesa e Cosa Nostra. Un'analisi di questo rapporto contraddittorio, tra una fede votata all’amore del prossimo e un'organizzazione che fonda il suo cerimoniale nell'azione sanguinaria.
Un'analisi di uno degli aspetti più complessi di una stagione caratterizzata da azioni violente: le stragi del 1992 e 1993, uno spartiacque nella storia del Paese. Le stragi di Capaci e Via d'Amelio dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino e la loro scorta, sono il culmine dell’attacco stragista di Cosa Nostra allo Stato.
Ripercorrendo la sua storia di magistrato, Gian Carlo Caselli parla, intervistato in occasione del Festival di Trani 2018, di come si debba oggi parlare di mafia al plurale, perchè esistono più fenomeni mafiosi in Italia.
La nuova mafia mercatista, radicata al Nord Italia: nuovi contatti e nuovi interessi. Ce ne parla del fenomeno il magistrato Roberto Scarpinato, Procuratore generale presso la Corte d'appello di Palermo.
Lo sviluppo della mafia a Reggio Emilia, che mette radici nella città simbolo della cura sociale, degli asili migliori al mondo, del vitalissimo modello di sviluppo emiliano. A parlarne sono il professore Nando Dalla Chiesa e la ricercatrice Federica Cabras, che hanno approfondito il tema in un libro, Rosso mafia.
In questa breve intervista, realizzata in occasione del festival Dialoghi di Trani 2018, l'ex magistrato Gian Carlo Caselli parla del libro scritto a quattro mani con Guido Lo Forte, "La verità sul processo Andreotti" (Laterza 2018).
A metà degli anni Settanta l’eroina viaggia liberamente tra i giovani, e le città italiane sono piazze di spaccio, migliaia di giovani vengono emarginati dalle famiglie, non riescono a trovare lavoro, e sono costretti a piccoli reati per procurarsi la dose quotidiana. Ma soprattutto l’eroina è un affare enorme per le organizzazioni criminali, che si gettano sul traffico di droga, guadagnando ingenti quantità di denaro. Rai Cultura ripercorre il dramma sociale e gli affari criminali che ruotano da sempre attorno agli stupefacenti. Attraverso i reportage di Giuseppe Marrazzo, che per primo racconta questo fenomeno.
La figura del boss è andata evolvendosi e si è adeguata al cambiamento dei tempi. La comunicazione e il linguaggio utilizzato sono fra gli elementi di maggiore trasfomazione. La conferma si ha attraverso le interviste più celebri rilasciate da alcuni di loro alla Rai, quasi sempre dietro le sbarre che ripercorriamo in questo documentario.
Negli anni Novanta a capo della loro holding criminale, tra le più potenti della Camorra, ci sono quattro elementi: Francesco Schiavone detto Sandokan, Francesco Bidognetti detto Cicciotto di Mezzanotte, poi O' Ninno Antonio Iovine e Michele Zagaria il Capastorta. Sono capiclan ricchi e temuti, imprendibili latitanti, protetti per anni da omertà e complici, nascosti in pochi chilometri quadrati di una provincia dimenticata, tra campi di pomodoro e pascoli per le bufale. Dalla loro ascesa fino al processo Spartacus che ne comincia a sgretolare il potere.
Nel 1979 il giornalista Giuseppe Marrazzo realizza un reportage tra i vicoli di Napoli, ad inseguire i ragazzini che si guadagnavano da vivere con piccole scippi e rapine, o portando nei locali i militari americani di stanza a Napoli. Partendo da questo, si propone un ritratto spietato e tenero di piccoli scugnizzi, che già si atteggiano ad adulti e che forse avrebbero intrapreso la strada del crimine, in anni di strapotere camorristico.
L'Italia è da sempre terreno fertile per le organizzazioni criminali. Una di queste è il clan dei Marsigliesi che conosce una stagione breve e intensa tra gli anni Sessanta e Settanta, tra Milano e Roma. Direttamente da Marsiglia nei primi anni Sessanta arrivano in Italia alcuni criminali che si comportano come gangster americani e che presto si inseriscono nel sottobosco criminale del nostro Paese, a colpi di rapine e di sequestri. I loro nomi, Albert Bergamelli, Jacques Berenguer, Maffeo Bellicini sono per anni tra quelli dei ricercati più imprendibili d’Italia.
