A 100 anni dalla nascita
Solare ed espansivo come i pugliesi, matto ed esagerato come i veneti, entusiasta e generoso come i milanesi.
Le tre anime geografiche di Walter Chiari: quella pugliese, tramandata nel sangue dai genitori Carmelo Annicchiarico, funzionario di Pubblica Sicurezza originario di Grottaglie, ed Enza Tedesco, maestra elementare di Andria; quella lombarda perché a Milano Walter ha vissuto dall'età di 8 anni e quella veneta, la regione che gli ha dato i natali l'8 marzo 1924 a Verona.
Attore, autore, regista, Chiari è ricordato soprattutto per essere stato un innovatore del linguaggio comico, il primo in Italia ad abbandonare la tradizione vernacolare e localistica per allargarsi ad utilizzare, per far ridere tutti i dialetti della Penisola, a cominciare da quelli che conosceva meglio per motivi biografici: il lombardo, il veneto e il pugliese. Per il resto, la sua capacità istrionica di dominare il palcoscenico si è nutrita di curiosità onnivora, grande memoria e perfetta padronanza della parola.
Per il grande schermo ha interpretato più di cento film, girati in Italia e all'estero. Partecipare a cast fuori dai confini nazionali era un'occasione rara per i nostri attori negli anni Sessanta e Walter la colse con entusiasmo. Tra i film girati con registi stranieri ricordiamo il Falstaff (1965) di Orson Welles, The little hut (1957; La capannina) di Mark Robson e They're a weird mob (1966; Sono strana gente) di Michael Powell. Fascinoso più che bello, al suo nome è legata la fama di essere stato uno fra i più popolari latin-lover della sua epoca. Intrecciò relazioni con donne bellissime come le colleghe Ava Gardner, Lucia Bosè ed Elsa Martinelli, la cantante Mina e la principessa Maria Gabriella di Savoia.
Ma sono stati prima il teatro e poi la televisione a dare a Walter Chiari la vera popolarità. Raffinato affabulatore e fantastico improvvisatore, si adatta presto al piccolo schermo, pretendendo però di riprodurre negli studi Tv, piccole platee che reagiscano dal vivo alle sue gag e lo aiutino a stabilire un contatto ideale con il più numeroso ma invisibile pubblico che lo seguiva dal salotto di casa. L'esordio in televisione riporta la data del 12 gennaio 1958 quando, con i copioni scritti da Metz e Marchesi insieme a Italo Terzoli e Angelo Frattini, la Rai mise in onda la rivista La via del successo, dieci puntate con la regia di Vito Molinari ritagliata su di lui, condita con sketch in cui Chiari ripropone le sue collaudate macchiette teatrali: il sommergibile, il bullo di Gallarate, la belva di Chicago, il Sarchiapone.
Al cinema Walter approda molto prima di diventare un intrattenitore televisivo di successo. Il regista Giorgio Pàstina lo scrittura per il film Vanità nel 1947 quando l'attore aveva 23 anni. L'interpretazione gli vale il Nastro d’argento come migliore attor giovane. Nonostante i riconoscimenti, Chiari continuava a preferire il teatro, accettando, secondo l'umore del momento, le parti che il grande schermo gli propone. Partecipa a pellicole 'balneari' come Ferragosto in bikini di Marino Girolami o Femmine di lusso di Giorgio Bianchi, entrambe del 1960. Il suo amore per lo sport lo convince a girare, diretto da Mario Mattioli, Totò al giro d’Italia (1948) e L’inafferrabile 12 (1950). Sempre con Mattioli interpreta I cadetti di Guascogna, in coppia con Ugo Tognazzi, e Arrivano i nostri (1951). Poi è la volta di È l'amor che mi rovina (1951), OK Nerone (1951) e Il sogno di Zorro (1952) di Mario Soldati. Con una sceneggiatura cucita a misura su di lui da Metz e Marchesi, i film Era lui… si, si! (1951), Lo sai che i papaveri - Papaveri e papere (1952). Sempre negli stessi anni frequenta il filone comico-giudiziario con le pellicole Un giorno in pretura, di Steno (1953) e Accadde al commissariato, di Giorgio Simonelli (1954). Negli anni Sessanta affronta anche il western comico all'italiana con Un dollaro di fifa, di Giorgio Simonelli (1960) e Gli eroi del west, di Steno (1963). Del 1964 è la commedia amara Il giovedì in cui Walter, nei panni del protagonista, è diretto da Dino Risi. Un unicum nella sua carriera cinematografica rimane il ruolo di "cattivo" in un film drammatico: Bellissima (1951) di Luchino Visconti con Anna Magnani, soggetto di Cesare Zavattini.
Chiari fu anche protagonista, sempre in teatro, in due riviste musicali di grande successo, firmate da Garinei e Giovannini: Buonanotte Bettina, nel 1956 in coppia con Delia Scala, poi ripreso più volte con altre partner, e Un mandarino per Teo (1960) insieme a Sandra Mondaini.
L'esperienza americana di Chiari, durata qualche mese, risale al 1961. Fu importante perché sui palcoscenici newyorkesi imparò, ad esempio, a ballare recitando, restituendo le nuove abilità alla scena italiana in storici spettacoli come La strana coppia dalla commedia di Neil Simon (1967- 68) con Renato Rascel, e soprattutto il campione di incassi Il gufo e la gattina che dal 1968 Chiari portò in scena per tre stagioni con diverse partner, tra cui Alida Chelli che sarebbe diventata sua moglie.
Le alterne vicende con la giustizia, che cominciano negli anni Settanta, lo allontanano progressivamente dalle scene. Alla fine della sua vita conosce la solitudine e perfino la povertà. Un infarto lo stronca il 20 dicembre 1991 mentre, seduto in poltrona, sta guardando la tv nel residence alla periferia di Milano dove abita. Eppure la sua vita è stata piena di successi. Il ragazzone alto e dinoccolato, sempre pronto alla risata mentre racconta l'ultima barzelletta in voga al momento, ha conosciuto una carriera straordinaria. Amato dal pubblico, soprattutto quello femminile.
Era un caro ragazzo, anche quando era quasi vecchio. Amico di tutti e amico sincero, innamorato dell'amore. Capace di lasciare un film per raggiungere la donna amata dall'altra parte del mondo. Generoso (morì povero), volle che fosse scritto sulla sua tomba: Non preoccupatevi, è solo sonno arretrato. Parlava, parlava, e, a differenza di quelli che parlano, parlano, diceva anche delle cose intelligenti. Adesso sta lassù (o laggiù) nel girone dei comici, con Petrolini, Totò, Macario, Dapporto, Peppino De Filippo, Tognazzi, Chaplin, Stanlio e Ollio, Keaton e tanti altri. E si faranno, spero, delle matte risate.
Dino Risi