Con la locuzione "parità di genere" si definisce la garanzia costituzionale della possibilità di partecipare alla vita economica, politica e sociale senza alcun ostacolo connesso a sesso, etnia, lingua, religione, ideologia politica, al censo e al ceto di appartenenza.
Nella puntata, Linda Laura Sabbadini, Direttrice Centrale dell'Istat e pioniera europea per gli studi di genere, affronta, partendo dall'art. 3 della Costituzione, l'uguaglianza tra tutti cittadini, e in particolare dagli articoli 37, 51 e 117, dove si esplicitano i diritti tra donne e uomini sul lavoro e nell'accesso alle cariche pubbliche, il ruolo delle leggi regionali nel rimuovere ogni ostacolo alla piena parità. Sabbadini si sofferma anche sulle battaglie contro il femminicidio.
La campionessa del mondo paralimpico di tiro con l'arco Eleonora Sarti, racconta la sua battaglia quotidiana nel vivere la diversità come un valore aggiunto. Infine Rosa Oliva, giurista e attivista nelle battaglie sulla parità di genere, ci racconta la sentenza della Corte Costituzionale nel 1960 dopo il suo ricorso, che aprì, per la prima volta, i concorsi pubblici anche alle donne.
Per approfondire la parità di genere, vi proponiamo il web doc che Rai Cultura ha realizzato in occasione dell'8 marzo, Giornata Internazionale della donna. Video storici d’eccezione selezionati dall’archivio RAI, uniti a contenuti esclusivi per ripercorrere le principali tappe della conquista dei diritti civili e politici da parte delle donne. Oltre a momenti di lotta, rivendicazioni e vittorie, racconteremo profili di donne straordinarie che hanno raggiunto l’eccellenza in campi quali la letteratura, l’arte, la scienza. Approfondiremo poi la condizione attuale delle donne anche sotto il profilo economico-professionale, nella sezione Donne in Economia.
In questa puntata di #Maipiùbullismo, si racconta la storia di Noemi, una ragazza di 17 anni di Valmontone (RM) che subisce bullismo da quando frequenta le elementari. Attraverso un percorso narrativo fatto da microcamere e videodiari, Noemi mostra giorno per giorno le difficoltà e le angherie che sopporta fino ad arrivare ad un confronto/dibattito con i genitori e soprattutto con i compagni all'interno della scuola stessa con un finale emozionante grazie alla partecipazione straordinaria di Fabrizio Moro.
In questa puntata di #MaiPiùBullismo, si racconta la storia di Aurora (terza media) di Dogliani (CN), un'adolescente molto timida e sensibile che fatica a relazionarsi con i suoi compagni, che spesso la isolano o la prendono in giro in classe e nelle chat di gruppo. Pablo Trincia la aiuterà a ritrovare il dialogo con gli altri ragazzi anche grazie alla disponibilità e alla sensibilità del preside della sua scuola, il professor Bruno Gabetti, che ha reso possibile la reunion della classe di Aurora. Aurora, appassionata di film horror, nel corso della puntata incontrerà il regista e mago degli effetti speciali Sergio Stivaletti e con lui realizzerà un trucco per trasformare un attore in uno zombie. Poi, insieme alla sua classe, parteciperà ad una escape room, che vedrà i ragazzi impegnati a risolvere in team una serie di enigmi per uscire da una stanza chiusa.
La protagonista di questa puntata di #MaiPiùBullismo è Monica, una ragazza di 15 anni di Ancona, che frequenta l'istituto Alberghiero Einstein - Nebbia di Loreto (AN). Monica è una ragazza particolare che soffre di disturbi di apprendimento e gestione dell'aggressività, motivo per cui la scuola le ha assegnato una docente di sostegno. Questo tuttavia, invece di spingere i suoi compagni ad aiutarla e sostenerla, ha fatto di lei fin dai primi anni delle medie, la vittima designata di scherzi e insulti, puntualmente documentati dalle microcamere di #MaiPiùBullismo. Ogni mattina Monica si reca a scuola facendo un piccolo tragitto in treno, durante il quale le vengono rivolte spesso offese pesanti, e le difficoltà continuano in classe dove alcuni compagni la prendono di mira senza che il resto della classe intervenga in sua difesa. Nel corso della puntata, oltre ad incontrare il Preside e i compagni di Monica, Pablo Trincia accompagnerà la ragazza a conoscere Sergio Sylvestre, uno dei suoi idoli musicali, anche lui vittima di episodi di bullismo da bambino e di cyberbullismo più recentemente. Inoltre, Monica e la sua classe realizzeranno un'esperienza di gruppo diventando la brigata di Errico Recanati, il più giovane chef stellato marchigiano.
