L'esordio radiofonico di Renzo Arbore avviene con “Bandiera gialla”, trasmesso dalla Rete Radio due, dal 16 ottobre 1965 al 9 maggio 1970. Il programma, ideato e condotto assieme all’amico e complice Gianni Boncompagni, che aveva conosciuto sui banchi del concorso per Maestro programmatore, è “rigorosamente riservato ai giovanissimi”, e trasmette musica inedita e trasgressiva, “musica bandita” per il pubblico italiano. Il 7 luglio 1970 Arbore, che aveva condotto anche il seguitissimo “Per voi giovani” (“i vostri dischi, i vostri problemi, i vostri argomenti, presentati da Renzo Arbore e Anna Maria Fusco”), si ritrova con Boncompagni ai microfoni della Rete Radio due per “Alto gradimento” che, in netta controtendenza rispetto agli standard radiofonici di allora, si presenta agli ascoltatori come un susseguirsi di situazioni comiche, personaggi surreali, gli stessi che faranno parte della “Banda di Arbore” anche negli anni a venire, da Mario Marenco (nei panni del professor Aristogitone, ma anche in quelli dello chef Leon, del ristorante Le Luppolon, pionieristica parodia degli chef stellati tanto in voga oggi), a Giorgio Bracardi (Max Vinella e l’irresistibile, bizzarro uccello del Nicaragua, lo Scarpantibus). Ai personaggi interpretati da Marenco, Bracardi e gli altri, si aggiungevano frequentemente anche le voci registrate di famosi personaggi dello spettacolo o della politica, dei quali veniva ripetuta, a tormentone, una singola frase (come la celebre “Aria fresca” di Fanfani) simulando, col rumore della porta che si apriva e richiudeva, il loro ingresso improvviso in studio. Ancora una volta sono anche le scelte musicali a caratterizzare il programma, anticonvenzionali, pionieristiche, irriverenti: da Rock Around the Clock, nella versione orchestrale di James Last a We Have All the Time in the World di Louis Armstrong passando Il ballo di Peppe dei Cugini di Campagna. Il programma terminerà nel 1976. In seguito il programma va in onda con il nome di "Radiotrionfo" e poi con il titolo "No, non è la BBC", per tornare ad essere "Alto Gradimento" dal gennaio 1979 a settembre 1980
IL CULT “BANDIERA GIALLA”
Metà anni 60. Erano gli anni in cui le canzoni che passavano alla radio venivano valutate da un'apposita commissione di maestri che sceglievano i brani che avevano diritto di essere programmati. Erano gli anni in cui i Beatles erano stati bocciati come "gruppo vocale e strumentale di incerta intonazione", e anche Celentano e Jannacci non avevano avuto miglior sorte. In questo clima, nel 1965, Gianni Boncompagni e Renzo Arbore decidono di portare in radio un programma senza precedenti, fatto di rock'n'roll, musica d'importazione e nostrana, “musica bandita”. Fu Rispoli a dare il nome al programma, “Bandiera gialla, come quella che si metteva sulle navi degli appestati” ricorda Arbore. In ogni puntata di Bandiera gialla venivano presentati quattro gruppi di tre canzoni recenti o inedite per l'Italia, che venivano votate con bandierine gialle da un pubblico di ragazzi rigorosamente minorenni ("A tutti i maggiori degli anni 18 a tutti i maggiori degli anni 18 questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi" era lo slogan che apriva le puntate). Il brano di ciascuna terna che otteneva più voti entrava tra i finalisti, il vincitore tra i 4 finalisti veniva proclamato "disco giallo". "Ci siamo divertiti moltissimo" - racconta Arbore - "Quando mettevamo in onda qualche pezzo scollacciato tipo I Got Mojo Working, parlavamo sulle parti di testo a rischio per aggirare la censura. Così abbiamo trasmesso brani che neanche in America passavano". Bandiera gialla fa conoscere al pubblico i Beatles e i Rolling Stones, e ancora Who, Yardbirds, ma anche Otis Redding. Ci voleva un nuovo nome per questa musica che non era più rock'n'roll di Elvis e Little Richard, e non era lo yeyè. Arbore propose a Boncompagni di chiamarla "musica beat" dal nome della beat generation. E quel "beat" proposto in radio quotidianamente, ebbe talmente successo da diventare sinonimo di controcorrente, ma anche identificativo di uno stile di vita.
