"Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore vivificata da un organismo centrale, nel quale le volontà nazionali si incontrino, si precisino e si animino in una sintesi superiore, rischieremo che questa attività europea appaia, al confronto della vitalità nazionale particolare, senza calore, senza vita ideale. Potrebbe anche apparire ad un certo momento una sovrastruttura superflua e forse anche oppressiva quale appare in certi periodi del suo declino il Sacro Romano Impero."
Dal discorso di Alcide De Gasperi a Strasburgo del 12 gennaio 1951.
"Le decisioni di quel primo esecutivo europeo che è l'Alta Autorità vengono attuate nei nostri sei Paesi come se fossero uno. È qui che risiede una delle trasformazioni essenziali realizzate dalla nostra impresa nonché la prova della sua riuscita. Questo primo mercato comune, queste prime istituzioni sovranazionali: è l'Europa che comincia ad unirsi."
Dal discorso di Jean Monnet a Strasburgo nel 1951.
"Facendosi da più di venti anni campione di una Europa unita, la Francia ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta, noi abbiamo avuto la guerra. L'Europa non si farà di colpo, né con una costruzione d'insieme: essa si farà attraverso delle relazioni concrete creando prima di tutto una solidarietà di fatto. Il governo francese propone di piazzare l'insieme della produzione franco-tedesca del carbone e dell'acciaio sotto un'Alta Autorità comune."
Dal discorso di Robert Schuman a Parigi il 9 maggio 1950.
"Se riusciamo a creare un'organizzazione che permetta ai francesi di essere al corrente di tutto ciò che accade nel settore della produzione dell'acciaio e dell'estrazione del carbone in Germania e che viceversa consenta ai tedeschi di verificare cosa accade in Francia, questo controllo reciproco sarà lo strumento migliore per condurre una politica basata sulla fiducia."
Dal discorso di Konrad Adenauer a Metz, 2 giugno 1966.
"Dobbiamo ricostruire la famiglia dei popoli europei in una struttura regionale che potremmo chiamare Stati Uniti d'Europa, e il primo passo pratico consisterà nella creazione di un Consiglio d'Europa. Se, all'inizio, non tutti gli Stati d'Europa vorranno o saranno in grado di partecipare all'unione, dobbiamo ciò nonostante andare avanti e congiungere e unire gli Stati che vogliono e che possono."
Dal discorso di Winston Churchill a Zurigo del 19 settembre 1946.
"Sappiamo bene cos'è che ci spinge in avanti: esiste un orgoglio europeo indistruttibile. Solo con un'Europa forte e unita gli europei - e il mondo - potranno veramente prosperare. Un'Europa smembrata si trasformerà dei Balcani del mondo, invitando costantemente gli altri paesi ad immischiarsi nei suoi affari. Per farsi sentire, l'Europa deve parlare con un'unica voce. Non vi è pertanto nulla di più inopportuno del drammatizzare l'attenzione posta di tanto in tanto sui singoli processi di compensazione o l'occasionale accumulazione degli stessi."
Dal discorso di Walter Hallstein a Strasburgo il 2 marzo 1953.
"Perché abbiamo in realtà voluto creare l'Europa all'indomani della seconda guerra mondiale? Pensavamo che fosse assolutamente necessario costruire una nuova Europa per permettere, all'interno di questo nuovo quadro, di riconciliare la Francia e la Germania. E riconosciamo che almeno in questo settore, che era fondamentale, poiché da esso dipende la pace in Europa, abbiamo dato vita a un'idea dell'Europa con cui uno dei motivi, uno degli obiettivi della lotta per l'Europa unita è divenuto realtà."
Dal discorso di Joseph Bech a Strasburgo, 1968.
"… mentre taluni sono appena toccati dal'interesse e dall'utilità del nostro operato, per diversi di noi ciò che dovremmo fare qui è una cosa vitale e di urgente necessità. Ammiro chi riesce a mantenere la calma nella situazione attuale dell'Europa. Si potrebbe essere terribilmente crudeli se non fossimo costretti ad essere così diplomatici... ma ripensate comunque agli anni appena trascorsi!"
Dal discorso di Paul-Henri Spaak a Parigi l'11 dicembre 1951.
