A 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia
La legge 180 ha rappresentato il momento in cui si è applicato in modo esemplare il concetto che la salute è un diritto fondamentale, costituzionale, inviolabile. In altre parole, la legge sancisce un principio preesistente: il problema fisico o mentale non può determinare la declassificazione della persona. Un principio talmente ovvio che è incredibile che ci sia voluto tanto tempo per definirlo.
Professor Gianni Tognoni
“Nei casi di cui alla presente legge e in quelli espressamente previsti da leggi dello Stato, possono essere disposti dall’autorità sanitaria accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura”. Questo è l'incipit della legge 180, approvata il 13 maggio del 1978 e destinata a rivoluzionare il trattamento medico-psichiatrico della malattia mentale e a trasformare radicalmente l’impianto teorico della cultura psichiatrica nel nostro paese. In quegli anni l’incompatibilità tra cura della malattia e privazione della libertà, della dignità e dei diritti civili del malato non era un concetto universalmente riconosciuto e accettato. Le condizioni spesso disumane in cui vivevano i pazienti ricoverati negli ospedali psichiatrici diedero origine alle prime tendenze riformatrici.
E' il 1961 quando lo psichiatra Franco Basaglia, dopo aver rinunciato alla carriera universitaria, assume la direzione dell’Ospedale psichiatrico di Gorizia. Il trentasettenne Basaglia tocca con mano le pratiche disumane in uso all’interno del manicomio e i trattamenti vessatori a cui i degenti vengono sottoposti: elettroshock, camicia di forza, contenzione, induzione di febbri malariche erano solo alcune delle "cure" prescritte dal regolamento di questi istituti.
Basaglia inizia a guardare con interesse gli studi di Jaspers, Minkowski, Binswanger e gradualmente tenta di ricreare, all’interno dell’ospedale di Gorizia, il modello della cosiddetta “comunità terapeutica”, di origine britannica.
Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerata e curata (...) Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone.
Franco Basaglia ai medici e agli infermieri di Gorizia
All'interno dell'Istituto di Gorizia, a quei tempi, risiedevano circa 650 degenti. Su questa popolazione Basaglia avvia la sua rivoluzione: abolizione immediata di tutte le pratiche mortificanti e disumane e, contemporaneamente, l'impegno da parte di medici e infermieri a costruire un rapporto con i pazienti. Il lavoro di formazione professionale e culturale non fu facile e anzi incontrò non poche difficoltà e opposizioni. Nel 1969 Basaglia lascia il manicomio di Gorizia per dirigere l’ospedale di Colorno e, due anni dopo, il manicomio “San Giovanni” di Trieste.
Anche qui lo psichiatra cerca di riformare e trasformare il manicomio in “comunità terapeutica”, introducendo laboratori artistici e creativi per valorizzare le capacità dei pazienti, fino ad arrivare alla proposta politica di chiudere i manicomi, constatatone il completo fallimento dal punto di vista terapeutico.
Nel 1973 Basaglia fonda il movimento Psichiatria Democratica e quello stesso anno Trieste diventa "zona pilota" per l'Italia nella ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sui servizi di salute mentale. Al 1977 risale la chiusura del manicomio di Trieste e nel 1978 il Parlamento approva la legge 180, che recepiva le richieste e le idee del nuovo movimento e sanciva la chiusura degli ospedali psichiatrici.
E’ vietato costruire nuovi ospedali psichiatrici, utilizzare quelli attualmente esistenti come divisioni specialistiche psichiatriche di ospedali generali, istituire negli ospedali generali divisioni o sezioni psichiatriche e utilizzare come tali divisioni o sezioni neurologiche e neuropsichiatriche (…). Negli attuali ospedali psichiatrici possono essere ricoverati, sempre che ne facciano richiesta, esclusivamente coloro che vi sono stati ricoverati anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge e che necessitano di trattamento psichiatrico in condizioni di degenza ospedaliera.
La cura della malattia mentale esce dal lager del manicomio per essere affidata a “specifici servizi psichiatrici di diagnosi e cura (…) organicamente e funzionalmente collegati, in forma dipartimentale, con gli altri servizi e presidi psichiatria esistenti nel territorio”. Nel novembre del 1979 Basaglia si trasferisce a Roma, dove assume l'incarico di coordinatore dei servizi psichiatrici della Regione Lazio. Muore però l'anno successivo.