La carriera televisiva di Renzo Arbore inizia nel 1969 con il programma musicale “Speciale per voi”. “Iniziai con una sola regola ben chiara: non recitare, improvvisare”, ricorda Arbore nel suo libro “E se la vita fosse una jam session”. Sono anni tesi, di confronto, e il programma li rispecchia: ospita artisti come Lucio Battisti, Gino Paoli, Domenico Modugno che propongono le loro canzoni, ma li mette anche davanti ad un pubblico che commenta, chiede, critica. C’è chi tiene testa alle domande , come Claudio Villa, e chi come la giovane Caterina Caselli, scappa piangendo, per poi tornare ospite nella seconda edizione del programma. Nel 1976 gli italiani, prima ancora di abituarsi alla rituale domenica televisiva di "Domenica In" hanno già pronta un'alternativa: è “L'Altra domenica", primo show contenitore della tv del dì di festa, pieno di ospiti, collegamenti in giro per l'Italia e il mondo per raccontare eventi e personaggi della musica, del cinema e dello spettacolo. Nel 1981 Arbore torna in tv come autore e conduttore di "Tagli, ritagli e frattaglie", il primo programma tv dedicato al prezioso repertorio Rai, e pochi mesi dopo, propone "Telepatria International", che intraprende il filone dell'opposizione Nord e Sud (da ricomporre con intelligenza e ironia) che tornerà anche nei programmi futuri di Arbore, uno su tutti nel 1985, Quelli della notte, cult assoluto, nato, racconta ironicamente Arbore, per reazione alla forte emozione provata nel programma celebrativo dei 60 anni della radio, ovvero “Cari amici vicini e lontani” (1984), il più seguito della sua storia televisiva. "Ero troppo coinvolto, commosso, provato che mi dovetti inventare Quelli della notte per riprendermi". La trasmissione è il trionfo dell'improvvisazione, ê puro jazz della parola, affidato però a cavalli di razza dello spettacolo. Nel 1987 parte la striscia quotidiana di "D.O.C.", programma di "musica e altro a Denominazione di Origine Controllata". 400 puntate di pura passione, di ospiti internazionali straordinari da Dizzy Gillespie a James Brown. L'87 è anche l'anno del cult "Indietro Tutta”, il celebre programma che svela e rovescia i meccanismi della tv e i suoi luoghi comuni. Nel 1990 arriva "Il Caso Sanremo", surreale processo in cui Arbore giudica fatti e misfatti della storia canora sanremese, con il pubblico ministero Michele Mirabella e l’avvocato della difesa Lino Banfi. Due anni dopo l'omaggio televisivo all'amato Totò, con "Caro Totò… ti voglio presentare". Dopo un periodo di lontananza dal video, il 22 gennaio 2005 segna il grande ritorno televisivo di Renzo Arbore con "Speciale per Me", ovvero "Meno siamo, meglio stiamo", in cui Arbore ripropone il meglio dello spettacolo del passato, alternato alle esibizioni dal vivo di ospiti e artisti del calibro di Roberto Benigni, Lucio Dalla, Andrea Bocelli, ma anche gli amici di una vita, come Marisa Laurito e Mariangela Melato. Nel 2010 con A lunga durata – Arbore e gli Arborigeni/DOC Memories, Arbore ripercorre la sua tv assieme a Elio e le storie tese, ma è con “L'Altra” (2013) che la tv d'autore di Renzo Arbore viene compiutamente riproposta e analizzata in un racconto corale e appassionato.
Tagli, ritagli e frattaglie, scritto da Jole Sabbadini, Renzo Arbore e Luciano De Crescenzo e diretto da Ferruccio Castronovo, fu trasmesso da Rai 2 nella prima serata della domenica, dal 26 luglio 1981, per otto puntate. Nel programma Arbore e De Crescenzo presentavano, in uno studio arredato come una cineteca, una selezione di spezzoni di repertorio comico televisivo, tra una gag e una battuta alla loro assistente, la bella filmotecaria Lory Del Santo. Ancora una volta Arbore si dimostra lungimirante, intuisce per primo la possibilità di fare spettacolo attraverso la scelta ragionata di preziosi filmati custoditi nelle Teche Rai, segnando una strada che verrà poi ampiamente battuta dai programmi a venire.