1 maggio 1983, nel carcere di Bari, Pino Rogoli diede vita alla Sacra Corona Unita. Nel 2003 l'arresto di Filippo Cerfeda, l'ultimo boss storico della SCU. Attraverso le memorie di un immaginario boss sacrista interpretato da Paolo Sassanelli, e con gli interventi di magistrati, storici e giornalisti, l'inchiesta ripercorre i vent'anni di vita della Sacra Corona Unita. Nata come reazione della criminalità locale alle mire espansionistiche della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, la Sacra Corona Unita in pochi anni riesce a riunire l'intera malavita salentina. Dallo spaccio di droga alle rapine, dalle estorsioni alle bische clandestine; gli uomini che Pino Rogoli guida dal carcere si impossessano in breve tempo di ogni fonte di guadagno illecito
La vicenda del giornale L'Ora è intrecciata con quella della città di Palermo e con la carriera di tanti giornalisti diventati famosi. Nato all'epoca dei Florio, nel 1900, il quotidiano vive il suo periodo d'oro negli anni della direzione di Vittorio Nisticò, dal 1954 al 1975. E' in quest'epoca che nasce il giornalismo antimafia, che tre generazioni di cronisti si formano nella redazione di Piazzetta Napoli. Il racconto delle battaglie del giornale si intreccia così con i casi di cronaca più significativi e con i drammi che hanno portato alla morte di tre cronisti de L'Ora, Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato.
Nel 1949, appena ventiquattrenne, Camilleri inizia la sua collaborazione presso il quotidiano progressista L'Ora di Palermo, attivo dal 1900 al 1992, e che durante il ventennio divenne un organo della sezione fascista di Palermo. Inizialmente Camilleri pubblicherà per il quotidiano solo quattro racconti brevi. In questa interrvista lo scrittore ci parla della sua esperienza al giornale, dei primi raccontini inviati, dei primi deboli approcci alla scrittura, e di come fosse insolito che all'epoca L'Ora fosse l'unico giornale, nel panorama editoriale, ad avere una terza pagina dedicata esclusivamente alla cultura.
Quali caratteristiche deve avere la giustizia italiana per essere effettiva? Ce ne parla in questa esclusiva intervista, realizzata in occasione del Festival di Trani 2018, il magistrato Gian Carlo Caselli, già a capo della Procura di Palermo, in seguito alle stragi di Falcone e Borsellino del 1992.
In un'intervista rilasciata al Festival di Trani 2018, il magistrato Roberto Scarpinato, Procuratore generale presso la Corte d'appello di Palermo, approfondisce l'istituto giuridico della prescrizione.
Un'analisi delle statistiche della popolazione carceraria del nostro paese mostra come una grande percentuale di persone resti impunita senza pagare il proprio conto con la giustizia. Il magistrato Roberto Scarpinato, ne parla in un'intervista fatta in occasione del Festival di Trani 2018.
"Si muore quando si viene lasciati soli dalle istituzioni", diceva spesso Giovanni Falcone. Una frase ripetuta anche dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa prima di essere trucidato, anche lui, dalla mafia. L'ex magistrat Gian Carlo Caselli ne parla, intervistato in occasione del festival Dialoghi di Trani 2018.
Uno speciale di Rai Scuola del 2019 dedicato al racconto del viaggio intrapreso dai ragazzi delle scuole, che da tutta Italia hanno raggiunto Palermo, a bordo della Nave della legalità. Obiettivo è quello di incontrare gli studenti siciliani ed unirsi a loro per celebrare la Giornata della legalità, in ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e tutti gli uomini delle scorte morti per mano della mafia.
Quali reazioni hanno i giovani che frequentano ancora la scuola, di fronte alle terribili immagini dell'attentato di Capaci? Rai Scuola raccoglie in uno speciale le interviste ai tanti studenti e ai docenti che ogni anno, salgono sulla Nave della Legalità, per testimoniare quanto le giovani generazioni, che per motivi anagrafici non hanno vissuto quei fatti, si sentano comunque coinvolti dalle storie di eroismo e fedeltà ai propri ideali incarnati da chi ha dato la vita perl'intera comunità.
Il 23 maggio 2017, in occasione del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci, a Palermo è tornata la nave della legalità, con un carico di 1000 studenti arrivati da tutte le parti d'Italia. Rai Scuola presenta un reportage sui momenti più intensi ,Il racconto dei ragazzi, le testimonianze dei protagonisti, la voce delle istituzioni, il dramma della memoria e la festa del ricordo.
Nel 2016, a ventiquattro anni dalla strage di Capaci, Raiscuola racconta l'esperienza dei ragazzi dell’ITS Roberto Rossellini di Roma, impegnati nelle riprese delle manifestazioni e dei progetti che le scuole di Palermo hanno voluto realizzare per testimoniare la loro presenza e per ribadire l’importanza della cultura della legalità. Con il progetto Palermo chiama Italia, sostenuto dalla Fondazione Falcone, gli studenti dell’ITS Rossellini sono chiamati ad animare un canale Youtube con numerosi video. Le telecamere della Rai sono sempre con loro, con l’intento di raccontare televisivamente un progetto di comunicazione multimediale che fa del linguaggio del videomaking e della velocità della trasmissione online la sua chiave di lettura.