"Miei cari colleghi, signore e signori, è un grandissimo onore che mi avete fatto chiamandomi alla presidenza del Parlamento europeo. (…) Per la prima volta nella Storia, in una Storia che li hai visto sovente divisi, opposti, ostinati a distruggersi, gli Europei hanno eletto insieme i loro delegati a un’Assemblea comune che rappresenta oggi, in questa sala, più di 260 milioni di cittadini. Queste elezioni costituiscono, senza dubbio, un evento capitale nella costruzione dell’Europa dopo la firma dei Trattati”
Dal discorso inaugurale al Parlamento Europeo, tenuto da Simone Veil il 14 luglio 1979.
Viene firmato a Parigi l’atto istitutivo della CECA, il primo trattato della comunità europea finalizzato al libero mercato del carbone e dell’acciaio. L’accordo riunisce la Francia, la Germania, l'Italia e i paesi del Benelux. All'indomani della Seconda guerra mondiale, v’era la necessità di ricostruire l'economia del continente europeo e garantire una pace durevole. La creazione della Ceca non persegue infatti solo obiettivi economici ma svolge anche una importante funzione politica. Carbone e acciaio rappresentano le basi della potenza industriale di Francia e Germania. Perciò regolare e rafforzare la solidarietà franco-tedesca, allontana lo spettro della guerra e spiana la strada al processo di integrazione europea.
Vengono firmati i Trattati di Roma: con il primo viene istituita la Comunità economica europea (CEE) e con il secondo la Comunità Europea dell'Energia Atomica, (CEEA o Euratom). Questi trattati rappresentano il momento costitutivo della Comunità Europea.
A Strasburgo si tiene la prima Assemblea parlamentare europea, sotto la presidenza di Robert Schuman. L’istituzione di quest’organo è prevista dai Trattati di Roma entrati in vigore il primo gennaio 1958. Solo dal 1962 l’Assemblea prenderà l'attuale denominazione di Parlamento Europeo.
Si svolgono le prime elezioni dirette a suffragio universale del Parlamento Europeo. Nello stesso anno, per affrontare l'oscillazione dei cambi e l'instabilità monetaria, viene anche istituito lo SME, il Sistema monetario europeo, allo scopo di creare un'area di stabilità.
Il Trattato di Maastricht è stato firmato il 7 febbraio 1992 nell'omonima cittadina olandese dai dodici paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione Europea. Entrato in vigore il 1° novembre 1993, il trattato fissa le regole politiche e i parametri economici per l'ingresso dei vari Stati aderenti nella suddetta Unione. Ripercorriamo le tappe di questo Trattato attraverso le cronache dei telegiornali dell'epoca e attraverso personalità di spicco dell'economia come Jacques Delors, allora ministro e presidente della Commissione europea.
L'euro divenne la moneta degli stati dell'Unione europea dal 1 gennaio 2002 . Inizialmente i paesi aderenti furono 12, passati poi progressivamente a 19 negli anni seguenti. I passi decisivi per giungere all’adozione della moneta unica erano stati il Trattato di Maastricht del 1992 e la nascita della Banca Centrale Europea del 1998.
La parità tra uomini e donne - un principio fondamentale in ogni ordinamento democratico - è un valore che la Comunità europea ha fatto suo sin dagli esordi, inscrivendolo nel suo atto costitutivo. Ma solo dalla seconda metà degli anni ‘70 la parità tra uomini e donne inizia a essere qualcosa di più che un principio formale. Un percorso che conosce un decisivo punto di svolta con le prime elezioni a suffragio universale del parlamento europeo nel 1979. Sono numerose le donne elette, e una di loro diventa la prima presidente del nuovo parlamento. Da quel momento in poi - grazie anche al contributo di queste “madri d’Europa” - le donne possono trovare, nel Parlamento europeo, un’arena privilegiata per la rivendicazione dei propri diritti. Michela Ponzani ne parla a ‘Il tempo e la storia’ con la professoressa Federica Di Sarcina.