“Cari amici vicini e lontani” è un programma televisivo dedicato ai 60 anni della radiofonia. Non a caso il titolo ricalca la frase simbolo di un Maestro della radio, che Arbore chiamerà a partecipare alla sua trasmissione: il grande conduttore Nunzio Filogamo. Scritto da Arbore con Riccardo Pazzaglia, Bruno Voglino, Francesco Macchia e Aldo Zappalà, il programma è andato in onda dal 30 ottobre al 4 dicembre 1984 su Rai 1, in prima serata. Nel corso del programma, come in una grande festa aziendale, voci e volti della Radio, tra il palco e la platea di uno studio la cui scenografia riprendeva quella di un Auditorium, diedero vita a serate emozionanti, sull’onda della nostalgia, tra ricordi e buona musica, con l’accompagnamento dell’Orchestra dei Senza Vergogna. Dal compositore e direttore d’orchestra Pippo Barzizza a Carla Boni, da Alberto Sordi a Monica Vitti, da Corrado a Montesano, da Vittorio Gassman a Dario Fo, furono circa duecento gli ospiti di Cari Amici Vicini e Lontani che raccontarono ad Arbore la loro avventura dietro ai microfoni della Rai. Fu un successo: il programma registrò un ascolto superiore ai 14 milioni di telespettatori.
Come fare la rivoluzione in 35 giorni. O meglio, notti. Tanto durò "Quelli della notte", programma cult di Renzo Arbore andato in onda su RaiDue dal 29 aprile al 14 giugno 1985, in seconda serata: 800 mila spettatori di media la prima settimana, un milione e 700 mila la seconda, poi 2 milioni, e, nelle ultime due settimane, 3 milioni a puntata, share fino al 51%. Sotto la guida di Renzo Arbore ogni sera si ritrovava in un salotto kitsch un manipolo di talentuosi eroi, senza macchia e senza copione: Nino Frassica e Maurizio Ferrini, “l’arabo” Andy Luotto e il filosofo Riccardo Pazzaglia, le irresistibili Marisa Laurito e Simona Marchini, un giovanissimo Roberto D’Agostino, professione lookologo, e Giorgio Bracardi, e tanti altri. Senza copione sì, ma selezionatissimi, con una cultura musicale, una sapienza artistica, un’attitudine all’ ”impronta” che non aveva pari. “Dovevano avere la battuta pronta, essere in grado di realizzare una sorta di jam session parlata” – ricorda Arbore. L’ispirazione per Quelli della notte? La racconta lo stesso Arbore: “Dopo una riunione di condominio, da mia madre, a Foggia. Una di quelle riunioni vivaci, animate, fu lì che mi venne l’idea”. Un'idea vincente. L’Italia aspettava Quelli della notte, ne parlava il mattino dopo, assorbiva nei modi e nel linguaggio, i personaggi e i tormentoni che ritrovava ogni sera, sempre uguali ma sempre diversi, nel salotto di Arbore: il “Non capisco, ma mi adeguo” di Ferrini, rappresentante di pedalò della fantomatica "Cesenautica", “Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello” dell'improbabile Fra Antonino da Scasazza alias Frassica, “il brodo primordiale”dell’intellettuale Riccardo Pazzaglia e le folgoranti perle di saggezza del filosofo dell'ovvio, Massimo Catalano.
Fu una rivoluzione, ma una “rivoluzione gentile”. Lo spiegò bene 30 anni fa Beniamino Placido: “Se proprio vogliamo dirla tutta - e subito - quella di Arbore è stata una trasmissione rivoluzionaria. Nell' unica direzione rivoluzionaria che ci interessa. quella stessa indicata vent' anni fa da Giovanni XXIII, quando disse: "Il mondo ha bisogno di buone maniere". […] E "Quelli della notte" è stata per sette settimane (come sono passate presto!) una palestra di buone maniere, di atteggiamenti sorridenti, tolleranti, intelligenti”.
Prendete tutto quel che sapete del varietà, dei tempi e dei modi rituali dei programma tv di fine anni 80 e rovesciateli. Il risultato è Indietro tutta. E' il 14 dicembre 1987, quando, sugli schermi italiani, appare la banda di Arbore pronta ad una nuova avventura. Dopo il successo folgorante di Quelli della notte, parte "Indietro tutta!", e quella di questa straordinaria diretta-differita, girata negli studi Rai di Via Teulada in Roma, e mandata in onda in seconda serata senza tagli e senza montaggio, sarà una cavalcata trionfale. Dal 29,37% (4.903.000 spettatori) dell'esordio si arriverà con la 65ma ed ultima puntata al 50,52% di share (9.147.000 spettatori), con un'invidiabile media che non scenderà mai al di sotto del 31,8% nelle puntate del 1988.