Protagonista di questa puntata di #Maipiùbullismo è Simona, una ragazza di 13 anni che frequenta la seconda media in un piccolo paese della Toscana, vittima di emarginazione e denigrazione da parte dei suoi compagni a causa delle sue origini straniere e della corporatura robusta. #Maipiùbullismo ne racconterà la storia e le difficoltà a sentirsi accettata in una piccola comunità come il comune di Santa Fiora (Gr). Lì Pablo Trincia incontrerà la preside dell'Istituto frequentato da Simona, la professoressa Barbara Rosini che si è impegnata in prima persona per rendere possibile la reunion dei ragazzi. Ospite della puntata: Stash il giovanissimo cantante dei The Kolors, idoli musicali di Simona.
Al centro di questa puntata di #Maipiùbullismo, la vita e la storia di Pietro, un ragazzo di 17 anni sensibile e curioso, vittima di bullismo fin dai primi anni delle superiori. Frequenta il quarto anno dell'istituto agrario di Massafra (Taranto), per molti studenti solo un passaggio obbligato verso il mondo del lavoro ma non per Pietro, che ha l'animo da scienziato, adora la biologia e gli animali tanto da essere ribattezzato dai compagni, "l'alieno", la mosca bianca della scuola.
Giorgia, 13 anni, palermitana, è la protagonista di questa puntata di #Maipiùbullismo. Studentessa modello con la passione per le scienze, ha sempre amato andare a scuola ma da un anno a questa parte ha iniziato a subire una pesante esclusione da tutti i suoi compagni di classe, accusata di essere "la cocca dei professori". Ignorata, esclusa, derisa, insultata, Giorgia si domanda il perché mentre perde la forza di reagire e il disagio psicologico diventa psicofisico. Una forma di bullismo sottile, non violenta, spesso sottovalutata o minimizzata. Sarà l'occasione per analizzare i comportamenti della classe, della scuola e dei professori, le reazioni dei genitori, cercando di ristabilire un clima più possibile sereno incentivando la nascita di relazioni positive tra i ragazzi a scuola.
Al centro di questa puntata di #Maipiùbullismo, la vita e la storia di Pietro, un ragazzo di 17 anni sensibile e curioso, vittima di bullismo fin dai primi anni delle superiori. Frequenta il quarto anno dell'istituto agrario di Massafra (Taranto), per molti studenti solo un passaggio obbligato verso il mondo del lavoro ma non per Pietro, che ha l'animo da scienziato, adora la biologia e gli animali tanto da essere ribattezzato dai compagni, "l'alieno", la mosca bianca della scuola.
Al centro della seconda puntata la storia di Dania, 15 anni, un disagio che si porta dietro dalle scuole elementari e l'arma del silenzio e dell'auto-emarginazione scelta per combatterlo. Pablo Trincia da Nocera Inferiore (SA) racconta la sua storia, sottoposta alla costante valutazione di un esperto, la Dr.ssa Maura Manca, presidente dell'Osservatorio Nazionale Adolescenza. Entreremo in classe, dando voce a Dania e ai compagni, cercando di comprendere dinamiche e reazioni, parlando con i ragazzi con l'intento di ricreare un ambiente il più possibile sano. Nel percorso di supporto ed autostima previsto dal programma, Dania incontrerà un suo beniamino, il famoso rapper Emis Killa e con lui trascorrerà una giornata unica, confrontandosi sulle sensazioni e vivendo un'esperienza assolutamente da ricordare. Protagonista la scuola, al centro della puntata in positivo attraverso una Preside di fondamentale supporto al programma che ha aiutato in ogni modo Pablo e lo staff di #MaiPiùBullismo.
Giorgia ha 14 anni e vive a Varese con sua madre e sua nonna. Suo padre ha abbandonato la famiglia quando lei aveva sei anni. Giorgia subisce episodi di bullismo dalle scuole elementari e in terza media è stata anche aggredita fuori dalla scuola e insultata insieme alla madre via whatsapp. Giorgia vuole lasciarsi alle spalle questi anni di sofferenza e ha chiesto a Pablo Trincia di aiutarla a ritrovare la serenità con i suoi compagni di classe.
Internet dà molte possibilità alle giovani generazioni, ma comporta anche molti rischi, dei quali i ragazzi devono essere consapevoli. Ascoltiamo a riguardo Nunzia Ciardi, Direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Il video è tratto da una delle lezioni di Educazione civica del programma di Rai Cultura “La Scuola in Tv, rivolta agli studenti della scuola secondaria di secondo grado.