Michela Ponzani e il prof. Fulvio Cammarano ci conducono alla scoperta delle nobili radici dell’unificazione dell'Europa. Essa viene pensata per la prima volta tra le due guerre, quando Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi - un conte cosmopolita, con radici tra la Mitteleuropa e l'Asia - la chiede a gran voce per evitare ulteriori immani tragedie come quelle scatenate dalla Grande Guerra. Resta però inascoltato. Occorrerà un secondo conflitto mondiale e l'orrore dei campi di sterminio perché gli Stati nazionali depongano almeno in parte le loro velleità di supremazia e lascino corso a ideali di pace e di condivisione che, sotterraneamente, hanno sempre trovato corso in alcune élite. A raccogliere la sfida sono alcuni uomini che provengono da zone di faglia, funestate da guerre secolari, come il francese Robert Schuman o il trentino Alcide De Gasperi; visionari cosmopoliti come il visionario Jean Monnet, o grandi cancellieri come Konrad Adenauer. O anticipatori come Altiero Spinelli.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale sono in molti a spingere per un ripensamento dell’Europa in chiave federalista. Costruire un nuovo continente più coeso, che - soprattutto dal punto di vista americano - sia capace di fare da cuscinetto al nuovo pericolo che viene da est: il comunismo. È in quest’ottica che iniziano le prime trattative, che vedono al centro soprattutto tre paesi: l’Italia, la Francia e la Germania. Lo racconta il professor Ernesto Galli della Loggia ospite di Michela Ponzani a “Il Tempo e la Storia”. Dopo un tentativo fallito di rendere l’Europa un soggetto più saldo politicamente, si intraprende, con i Trattati di Roma nel 1957, la via dell’unità economica. Un’unità che tra mille difficoltà, slanci, allargamenti e polemiche, giungerà nel corso degli anni al raggiungimento di un obiettivo importante: la creazione di una vera e propria unità economica, sancita dal trattato di Maastricht del 1992 che prevede, tra le altre cose, la creazione di una banca centrale e di una moneta unica.
Quando si comincia a parlare di un’Europa unita, alla fine del secondo conflitto mondiale, sul soglio pontificio siede Pio XII, favorevole alla formazione di questo nuovo soggetto politico. Nel corso degli anni, l’Europa, tra mille difficoltà, diventa una realtà politica (ma soprattutto economica) importante e i Papi, da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II, passando per Paolo VI, contribuiscono al suo rafforzamento. Ne parlano il professor Alberto Melloni e Michela Ponzani a “Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura in onda venerdì 3 marzo alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia. Negli ultimi anni, dopo le polemiche legate alle parole di Benedetto XVI a Ratisbona, Papa Francesco proverà a scuotere le coscienze dei leader politici, affinché il vecchio continente torni ad essere l’Europa dei popoli e non solo delle economie.
Il 24 giugno 2016 gli elettori britannici nel referendum si sono espressi a favore della ‘Brexit’, cioè dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ma come è maturato questo risultato, così inatteso alla vigilia? Quali sono stati i rapporti tra il Regno Unito e il lungo processo d’integrazione europea? In questa puntata andremo a scoprire le radici storiche di questo complicato legame, da Winston Churchill a Margaret Thatcher, da Jo Cox a Nigel Farage. Michela Ponzani ne parlerà col professor Agostino Giovagnoli.
E’ considerato uno dei maggiori successi del processo d’integrazione europea. E’ il programma Erasmus, nato nel 1987 per favorire la mobilità degli studenti universitari del Vecchio Continente e giunto nel 2017 al suo trentennale, forte di ben 4 milioni di studenti ‘erasmiani’ e quasi 300.000 nuove partenze ogni anno. In questa puntata de 'Il tempo e la storia' Michela Ponzani ne parlerà col prof. Marco Bontempi. Ci saranno interviste a Sofia Corradi, la docente italiana che ha ideato il programma, nonché a studenti che ci spiegheranno l’impatto che l’Erasmus ha avuto sulla loro vita. Infine andremo a conoscere meglio una delle punte di diamante dell’accademia europea, cioè l’EUI, l’European University Institute (Istituto Universitario Europeo), con sede a Fiesole, tra le colline sopra Firenze: un altro esempio di formazione di una cultura transnazionale.
Oggi l’Unione Europea è un’ organizzazione internazionale con 28 paesi membri, un proprio Parlamento, una banca centrale e un mercato comune in parte caratterizzato da una moneta unica, l’euro. Ma prima di diventare una realtà politica, l’Unione europea è stata per molto tempo soltanto un grande ideale condiviso. Insieme al prof. Emilio Gentile ripercorriamo il viaggio che ha portato all’Europa odierna, dal 1700 quando nel clima dell’illuminismo nasce l’idea di un’Europa dei popoli, sino al termine della seconda guerra mondiale, con il solenne discorso paneuropeo tenuto dall’ex primo ministro inglese Winston Churchill a Zurigo. Si scopre così che l’“Europa unita” è stata per diversi secoli solo un’idea, capace però di animare il Continente, ispirare le teorie dei filosofi, le rivoluzioni dei popoli oppressi e accendere le fantasie di imperatori e dittatori.