In Indietro tutta il clichè del "bravo presentatore" cade sotto i colpi di un presentatore, Nino Frassica, tutt'altro che perfetto, tutt'altro che padrone di casa, men che mai padrone della lingua tele-nazionale (a volte neanche padrone di se stesso, quando ascolta la musica, parte incontrollato per lo studio). Se nei programmi di fine anni 80 la confezione è tutto, qui la confezione è aperta, il confine tra il dentro e il fuori scena è abolito, i passaggi rituali del programma, dalla sigla al gioco, dal momento dello sponsor all'arrivo dell'ospite, dal balletto delle Coccodè alla regia, fatta in diretta dallo stesso Renzo Arbore, sono "a chiamata". Il meccanismo di scrittura è svelato come una trama in rilievo, con il doppio salto mortale che, in questo programma, scrittura non c'è. Ancora una volta è l'improvvisazione a farla da padrona ("E ora cosa facciamo? Dove devo andare?"). I giochi, parodia dei quiz milionari aspirazionali dell'italiano medio ("Signori telespettatori se non vincete i soldi con il quiz, vi toccherà lavorare!") sono finti. Finti come i concorrenti che chiamano da casa ("Nella vita vendo orzo, però ho fatto anche altri mestieri: ho fatto il rappresentante di fiumi") e finto il notaio col riporto. Lo sponsor Cacao meravigliao, tanto in auge nei programmi dell'epoca, e diligentemente glorificato dal conduttore di turno, è finto, e la sua esaltazione, portata volutamente al paradosso ("Cos'è l'uomo senza il cacao? È come il bersagliere senza il bersaglio "). Per tutto il programma si irride alla centralità della televisione, alla sua ritualità che detta alle famiglie italiane l'organizzazione del tempo, nutre l'immaginario collettivo di riferimento (Sì, la vita è tutta un quiz) e regola i rapporti interpersonali (Vengo dopo il TG). Ancora una volta si affermano tormentoni, gag, personaggi destinati a rimanere per 30 anni nella memoria televisiva collettiva: l'invisibile professor Pisapia del “chiamo io o chiama lei?", i poliziotti di "Volante uno a volante due", la corrosiva gag dell'Auditel misurata suon di sciacquoni, la Ruotona della fortunona, e ancora il bambino Riccardino di Mario Marenco, un giovane Francesco Paolantoni versione Cupido e persino il cane Fiocco. Da 30 anni chiedono ad Arbore di rifare "Indietro tutta!". Il suo no a riguardo è sempre stato categorico, e lo ha ribadito nel suo ultimo libro ("E se la vita fosse una jam session? - Fatti e misfatti di quello della notte"): “Ho sempre considerato un programma come un film, come una storia, come un libro. Hai da dire delle cose, hai da inventare dei personaggi: lo fai. E poi chiudi”.
Il programma termina l’11 marzo 1988.
Fiorella Mannoia e Francesco di Gregori, Ivano Fossati e Lucio Dalla, ma anche Joe Cocker, Miles Davis, Dizzy Gillespie, Solomon Burke e il grande James Brown. "La portineria della Rai lo bloccò senza riconoscerlo" - ricorda Gegè Telesforo - "Si era presentato con gli occhialoni neri, il cappotto di astrakan e le scarpe di coccodrillo". Era questo il calibro degli ospiti della trasmissione musicale "DOC - Musica e altro a denominazione d'origine controllata", in onda su Raidue dal 2 novembre del 1987 al pomeriggio, poi fino 17 giugno 1988 in seconda serata (l'edizione successiva del programma modificò il nome in International D.O.C. club, e con conduttori e regia immutati, andò in onda dal 5 dicembre 1988 al 15 giugno 1989).
