Tamara De Lempicka

Malinconica mondanità

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        Musa e grande ritrattista dell’art decò, figura circondata da un alone di leggenda, Tamara Gorska disse che comprare tele e pennelli e dedicarsi alla pittura fu la sua risposta all’infelicità matrimoniale e alla crisi economica.

        Nata nella Varsavia zarista nel 1898, nel 1916 sposa Tadeusz Lempicki, si trasferisce a Parigi dove inizia il suo brillante percorso nell’ambiente dell’alta società parigina e nel mondo dell’arte frequentando gli artisti cubisti e futuristi. Bella e disinibita, pittrice di successo, Tamara è l’icona dei ruggenti anni Venti, gli anni folli che corrono incontro alla fine della vecchia Europa.
         

        La sua pittura fortemente visiva, sensuale e scandalosa è caratterizzata da un’anatomia sfigurata e deformata all’interno di linee curve che disegnano archi e cerchi di matrice cubista. La potente costruzione scultorea delle figure si fonde in un raffinato decorativismo. La gamma cromatica è molto ridotta, gli spazi della composizione sono angusti, i volti delle figure sono definiti da ombre nette e caratterizzati da occhi distratti, malinconici, che tradiscono un disagio psicologico.

        Le sue donne sono belle, ricche, eleganti, seducenti ma irraggiungibili. Questa pittura raffinata, fredda, teatrale, denuncia il malessere dell’uomo, il disagio del mondo moderno, il senso estremo del vivere che prelude all’imminente tragedia della guerra. L’autoritratto a bordo della Bugatti verde è diventato il simbolo di un’epoca.

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