Con l'evolversi delle tecnologie e con l'espansione della comunicazione elettronica, ormai assai diffusa tra pre-adolescenti e adolescenti, il bullismo ha assunto forme subdole e pericolose che richiedono efficaci strumenti di contrasto, soprattutto nelle scuole. Tra gli strumenti più efficaci per combattere il cyberbullismo ce n’è uno in particolare che lo Speciale di Rai Scuola racconta in questa puntata: il teatro. Un gruppo di studenti dell'Istituto comprensivo Confalonieri-De Chirico di Roma e il Laboratorio teatrale integrato Gabrielli, hanno lavorato per realizzare una rappresentazione teatrale che racconta come nasce e come si può contrastare questo fenomeno in continua e allarmante espansione.
ll progetto i termini della rete vuole essere una piccola guida all’uso responsabile e corretto di Internet, un insieme di informazioni mirate alla prevenzione del rischio legato ad un uso inconsapevole dei social network, dal momento che la rete è diventato il luogo dove i giovani trascorrono la maggior parte delle loro giornate.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Polizia postale, con l'Università di Roma La Sapienza e il Dipartimento di giustizia minorile dell'Asl Roma1.
Sono stati analizzati 5 vocaboli Grooming, Sexting, Hater, Fake e Challenge tutti introdotti da un racconto di un’esperienza personale dell’attore Mirko Trovato, che deve il suo successo alla fiction di Rai Uno “Braccialetti Rossi”.
Il parere della psicologa è affidato a Lucia Chiappinelli, del Dipartimento di Salute mentale della Asl Roma1 mentre per l’aspetto giuridico parla Anna Maria Giannini, docente di Psicologia Giuridica e Forense all’università La Sapienza di Roma. Infine, Cristina Bonucchi, Psicologa della Polizia di Stato-Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, spiega le conseguenze penali di comportamenti illegali nei quali si può inciampare, anche inconsapevolmente, navigando in siti con contenuti non adatti ai minori. Il progetto si chiude con un ultimo, importante monito: la Rete non dimentica e innesca un meccanismo di non ritorno. Occorre quindi difendere, con precisi accorgimenti, la propria reputazione virtuale. Nel contempo, proprio perché “non dimentica”, dà la possibilità alle Forze dell’ordine di intervenire per fermare chi agisce per danneggiare.
A chi non è capitato di essere arrabbiato con qualcuno, di provare rabbia e sentimenti ostili, fa parte della nostra vita succede veramente a tutti. Ma che cos'è che fa la differenza? La differenza la fa quanto riusciamo a controllare il nostro comportamento. In rete le emozioni che si provano rimangono poco nella mente: passano subito all'azione e sono condivise con gli altri e con la rete che è un moltiplicatore inarrestabile e senza confini. Questo significa che se si comunica un'azione di odio verso un altro e la si mette in rete, questa emozione rischia di diventare una valanga che può travolgere la vittima bersaglio con conseguenze che non si potevano mgari immaginare. Il web non è una terra di nessuno, è un posto popolato di persone che sono tenute a rispettare delle regole e che possono essere individuate quando queste regole non le rispettano: un profilo anonimo è anonimo per gli utenti della rete, ma non è anonimo per la polizia postale delle comunicazioni che attraverso un'indagine può risalire a chi, anche per scherzo, ha insultato, diffamato, odiato e minacciato qualcuno in rete.
La rete ci mette in contatto con notizie di tutti i generi ed è un mondo molto vasto dove tutto può essere caricato, dove tutto può essere esposto. Per questo è necessario passare ad un vaglio critico molto attento di ciò che troviamo, andare alla fonte. La rete può indurre a pensare che si possa dire di tutto, nascondendosi dietro un falso profilo, di non essere rintracciabili, di non doversi confrontare con le conseguenze delle proprie azioni. Ma la rete può identificare e ricostruire quello che è stato fatto: quello che si pensa di fare soltanto virtualmente, ha delle conseguenze molto reali per la vittima bersaglio. Questo comportamento può generare il panico via web ed è denominato "procurato allarme": può essere un reato e può essere molto pericoloso.
La rete è uno strumento meraviglioso, ma proprio perché è un ambiente così vasto ed esteso, in esso si muovono e dialogano persone differenti e per questo occorre sempre stare attenti alle intenzioni della persona con cui siamo entrati in contatto. Chi adesca è un bravo manipolatore, ma per essere abile, deve conoscere diverse informazioni del proprio interlocutore: occorre non dare informazioni personali a soggetti estranei, perché l'altro potrebbe utilizzarle. Se qualcuno su internet insiste per voler parlare di argomenti intimi, personali, sessuali, chiede insistentemente delle immagini, potrebbe essere un adulto che si sta nascondendo dietro un falso profilo. Tutta questa insistenza può configurare un reato che è stato introdotto nel nostro paese nel 2012 e che si chiama appunto "adescamento".