Il programma, scritto da Renzo Arbore, Ugo Porcelli, Adriano Fabi, Giuseppe Videtti, e Giorgio Battaglia, e condotto da Arbore assieme a Gegè Telesforo e Monica Nannini, ospitava in una sorta di saloon “old America” il meglio della musica italiana e internazionale. Esibizioni fatte di pura passione. "I cantanti non erano quasi mai in promozione. Niente disco, e a volte niente tour" - ricorda Arbore - "Anzi, capitava che venissero contattati per concerti in Italia proprio dopo che erano stati visti all'interno del nostro programma, come accadde per Tracy Chapman. Oggi sarebbe impensabile". Ai mostri sacri della musica ospiti di Arbore & co interessava soprattutto che il suono delle loro performance fosse perfetto (lo era, grazie al banco da sala di registrazione di Gaetano Ria), che la regia fosse curata da uno che la musica la conosceva (Pino Leoni ce l'aveva dentro), e che le domande dei conduttori fossero competenti (e i conduttori di DOC non erano certo talking heads).
"Quella di oggi è una tv del contingente" - ha dichiarato Arbore in occasione della presentazione del DVD che racchiude le puntate del programma, uscito per festeggiarne il venticinquennale - "Quel che tentammo di fare fu una tv a futura memoria".
Nel video la puntata che ha ospitato James Brown.
Dopo le esperienze d’attore negli spaghetti western di Demofilo Fidani, “Giù la testa, hombre” e “Per una bara piena di dollari”, Arbore (che continuerà a fare anche negli anni più recenti dei piccoli ruoli d’attore, come il cameo in “Focaccia blues”) firma la sua prima delle sue due importanti regie: "Il Pap’occhio” (1980), co-sceneggiato assieme a Luciano De Crescenzo e interpretato dallo stesso Arbore, con i compagni d’avventura de L’altra domenica. Nel film la banda di Arbore viene ingaggiata dal Papa in persona per animare la Tv Vaticana. "Il nostro intento era fare dell'ironia sul catechismo ma con rispetto” - racconta Arbore – “L'idea del film mi è venuta in sogno, alla fine della trasmissione L'altra domenica sognai davvero che il Papa in persona ci chiamava tutti per fare uno show”. Non mancarono polemiche e incassi miliardari. Echi felliniani e una critica divertita e divertente del mondo della musica e del cinema si ritrovano, invece, in “FF.SS. cioè...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” del 1983, opera seconda di Arbore regista, ricca di citazioni e preziosi camei (Morandi, Modugno, Carrà, Troisi e persino Vasco Rossi), accanto ai soliti, talentuosi noti, uno su tutti Roberto Benigni nei panni di un memorabile e cialtrone “Sceicco Beige”.
LA CURIOSITA’: Arbore ha un sogno cinematografico nel cassetto, realizzare Foggiahttan, che riprende nel titolo la “Manatthan” di WoodyAllen, in cui vorrebbe raccontare la sua Foggia come una piccola New York, divisa tra noia e desiderio di novità, amori e pettegolezzi.
Le esperienze di Arbore nel mondo musicale iniziano già nella città natale, Foggia, dove si esibisce alla Taverna del Gufo e suona nel gruppo dei Parker's Boys. Nel 1972, con la "N.U. Orleans Rubbish Band", composta da Arbore al clarinetto, Fabrizio Zampa alla batteria, Mauro Chiari al basso, Massimo Catalano al trombone e Franco Bracardi al piano, pubblica un 45 giri, contenente She was not an angel e The stage boy. Nell'84 sono I senza vergogna ad accompagnare Arbore nell'avventura di Cari Amici Vicini e lontani, mentre nel 1985 il conduttore porta alla ribalta La New Pathetic Elastic Orchestra, spina dorsale musicale del programma cult Quelli della notte. Nel 1986 è l’anno di Sanremo, Arbore canta “Il clarinetto”, arriva secondo e si porta a casa il tiolo di “vincitore morale” del Festival. E'il 1991 quando nasce l'L'Orchestra Italiana, che porterà la canzone napoletana classica, fatta di poesia e melodia, in tutto il mondo, dalla Carnegie Hall di New York allo SkyDome di Toronto, fino al Giappone e alla Piazza Rossa di Mosca. Nel 2001 fonda con la complicità di Gegè Telesforo una nuova band, gli "Swing Maniacs", che lo accompagnerà anche nell'avventura televisiva di Spciale Per Me - Meno siamo meglio stiamo. Con gli Swing Maniacs Arbore incide un doppio CD uscito nel febbraio 2005, premiato col "Disco d'oro". Nella sua carriera Arbore ha pubblicato complessivamente 21 album.