Umberto Eco (Alessandria, 5 gennaio 1932 - Milano, 19 febbraio 2016) è stato uno degli intellettuali più importanti della storia della cultura italiana: semiologo, filosofo, medievalista, massmediologo, scrittore, traduttore e docente universitario, durante la sua lunga carriera ha condiretto la casa editrice Bompiani (dal 1959 al 1975), contribuito alla formazione del Gruppo 63, storica neoavanguardia letteraria, e fondato nuovi pionieristici corsi di laurea (il DAMS e Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna). Nel 1980 pubblica il bestseller mondiale Il nome della rosa, vincitore di innumerevoli riconoscimenti tra cui il Premio Strega nell’anno successivo, tradotto in 47 lingue e venduto in 30 milioni di copie. Rai Cultura dedica a Umberto Eco un WebDoc ricco di contenuti e approfondimenti sulla sua vita, le sue opere, e soprattutto sulla sua formidabile erudizione e versatilità intellettuale.
Topolino e Paperino incarnano due tipi umani antitetici e universali: in questo video Umberto Eco rivela la sua profonda conoscenza del mondo dei fumetti, parlando di Walt Disney con Gianni Rodari e Francesco Mander. Eco distingue poi gli scrittori in consolatori e provocatori. Il programma “Il mondo di Walt Disney: gli anni difficili, i trucchi, e i personaggi del mago dei cartoni animati” è andato in onda il 5 gennaio 1965.
10 giugno 2015: Umberto Eco riceve la laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media a Torino dal rettore Gianmaria Ajani con la seguente motivazione: ha arricchito la cultura italiana e internazionale nei campi della filosofia, dell’analisi della società contemporanea e della letteratura, ha rinnovato profondamente lo studio della comunicazione e della semiotica. In quest’occasione Eco si sofferma sui social network e sulla violenza verbale che questi mezzi scatenano.
Virtuoso della lingua, qui Umberto Eco si esibisce in una poesia monovocalica sulla mamma: “Casta, santa, brava, allatta, alata gatta, cavalla, capra (narra Saba). Fa sana panna, sala la pappa al baccalà, la dà alla panza, alla garganta, all’amata ragazza nata. Canta la nanna. S’alza all’alba, s’attarda, abbassa tarda la lampada, ramazza, s’arrabatta, paga la rata. Salda, parca, accatta la patata, la castagna, l’ananas, la lasagna, l’anatra, la bacca, la lana, la matassa all’arca, alla cassapanca. Mamma: apax.”
Nel 1966 Umberto Eco intervista il filosofo Theodor Adorno per la trasmissione Zoom. Eco ha trentaquattro anni; Adorno sessantasei. Parlano del ruolo della televisione nella società contemporanea e di come gli intellettuali si devono rapportare ad essa. Adorno sostiene che in America la televisione diffonde un gusto collettivo molto commerciale, mentre in Germania lo stesso mezzo ha svolto una funzione molto positiva in alcuni momenti critici della vita politica. A suo parere è necessario tentare di dare allo strumento televisivo una funzione nuova, che superi i confini dell'ideologia commerciale.
20 marzo 1997: Beppe Severgnini inaugura il programma di Rai International, Italians, ospitando Umberto Eco e intervistandolo sul carattere degli italiani. Secondo Eco gli italiani si parlano addosso, mentre i francesi, cultori della conversazione, riescono a fare programmi come Apostrophe con dialoghi approfonditi e dotati di musicalità. Eco critica la mancanza di cultura musicale degli italiani e loda l’università italiana.
20 gennaio 2015: Umberto Eco va ospite a Ballarò e nel faccia a faccia con il conduttore Massimo Giannini presenta il suo ultimo romanzo Numero Zero, un manuale di "cattivo giornalismo" che chiama in causa i rapporti perversi tra media e potere e la stagione dei misteri d'Italia. È l’occasione per Eco di dire la sua sui politici e sulla politica italiana.
Ospite di Gianni Riotta a Eco della Storia, il 20 febbraio 2015, Umberto Eco analizza la storia della società e della cultura italiana del secondo Novecento. Dall’incontro tra Enzo Siciliano e Roland Barthes, padre della semiotica, alle performance sperimentali dei poeti Novissimi dei primi anni sessanta; dal Gruppo 63 alle incursioni nella cultura di massa, fino ad arrivare a un’analisi del giornalismo contemporaneo.
Una veglia funebre commossa e ilare nello stile di Joyce, scrittore amatissimo da Umberto Eco: questa la puntata de "lo Stato dell’arte" con la partecipazione di Mario Andreose, Elisabetta Sgarbi, Furio Colombo, Giovanna Cosenza, Paolo Fabbri, Costantino Marmo, Armando Massarenti, Danco Singer. Condotta da Maurizio Ferraris.
I funerali di Umberto Eco al Castello Sforzesco sono stati trasmessi da Rai Uno in diretta: una cerimonia laica con la moglie Renate e i figli Stefano e Carlotta. Tra i presenti, vari ministri, moltissimi amici, il mondo dell’editoria e persone venute a rendergli omaggio. Nel servizio del Tg1 i momenti principali dell’evento.
“Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti”
Tratto dall’articolo Se tutta la conoscenza è un viaggio giocoso. Stefano Bartezzaghi a colloquio con Umberto Eco, La Repubblica 2003
“Poiché nessuno pensa che le sue sventure possano essere attribuite a una sua pochezza, ecco che dovrà individuare un colpevole”
Il cimitero di Praga (2010)
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”
Discorso per la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media presso l’Università di Torino (2015)
“Oggi per controbattere un’accusa non è necessario provare il contrario, basta delegittimare l’accusatore”
Il numero zero (2015)
“Una volta un tale che doveva fare una ricerca andava in biblioteca, trovava dieci titoli sull'argomento e li leggeva; oggi schiaccia un bottone del suo computer, riceve una bibliografia di diecimila titoli, e rinuncia”
La bustina di Minerva
“Di qualsiasi cosa i mass media si stanno occupando oggi, l’università se ne è occupata venti anni fa e quello di cui si occupa oggi l’università sarà riportato dai mass media tra vent’anni. Frequentare bene l’università vuol dire avere vent’anni di vantaggio. È la stessa ragione per cui saper leggere allunga la vita. Chi non legge ha solo la sua vita, che, vi assicuro, è pochissimo. Invece noi quando moriremo ci ricorderemo di aver attraversato il Rubicone con Cesare, di aver combattuto a Waterloo con Napoleone, di aver viaggiato con Gulliver e incontrato nani e giganti. Un piccolo compenso per la mancanza di immortalità. Auguri”
Discorso alle matricole di Scienze della Comunicazione a Bologna nel 2009