Guido Pescosolido. L'origine del fascismo 

La Prima guerra mondiale 

Nel video Guido Pescosolido, intervistato nel gennaio 2025, parla del rapporto tra l’avvento del fascismo in Italia e la Prima guerra mondiale.

La storiografia sulle origini del fascismo e sul rapporto tra il fascismo e il regime liberale è stata molto ampia, ci sono correnti storiche che hanno visto nel fascismo la rivelazione di mali antichi presenti nella società italiana fin dall’unificazione, il prodotto inevitabile dei caratteri autoritari del regime cavouriano risorgimentale, ci sono invece correnti storiografiche che hanno ricondotto il fascismo ad altre dinamiche come la lotta di classe e infine correnti interpretative che hanno posto un forte accento sul ruolo decisivo svolto per l’avvento del fascismo dalla Prima guerra mondiale. 

Benedetto Croce parlò del fascismo come una parentesi, o malattia morale, nella storia italiana, parentesi sostanzialmente estranea al corso storico dello Stato liberale, mentre il grande alfiere della tesi del fascismo come figlio del Risorgimento è stato Denis Mack Smith. Pertanto l’analisi di cosa sia accaduto in Italia nel periodo che precede il fascismo diventa di cruciale importanza. 

I sostenitori della tesi che vede nella Prima guerra mondiale la causa della dittatura fascista affermano che la storia d’Italia dal 1861 al 1915 era stata una storia di crescita, che aveva avuto dei tratti autoritari, ma che aveva tuttavia segnato un percorso di progressivo allargamento della democrazia, di progressiva partecipazione delle masse popolari, culminato nell’adozione del suffragio universale maschile nel 1913, e che l’Italia giolittiana aveva fatto segnare un’imponente fase di sviluppo economico industriale di livello europeo, anche se prevalentemente al nord del Paese, con un notevole ritardo del Mezzogiorno, e aveva realizzato anche notevoli progressi nelle campagne. 

L’Italia aveva ampliato i suoi livelli di benessere e la sua capacità produttiva nell’industria e pur avendo ancora forti problemi economici e sociali da risolvere, nulla faceva pensare che si andasse verso una restrizione delle libertà democratiche e verso la creazione di un regime totalitario come il fascismo. 

In alcuni suoi discorsi Giovanni Giolitti, che fu neutralista, sosteneva l’idea che una guerra avrebbe seriamente compromesso la fase di sviluppo economico in corso e questo confermerebbe la teoria di chi vede nella rottura provocata dalla Prima guerra mondiale la causa dell’affermazione della dittatura fascista in Italia. 


Guido Pescosolido è professore emerito di Storia moderna nell’Università di Roma “La Sapienza”, della cui Facoltà di Lettere e Filosofia è stato preside dal 2001 al 2009. Ha insegnato la stessa materia anche nelle Università di Messina, Napoli Federico II, RomaTre, Tuscia e Luiss. È autore di varie pubblicazioni attinenti a tematiche di storia economica, sociale e politica d’Italia dal secolo XVII ai nostri giorni. Tra di esse: Stato e società 1870-1898, ESI, Napoli 1976; Terra e nobiltà. I Borghese - Secoli XVIII e XIX, Jouvence, Roma, 1979; Agricoltura e industria nell’Italia unita, IV ed., Laterza, Roma-Bari 2004;  Unità nazionale e sviluppo economico 1750-1913, Laterza, Roma-Bari, 1998, II ed. 2007; Nazione, sviluppo economico e questione meridionale in Italia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2017; La questione meridionale in breve. Centocinquant’anni di storia, Donzelli, Roma, 2017; Rosario Romeo. Uno storico liberaldemocratico nell’Italia repubblicana, Laterza, Roma-Bari, 2021.