La crisi economica e politica di questi ultimi anni rischia di incrinare l’unità dei 28 paesi europei: un’unità che tra difficoltà e contraddizioni ha comunque garantito un periodo di pace e prosperità. A ‘Il tempo e la Storia’ il professor Lucio Villari ripercorre il lungo cammino che ha portato alla costituzione dell’Unione Europea, a partire dal “Manifesto di Ventotene”, scritto nell’inverno 1941-1942 a guerra mondiale in corso, passando per la nascita della CECA (la comunità del carbone e dell’acciaio) nel 1951 e alla firma dei Trattati di Roma del 1957, per giungere poi al Trattato di Maastricht del 1992 e all’adozione dell’euro nel 2002.
Il cammino compiuto in venticinque anni dall’Europa di oggi, dalla caduta del muro di Berlino all’entrata dei paesi del blocco orientale nell’UE.
Il 9 novembre del 1989, con il muro crolla la Cortina di Ferro che separava l’Europa. Dopo anni di avvicinamento, nel 2004 fanno il loro ingresso nell’Unione Europea Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Slovenia, Malta, Cipro, più Estonia, Lettonia e Lituania. Nel 2007 si aggiungono la Romania e la Bulgaria; nel 2013 la Croazia.
Il professor Giovanni Sabbatucci ripercorre con Massimo Bernardini i passaggi più significativi di questo ultimo quarto di secolo, per capire meglio come la caduta del muro abbia trascinato con sé il blocco orientale dei paesi comunisti e che ruolo abbia giocato la Comunità Europea in questo passaggio dalla dittatura alla democrazia.
Questa puntata è dedicata a uno dei padri dell’Unione Europea: Altiero Spinelli, politico antifascista, ideatore del celebre Manifesto di Ventotene, insieme a Ernesto Rossi e Eugenio Colorni.
«L’antieuropeismo serpeggiante di oggi è un problema che non è stato affrontato di petto come avrebbe fatto un uomo come Altiero Spinelli, senza farsi sopraffare solo da un dato economico». Questo è il giudizio severo del prof. Lucio Villari, che parte proprio dal Manifesto scritto nel 1941 durante il confino fascista sull’isola e prosegue con la scoperta dei suoi discorsi, già dal 1971, sulla necessità di una moneta unica europea, fino alla sua elezione al Parlamento Europeo nel 1979, come indipendente nelle liste del Pci. A riguardo ascolteremo anche la testimonianza di Viviane Louise Schmit, in quegli anni collaboratrice di Spinelli, per conoscere meglio un politico animato dall'ideale di un’Europa unita, governata da un Parlamento con pieni poteri decisionali.
Il Prof. Sergio Romano, esperto di politica internazionale, ripercorre le motivazioni che, dal secondo dopoguerra, hanno portato alla nascita dell'UE: il ruolo degli Stati Uniti d'America, la minaccia sovietica, ma anche il desiderio dei paesi dell'Europa di riscattarsi dalla dipendenza dagli Usa.
Le biografie di tre figure chiave per la nascita del progetto europeo: Altiero Spinelli, Paul Henri Spaak, Robert Schuman. Il video ne riassume in sequenza gli ideali e l’azione concreta, cominciando dal pensatore antifascista italiano (al minuto 00.45), proseguendo con lo statista belga (al minuto 4.30) e finendo col Primo ministro francese (al minuto 9.10).
"È perfettamente esatto, e confermato da tutta l`esperienza storica, che il possibile non sarebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l`impossibile". A queste parole di Max Weber si ispirò il pensiero e l`opera di Altiero Spinelli (Roma, 1907-1986), che fece di tutta la sua vita una battaglia in favore della costruzione di una Europa politica a modello federale. Questo video ripercorre la vita politica di Spinelli, il quale, dopo aver aderito al partito comunista di Antonio Gramsci, se ne allontanò rivendicando la necessità di affrancamento politico e di libertà di meditazione rispetto alle imposizioni del governo di Mosca. Tuttavia, nel 1941 venne confinato insieme ad altri militanti antifascisti sull`isola di Ventotene, dove cominciò la sua vera storia politica. Qui infatti redasse, insieme a Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, il cosiddetto "Manifesto di Ventotene", con il quale gettò le fondamenta del movimento federalista europeo che aveva come scopo la creazione di un`Europa federale, libera e unita.