L'intimità è qualcosa di molto importante che si condivide con le persone a cui vogliamo bene e con i quali abbiamo una relazione veramente importante. Dobbiamo fare estrema attenzione alle nostre immagini, alle nostre foto, a ciò che di intimo condividiamo e rendiamo disponibile a persone sconosciute e lontane da noi. La cultura della rete ci chiede costantemente di rappresentarci con un'immagine, di condividerla nel mondo del cyberspazio. Occorre chiedersi sempre se quello che stiamo mettendo in comune con l'altro non valga la pena di essere tenuto per sé stessi. In tale contesto occorre anche ricordare che diffondere, caricare sui social, mandare con la messaggistica istantanea, immagini sessuali di bambini e ragazzi sotto i 18 anni è illegale e può esporre a rischio di essere oggetto di un procedimento penale.
La sfida è qualcosa di positivo: ognuno di noi sfida gli altri nello sport, nelle azioni costruttive, sfida sé stesso. Ma certi comportamenti in rete non sono vere e sfide. Mettere a rischio la propria vita, avere comportamenti estremi che ci mettono in pericolo o che possano indurre gli altri a comportamenti rischiosi, non è una sfida, non è una challenge: o è autolesionismo o è ledere gli altri. Ciò che distingue una sfida costruttiva da una sfida distruttiva, è che la prima aiuta a crescere, la seconda è un sabotaggio: è più facile che ci si lasci coinvolgere. Se ci si accorge che qualcuno dei nostri amici sta partecipando ad una sfida che lo pone in pericolo, aiutiamolo segnalandolo ad un adulto, per evitare che qualcuno corra dei rischi inutili solo per il gusto di rispondere ad una provocazione.
La rete conserva tutto di noi, per questo occorre fare attenzione a ciò che si pubblica, perché dura per tanto tempo e non si cancella. Questo perché si innesca un meccanismo di non ritorno: ciò che si mette in rete non si può più riprendere. Nella rete il passato può diventare prepotente e sappiamo che la rete non dimentica, ma proprio perché non dimentica dà la possibilità alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di individuare chi agisce contro qualcun altro, utilizzando impropriamente dei dati sensibili.
Quando aveva 14 anni, Matteo Cavagnini è rimasto vittima di un incidente stradale, in seguito al quale ha perso la gamba sinistra. Mohamed Ali Sanna, somalo, è stato colpito più di trenta anni fa da una grave forma di poliomelite. Ma quello che Mohamed e Matteo hanno in comune non è la disabilità: è la rinascita che l’attività atletica ha rappresentato per entrambi. Oggi Matteo ha 42 anni ed è due volte capitano: del Santa Lucia Basket e della Nazionale Italiana Basket in carrozzina, e Mohamed è il presidente della stessa polisportiva. L’incontro con la pallacanestro in carrozzina è stato come ritornare a sognare” ha dichiarato Matteo. E le storie di questi due atleti sono un’occasione per raccontare come attraverso lo sport si possa tornare a vivere.
Loredana Trigilia è una veterana della scherma paralimpica. Le sue discipline sono il fioretto e la sciabola, sia individuale che a squadre, la classe è la A. Ha partecipato a 4 edizioni dei giochi. Rimane coinvolta in un bruttissimo incidente stradale sulla Napoli – Roma che le provoca una lesione spinale rendendola paraplegica. Durante la riabilitazione a Roma, incontra diversi schermidori paralimpici che la spronano ad intraprendere questa disciplina. Oggi mamma Loredana, ha un bellissimo bambino, Tommaso, si allena tutti i giorni per oltre tre ore a seduta. I suoi idoli sono la Di Francisca e la Errigo. Anche questa è una delle tante storie di che dimostrano che lo sport è una scuola di vita.
Manuela Migliaccio ha 31 anni è originaria di Napoli ma vive a Bologna dove studia veterinaria. Nel 2009 ha avuto un drammatico incidente che le ha fatto perdere l’uso delle gambe. Dopo solo 3 anni è tornata a camminare grazie all’uso di un esoscheletro ed ha iniziato a praticare ed amare lo sport, tutti gli sport, sperimentati nel centro di riabilitazione come terapia. Ora Manuela è una maratoneta ma pratica anche scalata, per beneficenza sfila come modella e per mantenersi fuori sede (mancano pochi esami alla laurea) lavora come bar women nel primo bar in Italia gestito da un gruppo di disabili.
Arturo Mariani è un giocatore della nazionale calcio amputati. “Nato così” si chiama il suo primo libro dove racconta la sua storia di ragazzo nato senza una gamba. Arturo oggi ha 24 anni ama il calcio che gioca sin da quando era piccolo e indossava ancora le protesi. Insieme ad altri ragazzi trovati in giro per l’Italia ha fondato la prima squadra italiani di giocatori di calcio senza una gamba. Arturo frequenta l’università, collabora con una radio locale dove conduce un programma di sport e sta scrivendo il suo secondo libro. Spesso è nelle scuole a condividere con i ragazzi la sua esperienza, “perché è importante raccontare modelli diversi da quelli che spesso ci propongono”.