Da Grazie dei fiori di Nilla Pizzi a Zitti e buoni dei Måneskin. Anno dopo anno la nostra società si è riflessa come in uno specchio nello spettacolo del Festival di Sanremo, assecondando mode e cambiamenti, spesso anticipati proprio sul palco del teatro Ariston. Eccessivo e polemico, amato e odiato, cartina di tornasole dei costumi e dello stato di salute delle canzone italiana, il festival finisce sempre per diventare la simbolica platea in cui gli incontri impossibili diventano possibili.