Questo filmato, realizzato con il contributo dell'Istituto di Studi Federalisti Altiero Spinelli e degli Archivi Storici dell'Unione Europea, ci porta a conoscere Altiero Spinelli, autore con Ernesto Rossi del "manifesto di Ventotene": il testo che nel 1941, nel pieno delle tragiche divisioni della Seconda Guerra Mondiale, preconizzò la futura integrazione europea. Oltre alla figura di Spinelli - ricostruita con testimonianze quali quella del Presidente del Movimento Europeo Pier Virgilio Dastoli, che di Spinelli fu assistente - conosciamo qui due figure di donne molto importanti per la storia dell'integrazione europea: Ursula Hirschmann, moglie di Spinelli, e Ada Rossi, moglie di Ernesto Rossi. Entrambe si impegnarono a fondo nel diffondere la visione ispiratrice del manifesto di Ventotene, il cui titolo era appunto Per un'Europa libera e unita.
"E' l'Europa che ce lo chiede!" Falso!: in un libretto di meno di cento pagine, Luciano Canfora smonta una serie di luoghi comuni a cui ci ha abituato l'attuale politica. Canfora parla di parole usate come randelli e applica gli strumenti della filologia per la sua opera di demistificazione. Si bolla come "ideologia" l'atto di pensare; si ammanta di "europeicità" ciò che va fatto ingoiare ai cittadini. Secondo Canfora l'Europa di oggi è molto lontana dal sogno europeista di Altiero Spinelli ma anche dall'Europa dei popoli di Giuseppe Mazzini. Le hanno dato il premio Nobel per la pace? Per Canfora questo non è che il premio di consolazione, la maglia nera assegnata a un flatus vocis. C'è in atto nel mondo un ritorno alla schiavitù: attenti, dice lo storico del mondo antico, gli schiavi prima o poi si ribellano e allora sono guai per tutti.
Luca Taddio intervista Emanuele Severino sull'idea di Europa, su cosa sia rimasto della cultura europea e cosa è rimasto dell'idea di Europa oggi.
Nell'evoluzione della crisi dell'eurozona contano gli errori ma anche le aspettative. E sono queste che decidono in che direzione andremo, se verso il collasso dell’area e dell’euro o la sua salvezza. Il problema è che le aspettative possono essere essere generate anche da percezioni sbagliate e ciò nonostante finire per autorealizzarsi. Questa l' analisi della situazione economica da parte di George Soros, protagonista indiscusso del mondo della finanza, intervenuto nell'edizione 2012 del Festival dell'Economia a Trento.
Secondo Soros, la crisi chiama in causa le basi stesse della teoria economica, basata sulla fisica newtoniana. Fra scienze naturali e scienze sociali c'è una certa differenza. Nelle scienze naturali i fatti hanno valenza oggettiva.
L’Europa, secondo Romano Prodi, è diventata la principale vittima della crisi a causa della frammentazione che la caratterizza. L’Europa è comunque sempre cresciuta attraverso delle crisi, e quindi esiste una speranza per il futuro. Oggi il problema è che manca la leadership in grado di affrontare le sfide dell’Unione, ma c’è anche stato uno spostamento verso destra dell’intera opinione pubblica, che in Europa e negli USA ha sviluppato una tolleranza verso molti di quei fenomeni che sono all’origine della crisi, come le disuguaglianze eccessive, e un’intolleranza verso alcune delle soluzioni necessarie, come la redistribuzione del reddito tramite la tassazione.
Nell'undicesima puntata di "Se una farfalla batte le ali" con Giuliano Amato, parliamo del futuro dell'Europa. Dopo aver viaggiato attraverso il mondo, cerchiamo di trovare qualche risposta agli interrogativi che ci siamo posti nei nostri primi incontri. Quale sarà il destino dell'Europa unita? La crisi economica servirà da slancio nel processo di integrazione o ne segnerà la fine? Lo Stato nazione europeo così come lo abbiamo conosciuto ha ancora senso? L'Europa avrà ancora spazio nel governo del mondo globale?